Gli investimenti di Pechino nel continente continuano ad aumentare e diversificarsi. Un’espansione che porta vantaggi economici e politici, ma che aiuta Xi Jinping anche nella sfida tecnologica
Dove qualcuno vede problemi, altri vedono un’opportunità. Se l’Europa e l’Occidente in genere considerano l’Africa principalmente solo come una fonte di preoccupazioni, la Cina ha invece posto il continente al centro del suo progetto della “nuova via della Seta”. La presenza e gli investimenti di Pechino sono massicci che, tra le diverse motivazioni, ha anche e soprattutto quella della spinta allo sviluppo tecnologico della produzione cinese.
Espansione in Africa
La Cina si sta espandendo in Africa da anni. A tutte le latitudini e, ancora più significativamente, in tutti i settori. In primo luogo, le infrastrutture e i trasporti. Qualche esempio? Un’autostrada sulla direttrice est-ovest in Algeria, la rete ferroviaria che collega la Tanzania allo Zambia. Per quanto riguarda il trasporto su treno c’è un altro imponente progetto in fase di sviluppo, con una rete che dal porto di Gibuti dovrebbe attraversare tutto il cuore dell’Africa fino alla sua area occidentale. Finora raggiunge l’Etiopia, dove la Cina ha tra l’altro sviluppato il tram della capitale Addis Abeba. Non è tutto. Le imprese cinesi sono coinvolte nella costruzione di una immensa diga nella Repubblica democratica del Congo, di una centrale elettrica in Togo e tante altre infrastrutture. Con una grandissima attenzione ai porti, visto che il 90% degli scambi commerciali africani avvengono proprio via mare.
Investimenti diversificati
Ma la costellazione cinese in Africa è molto più vasta. Secondo un recente studio di McKinsey, in Africa sono attive oltre 10 mila imprese cinesi, in larga parte private, operanti per un terzo nel settore manifatturiero e per un quarto nei servizi, seguiti da commercio, costruzione e immobiliare. Negli ultimi anni stanno aumentando gli investimenti diversificati per esempio nell’agribusiness, nelle telecomunicazioni e nella logistica. E soprattutto nel digitale, con l’esempio della rete di fibra ottica in corso di installazione in Burkina Faso. Senza dimenticare il piano militare. A Gibuti è stata aperta la prima base logistica militare permanente cinese all’estero, in un Paese dalle piccole dimensioni ma cruciale per la sua posizione strategica, che lo rende da una parte una specie di “porta” dell’Africa e dall’altra offre l’accesso al golfo di Aden e dunque al mar Rosso.
La nuova via della Seta
L’occidente collega spesso l’Africa ai migranti, al terrorismo, alle guerre e all’instabilità politica. La Cina, più pragmatica, vede nel continente una grande opportunità, tanto che Xi Jinping l’ha posta al centro del suo faraonico progetto della “nuova via della Seta”. Oltre la metà degli investimenti previsti per il piano del governo cinese andranno proprio in Africa. Uno snodo geografico ed economico fondamentale per diversi motivi. Il primo: Pechino ha bisogno di rilanciare le sue esportazioni di fronte all’aumento dei costi di produzione. L’Africa offre un mercato dalle immense potenzialità di sviluppo. Aiutando questo processo, la Cina è sicura di avere un forte tornaconto. Non a caso entro il 2025 il giro d’affari cinese in Africa potrebbe raggiungere i 400 miliardi di dollari.
Peso politico
Il metodo di “espansione” cinese ha ricevuto qualche critica, anche in Africa. C’è chi la considera una “invasione”. Ma prevalgono i commenti positivi, soprattutto da parte dei governi che elogiano il metodo “rispettoso” di fare affari della Cina. Sostanzialmente, Pechino non dà particolare peso alle situazioni politiche interne e pensa solo allo sviluppo delle relazioni economiche. Un approccio diverso da quello occidentale, spesso portatore di giudizi morali o piani politici. Tutto ciò porta in dote a Pechino, che conta più missioni diplomatiche degli Stati Uniti su territorio africano, voti importanti nell’Assemblea delle Nazioni Unite. E gli incontri bilaterali sono molto frequenti, come per esempio la recente visita a Pechino del presidente dello Zimbabwe.
Lo sviluppo tecnologico
Ma c’è un altro importante aspetto da considerare sull’importanza dell’Africa per la Cina. E si tratta del progetto di sviluppo tecnologico di Pechino. Una presenza massiccia sul continente nero consente innanzitutto un aumento dell’export di prodotti tech cinesi. Tanto che le maggiori aziende del settore hanno sviluppato o stanno sviluppando prodotti pensati e fatti su misura per il mercato africano, in primo luogo gli smartphone. Non solo. Per le ambizioni tecnologiche giocano un ruolo sempre più fondamentale le risorse minerali. Tradizionalmente si pensa all’Africa solo per lo sfruttamento di risorse minerarie come petrolio, uranio o rame. Ma in realtà c’è una lunga lista di minerali che sono fondamentali per la produzione tecnologica. E molti tra questi si trovano soprattutto in Africa. Su questo tema si sta giocando una sfida tra Cina e Usa per la corsa alla supremazia tech. Per esempio sul litio, fondamentale per le batterie di pc, smartphone e auto elettriche, settore nel quale Pechino investe tantissimo. I big delle materie prime cinesi, così come quelli americani, sono presenti in massa in Africa per conquistare nuovi siti estrattivi in Costa D’Avorio, Namibia, Niger o Congo. Altro metallo raro molto ambito (e presente per esempio in Tanzania) è il niobio, utile sempre nell’automotive ma anche nel nucleare e nella produzione di protesi mediche. Stesso discorso per il grafite, utilizzato anche da Tesla. Per tornare su smartphone, pc e tablet, ci sono il tantalio del Malawi e il cobalto del Congo. Insomma, la sfida si gioca anche sotto terra. E sopra la terra africana ci sono sempre più piedi cinesi.