Interfaccia neuro-muscolare per controllare oggetti digitali. Mark Zuckerberg scommette su nuove tecnologie per controllare il PC col pensiero
Quanto può essere espressiva una mano? Noi italiani siamo rinomati nel mondo per quanto gesticoliamo, una dote che potrebbe tornare utile: la tecnologia sviluppata da CTRL-labs permette di usare gesti e movimenti della mano per controllare un’interfaccia software. Qualcosa di più di quanto ci siamo abituati a provare con i device VR e AR: chi l’ha provato dice che i primi kit CTRL-labs sembrano letteralmente leggerti nella mente, e la cosa ha attirato l’attenzione di Facebook. Che ha confermato di aver completato l’acquisizione della startup, per una somma non precisata ma indicata dai bene informati come attorno a 1 miliardo di dollari: si tratta di quella che i suoi creatori definiscono “la prima interfaccia neurale non invasiva”.
I segreti del Building 8
La mossa di Facebook segna quello che è probabilmente il più grande investimento del social network dopo l’acquisizione di Oculus: in quel caso era stato di circa due miliardi di dollari l’esborso, e guarda caso si tratta di due tecnologie in qualche modo complementari. Se parlando di Oculus l’attenzione è verso la realtà virtuale, con tutto ciò che questo comporta sia lato hardware che software, parlando di CTRL-labs l’attenzione si concentra sul mondo fisico: quello della realtà aumentata o della mixed reality, in cui ci si allontana dal PC e dalle forme di input tradizionali (tastiera e mouse) a favore di altri approcci non convenzionali.
Per un po’ si è pensato che la voce potesse bastare, ma evidentemente non è così: con un bracciale indossato al polso i dispositivi CTRL-labs possono rilevare i movimenti della mano e delle dita, con una precisione notevole, tanto da consentire di manipolare gli oggetti sullo schermo con naturalezza. Quello che viene misurato non è comunque solo il movimento, bensì anche i flussi elettrici all’interno dei nervi del braccio: i fondatori della startup sono entrambi specializzati proprio in questo tipo di studi, Thomas Reardon e Patrick Kaifosh hanno entrambi un dottorato in neuroscienze e il primo figura anche tra i membri fondatori del team che ha dato vita a Internet Explorer per Microsoft.
Questo tipo di tecnologia ora confluirà nel cosiddetto Building 8: è l’equivalente dei laboratori Google X, il luogo dove Facebook sperimenta progetti che costituiscono una scommessa in termini di fattibilità o possibili sviluppi futuri, o semplicemente il cui orizzonte di applicazione supera il breve termine. Scommesse su ciò che potrebbe diventare rilevante in futuro, anche per cercare di rendere l’utilizzo dei social network (sempre più un hub per i contenuti e un punto di incontro per le persone, nella visione di Facebook) qualcosa di molto diverso da quanto siamo abituati fin qui a sperimentare sui monitor di PC e smartphone.
La storia di CTRL-labs
Oltre ad aver raccolto 67 milioni di dollari in finanziamenti per CTRL-labs anche grazie alla fiducia raccolta in Google e Amazon, negli scorsi mesi (segnala TechCrunch) i due hanno anche provveduto ad acquistare i brevetti relativi a una tecnologia legata alla elettromiografia per lo sviluppo di una soluzione avanzata di interfaccia a mezzo gesture.
La tecnologia impiegata è concettualmente superiore a quella che utilizza soltanto una telecamera per rilevare i movimenti (pensate al Kinect di Microsoft XBox): non occorre che le mani siano necessariamente “a vista” del sensore di rilevamento, il software non è vincolato alla rilevazione di una forma specifica, può anche essere utilizzato a distanza superiore dal computer controllato e chi indossa i bracciali o i guanti di CTRL-labs può essere persino equipaggiato di una tuta coi guanti (pensate a operai e tecnici che operano all’aperto).
In prospettiva questo tipo di interfaccia può essere combinata con quella dei mondi di realtà virtuale e aumentata che già sviluppa Oculus: non essere costretti a imbracciare dispositivi dalla forma originale, niente telecamere e sensori appositi disposti nella stanza, solo un bracciale e le nostre dita a fare tutto. In futuro indosseremo probabilmente dei semplici occhiali dotati di schermo AR integrato e un apparecchio non diverso da uno smartwatch: con questa accoppiata avremo sempre indosso un vero e proprio PC, che incorporerà anche uno smartphone e che potremo usare senza la necessità di altri gadget.