Lo scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro ha creato un umanoide che è l’esatta copia di se stesso. Professore all’università di Osaka, studia da anni la robotica e l’intelligenza artificiale
Si chiama Hi5 e no, non è un essere umano, ma un umanoide. Di più: è l’esatta copia del suo inventore, lo scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro, che ha deciso di scompaginare il mondo economico-finanziario italiano inviando un robot a parlare in sua vece al Forum di Cernobbio. Corpo in schiuma di uretano e pelle in silicone che riproduce fedelmente l’epidermide, capigliatura scura, sopracciglia corrugate e occhi penetranti: l’androide replica fedelmente le sembianze umane, con tanto di espressioni facciali, movimenti delle labbra, battito degli occhi, rotamenti del capo e del collo.
“Per questo robot uso un semplice computer, mi basta per farlo parlare al mio posto a riunioni e conferenze. Ma siamo solo agli inizi: le sue funzioni sono ancora limitate, siamo lontani dalla meta”, ha spiegato Hiroshi Ishiguro, direttore dell’intelligence Robotics Laboratory presso il Dipartimento di Innovazione dei sistemi della Graduate School of Engineering Science dell’università di Osaka, in un’intervista a Sky Tg 24. Lo scienziato controlla il suo alter ego da remoto, usando un microfono per catturare la sua voce e una telecamera per i movimenti del viso. Quando Ishiguro parla, l’androide riproduce le sue intonazioni. Quando Ishiguro inclina la testa, l’androide lo segue. Anche l’Ishiguro meccanico sbatte gli occhi, contrae la fronte e le labbra, sembra respirare. Alcuni comportamenti umani, invece, vengono deliberatamente soppressi: se il prof papà si accende una sigaretta, l’androide si astiene.
Hi5 non è solo, ma ha anche fratelli e sorelle Geminoid (dal latino geminus, che significa gemello), tutti assemblati a immagine e somiglianza degli umani dal professore 45enne, che nel 2007 il Daily Telegraph ha inserito al 26esimo posto nella classifica dei 100 più grandi geni viventi. Geminoid F, per esempio, è un androide femmina che sa recitare e ha pure debuttato sul palcoscenico. Dal teatro alla moda, ecco Erica, protagonista insieme a Ishiguro del settimo episodio della serie “The Performers”, una collaborazione tra Gucci e GQ: “Qual è la differenza tra me e te?”, afferma la giovane e bella ginoide (il corrispettivo femminile del termine androide) riferendosi alla distinzione tra umani e robot. “Desidero viaggiare – continua Erica -. Aiutare gli altri. Affiancare l’uomo nel suo lavoro”.
“A pensarci bene anche l’uomo è una macchina”, riflette Ishiguro, assicurando che di solito nessuno nota la differenza tra le sue creature e le persone, almeno nel corso di brevi incontri, e vantando le applicazioni del suo clone nei servizi di comunicazione agli anziani malati di demenza e nell’insegnamento dell’inglese agli studenti.
“La mia ricerca non mira all’immortalità, ma è piuttosto un mezzo per comprendere meglio la società”, spiega Hiroshi Ishiguro. Nel suo lavoro si intrecciano tecnologia, scienza e filosofia: costruendo robot lo scienziato spera di decifrare ciò che i giapponesi chiamano “sonzai-kan”, ovvero la sensazione che si prova in presenza di un essere umano.
La sua teoria è che, per essere accettati nella nostra vita, gli androidi dovrebbero comportarsi meno come macchine e più come noi, perché i nostri cervelli sono ottimizzati per l’interazione umano-umano, non umano-Asimo. E così, anche se lo scenario sembra uscito direttamente dalla fantascienza, da “The Matrix” ad “Avatar” a “Il mondo dei replicanti”, si fa sempre più vicino il momento in cui i robot saranno pronti a passare dalle fabbriche alla vita quotidiana per aiutarci con una moltitudine di compiti: faranno le faccende domestiche, si prenderanno cura dei malati, insegneranno, serviranno cappuccini al bar.