L’idea di Google è che un telecomando possa cambiare per sempre la vostra TV. Di sicuro cambia molto l’esperienza a cui eravamo abituati con le Chromecast precedenti
Come svolta, non è una svolta da poco: la nascita di una Chromecast con un telecomando, che per brevità chiameremo Google TV anche se questo termine forse non definisce appieno cosa abbiamo tra le mani oggi. Perché significa di fatto cancellare l’esperienza del protocollo Cast com’è stata fin qui. Il che non è necessariamente un problema o un errore: tutto sta a capire che tipo di esperienza a Mountain View hanno immaginato, disegnato e realizzato per i propri clienti, se è efficace e se è quanto davvero serviva. Chromecast mi è sempre piaciuta come concetto: mi piacerà anche la Google TV?
Sempre all’insegna del minimal
Di positivo guardando la confezione della nuova Chromecast con Google TV è che è bella compatta: equivale a dire che dentro non ci sarà un dispositivo gigante che finisce per ingombrare i nostri già affollati mobili della TV, anche se quando si scarta la prima volta la nuova Chromecast chi ne aveva già una in casa resterà sicuramente stupito. La nuova Google TV è decisamente più grossa e pesante della precedente, anche della Ultra, e ti domandi se non peserà un po’ troppo sulla porta HDMI una volta montata: per ora non ho avuto problemi, ma forse qualcosa si potrebbe studiare in tal senso. Un vantaggio del nuovo design è l’adozione della porta USB-C per alimentarla: mentre gli speaker adottano un connettore proprietario, per fortuna la Chromecast torna all’USB, e questo vi semplificherà la vita se (come nel mio caso) avete già sulla ciabatta del vostro mobile TV un connettore USB libero. Altrimenti, nella scatola c’è un comodo alimentatore, più compatto del precedente modello Ultra.
Le forme della nuova Chromecast sono abbastanza coerenti con il resto dell’offerta Google-Nest: affusolata, arrotondata, levigata, ma questo conta fino a un certo punto visto che in teoria questo device resta sempre nascosto dietro la TV. Più importante dare un’occhiata al telecomando: è compatto, di quelli da stringere nel palmo, tasti gommati e non sfigura in soggiorno, in salotto, sul divano. Spicca il pulsante per richiamare l’assistente, con un microfono integrato che si trova nella parte bassa del frontale: sta lì accanto al pulsante di accensione, che si può usare per accendere e spegnere la TV, così come sul fianco ci sono i pulsati di regolazione del volume che possono servire per la TV o (se l’avete) per una soundbar (e funziona anche via infrarossi).
Mi piace il design del telecomando: ha quanto mi serve nella vita di tutti i giorni, forse quel pulsante dedicato a YouTube è pensato per chi ha qualche anno e qualche abbonamento in meno di me (onestamente non sono un utilizzatore allo spasimo del portalone video di Google), ma in ogni caso è chiaro nella sua impostazione. Niente complicazioni: casetta per tornare alla schermata principale, freccia per tornare indietro, pulsante per il muto, in alto un pad direzionale che serve ad andare su e giù, destra e sinistra. Semplice, lineare, immediato: non serve praticamente neppure spiegarlo, chiunque abbia usato un telecomando prima saprà già usarlo.
Altro aspetto importante: l’abbiamo già anticipato un paio di paragrafi fa, ma durante la prima configurazione è possibile impostare il telecomando per controllare accensione e spegnimento della TV, così come controllare il volume. È una funzione molto utile: significa di fatto poter fare tutto con il telecomando della Chromecast e lasciar perdere qualsiasi altra cosa. Questa è un’ottima mossa.
La complicazione è nel software
Tutto bene fin qui, dunque. Meno bene l’onboarding, ovvero la procedura di setup e primo avvio. È più complicata di quella a cui eravamo abituati con la “vecchia” Chromecast: si svolge sempre tramite l’app Google Home, sul vostro smarpthone, ma richiede più tempo per passare attraverso l’abilitazione dei servizi che troveremo poi a bordo della nostra Google TV. Si perde quello che era il principale punto forte della Chromecast: la collegavi alla TV in 2 minuti e avevi modo di guardarci praticamente qualsiasi cosa c’è sullo schermo del telefono (quasi qualsiasi cosa) semplicemente con un tap. Adesso no, devi scaricare e attivare ogni app sul device (volendo puoi sempre seguire la strada precedente: ma sarebbe ingenuo farlo), per altro devi farlo usando il telecomando per inserire le credenziali d’accesso – e se avete usato, giustamente, password complesse può essere una roba lunga.
Detto questo, salvo imprevisti è un’operazione da fare una volta sola. Poi comincia l’uso “normale”: di buono c’è che la nuova Chromecast con Google TV supporta HDR, 4K fino a 60Hz, dunque se disponete di un televisore moderno vi potrete godere i contenuti in alta definizione alla grande. Ancora, il sistema è bello reattivo: l’hardware inserito da Google nel corpo grossicello della Google TV è più che adeguato, dunque l’avvio delle applicazioni e il ritorno alla home è praticamente istantaneo. L’interfaccia vi potrà sembrare familiare: diciamo che in questo senso Mountain View non si è inventata niente di particolare (assomiglia a Apple TV o a Fire TV: diciamolo), c’è una home che aggrega i contenuti provenienti dai diversi servizi che avrete aggiunto, alcune proposte tematiche, tutto disposto in file che possono essere sfogliate in orizzontale.
Quando trovate qualcosa che vi piace, o scorrendo col telecomando o chiedendolo all’assistente Google (premendo il pulsante e parlando nel microfono integrato nel telecomando), se lo stesso contenuto è disponibile su più piattaforme il sistema vi offre di scegliere: altrimenti un clic e via, anche se qualche volta alcuni servizi richiedono magari di confermare l’utente che vuole guardare quel film (se per esempio su Netflix o Disney+ avete più di un profilo configurato per i diversi familiari) e questa è proprio quella complicazione in più che la vecchia Chromecast non aveva. Inoltre, ma qui è probabilmente questione di giovinezza del software, mi è capitato di ricevere sullo smartphone un paio di volte un messaggio di avviso che mi invitava a installare un’app mancante: peccato che fossero app che avevo già usato in precedenza, e che via telecomando ho usato direttamente senza dover (re)installare nulla.
Oppure, e questo è frustrante ma anche qui probabilmente basterà un aggiornamento software, si clicca su un contenuto già cominciato elencato giustamente in home, e la Google TV mi porta sulla pagina principale del servizio che dispone di quel contenuto invece che al contenuto stesso (che devo poi cercare a mano). Tutte cose che si possono correggere e che non pregiudicano il funzionamento del nuovo dispositivo: mettendo sul piatto della bilancia le questioni resta un bilancio positivo nell’esperienza d’uso.
Devo cambiare la mia Chromecast?
Veniamo al succo della faccenda: la nuova Chromecast con Google TV è migliore della precedente? Se avete una Chromecast vecchio modello, non la Ultra, beh la risposta è senza dubbio sì: ci guadagnate il 4K e l’HDR, in più renderete davvero smart un televisore che magari non lo è. La Google TV è reattiva, funziona bene, è ora di fatto un dispositivo Android a tutti gli effetti su cui potrete installare tutte le app disponibili sul Play Store (Netflix, Spotify, Prime Video, RaiPlay eccetera eccetera) e godervi tutti i contenuti gratuiti o coperti dai vostri abbonamenti. Il telecomando è comodo, il sistema di ricerca tramite voce funziona bene: adeguata anche l’integrazione dei diversi servizi nella home, vedremo se poi più avanti Google lo migliorerà ulteriormente (tramite accordi specifici oltre quelli attuali con Netflix, Prime Video e Disney+).
Se possedete la Chromecast Ultra, il cambiamento non è drammatico: ciò che facevate fino a ieri con la Ultra è esattamente quello che potrete fare con la nuova Google TV, telecomando a parte, dunque è questione di gusti. D’altra parte, sappiate che la Google TV non funziona con Stadia: se, come me, siete abbonati a quel servizio vi tocca usare la Ultra per giocare.
In ogni caso la buona notizia è che la nuova Chromecast con Google TV costa meno della Ultra e in più ha un telecomando: è il compimento di un lungo percorso iniziato anni fa, con Mountain View che ha finalmente accettato di integrare un telecomando per rendere più flessibile l’uso del suo dispositivo. Il giudizio sul prodotto è decisamente positivo, soprattutto perché ora la Chromecast ha un carattere più deciso: ha un suo ruolo, non è più device passivo. Sarà interessante capire dove la porterà ora Google: sarà parte dell’ecosistema di casa, trasformerà la TV nell’hub della domotica (da cui magari controllare anche la programmazione del termostato Nest)? Stringerà sempre più accordi, per renderla la migliore piattaforma possibile su cui godersi contenuti in streaming? Ai posteri l’ardua sentenza: io credo continuerò a usare la nuova Google TV, dopo aver provato tutti i modelli precedenti posso dire senza dubbio che è la migliore fin qui prodotta.