Giardinieri, inservienti, tecnici… I nostri uffici funzionano grazie a figure professionali che spesso svolgono il loro lavoro nell’ombra. Altre volte, invece, possono combinare autentici disastri!
Spesso si finge di dimenticare l’importanza dei tuttofare, o comunque di quelle figure che permettono a chi arriva in ufficio di trovare tutto in ordine e perfettamente funzionante. Non di rado, anzi, ci si ricorda di loro solo quando si brucia il neon sopra la propria postazione, si rompe la stampante o ci si lamenta della poca pulizia dei bagni. A restituire a questi mestieri un po’ degli onori che meritano ci pensa la software house olandese Paladin Studios che presenta su Nintendo Switch un gioco, dal prezzo assai compatto (nemmeno 20 euro), su di loro: Good Job!
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È bello sentirsi dire Good Job!
Ammetto che è straniante giocare a Good Job! in un periodo storico come questo, in cui la normalità, spesso tediosa, dell’ufficio (o, nel nostro caso, della redazione) è solo un ricordo, chiusi come siamo nelle nostre case per la quarantena sanitaria.
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Però anche per questo tuffarsi nell’opera di Paladin può essere piacevole perché, seppur sopra le righe e in modo scanzonato, il videogioco per Switch ci riporta nei nostri uffici e subito sembra di sentire il chiacchiericcio dei colleghi nell’ora di pranzo, l’odore dei toner appena cambiati o altri particolari che in altri momenti farebbero molto “milanese imbruttito” mentre ora sono spia di una evidente astinenza e voglia di normalità.
A parte queste personalissime considerazioni, Good Job! è un simpatico simulatore di tuttofare da ufficio, appunto. E fin qui non ci sarebbe nulla di eclatante: qualche gestionale simile è già presente sul mercato, virato anche in ambito ospedaliero. Ma gli sviluppatori olandesi hanno deciso di consegnare all’utenza Nintendo qualcosa di più divertente e sgrammaticato: tutti i compiti di Good Job! (sostituire un proiettore che ha smesso di funzionare proprio durante un incontro con il cliente, innaffiare le piante, ripulire un corridoio, fare arrivare il cavo internet da una stanza all’altra, ecc…) possono essere svolti come vorrebbe il vostro capo ufficio, oppure in maniera decisamente più… fantasiosa.
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E qui il buffo esperimento ludico appare in tutta la sua stravagante bellezza, come il trailer dovrebbe riuscire già a comunicare. Prendiamo per esempio la missione del proiettore guasto: potreste decidere di trascinare quello di riserva da un capo all’altro del piano, stando attenti a non urtare nulla e a non disturbare gli impiegati davanti ai loro computer, oppure potreste usare la fantasia e sfruttare un cavo elettrico come fionda così da recapitare il più in fretta possibile lo strumento nella sala riunione.
O, ancora, immaginate di dover portare un cavo da una stanza all’altra: si può farlo nel modo canonico, restando impigliati tra spigoli, scrivanie, porte, corridoi, oppure si può provare a rendere l’intero ufficio un open space, abbattendo i muri che ci separano dal nostro obbiettivo. E poco importa se così facendo seminerete panico e distruzione.
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Anzi, dato che tempo in cui raggiungerete l’obiettivo è tra i parametri sfruttati per valutarvi, si è incentivati a trovare la soluzione più fantasiosa e distruttiva. Del resto, c’è da tenere in considerazione un particolare non di poco conto: in Good Job! impersonerete il figlio del capo. Insomma, l’azienda è vostra, dunque nessuno si sognerà di redarguirvi anche nel caso in cui doveste raderla al suolo. E credetemi che capiterà, perché ogni elemento presente nei vari stage (l’edificio si sviluppa lungo quattro piani) è completamente distruttibile.
Complice l’ottima fisica, soprattutto sulle prime Good Job! diverte un sacco, proprio perché è in grado di farvi assaporare una sensazione di onnipotenza mai provata e che, se non volete finire licenziati o, peggio, in galera, probabilmente non proverete mai. Forse il gioco dei ragazzi di Paladin Studios piace anche perché gioca con le frustrazioni di ciascuno di noi: chi non vorrebbe sfogarsi e radere al suolo il proprio ufficio?
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In questo, Good Job! si posiziona agli antipodi di Mosaic, altro videogioco a sfondo lavorativo che abbiamo recensito su StartupItalia nell’ultimo periodo. Entrambe sono produzioni nel Nord Europa ed entrambe poggiano le proprie basi sulla società moderna, ma tanto è allegra e scanzonata questa interpretazione dei luoghi di lavoro odierni, quanto è deprimente e soffocante l’altra. Ma entrambe si completano egregiamente.
Impossibile nascondere che le missioni di Good Job! altro non sono che micro pretesti per invogliarci a radere al suolo ogni struttura: presto ci si ritroverà persino alla guida di muletti o di bracci meccanici che accelereranno persino la nostra indole distruttrice.
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Alla lunga tale limite rischia di risultare evidente: noi avremmo voluto le meccaniche alla base di Good Job! un pochino più raffinate, per esempio predisponendo più modi per portare a termine la stessa missione. Invece, neppure troppo velatamente, la strategia più efficace contempla puntualmente di calarsi nei panni di Attila l’Unno. Dunque dopo un po’ inevitabilmente finisce per annoiare. Per fortuna, però, che c’è sempre una divertente modalità coop in locale che sa contribuire a far crescere la confusione e, quindi, il divertimento.