In collaborazione con |
Le storie di Civdrone e Carto, due startup che oggi collaborano con l’azienda
Nella geografia di Enel i lab e gli hub rappresentano il cuore dell’innovazione, i laboratori dove si studiano le soluzioni tecnologiche da adottare per i settori strategici nell’attività dell’azienda. Oltre ai diversi presenti in Italia (in città come Milano, Genova, Pisa e Catania), se ne contano anche in tutta Europa, Stati Uniti, Sud America e in Israele. «Cosa offriamo alle startup? La possibilità di testare le proprie idee con il supporto di un laboratorio innovativo. Le traghettiamo anche con i nostri professionisti». Simone Cuni è CTO dell’Infralab di Haifa, in Israele, dedicato a tecnologie innovative e alla digitalizzazione delle infrastrutture. «Una startup può avere successo solo che combina due elementi: l’idea e l’esecuzione. L’una senza l’altra non funziona».
Israele: la densità delle startup
Presentando a StartupItalia le risorse a disposizione dell’Infralab di Enel ad Haifa, il CTO si è soffermato anche sui numeri e sul panorama israeliano per le startup. «Esiste una autorità dell’innovazione israeliana – ha spiegato – e il nostro è uno dei 55 programmi attivi. Ogni realtà innovativa che accede nel laboratorio di Haifa ottiene un finanziamento di circa 260mila euro». Non si parla di realtà già avviate, ma tutte early stage. «Israele è uno dei primi paesi al mondo per densità delle startup – ha precisato Cuni – e, a differenza di altri ecosistemi, qui non bisogna ricercarle: sono loro che si presentano. Il lavoro principale è dunque di scrematura, per trovare le più interessanti». Nel corso dell’emergenza coronavirus l’Autorità israeliana per l’innovazione ha destinato 125 milioni di euro per sostenere le startup nel superamento del periodo di crisi.
Civdrone: robot volanti per l’edilizia
La prima startup accolta dentro l’Infralab di Haifa è stata Civdrone, fondata nel 2018 e oggi già attiva in diversi paesi come Israele, Giappone e Francia. L’azienda collabora stabilmente con Enel. StartupItalia ha intervistato Liav Muler, cofounder e CPO. Partendo da un problema nel settore edilizio come quello della fatica e del tanto tempo da dedicare per piazzare i marcatori nel terreno e preparare un cantiere, questa giovane squadra di ingegneri ha studiato e realizzato due droni in grado di sostituire il lavoro umano, velocizzando il processo. «Quando abbiamo iniziato – ha spiegato Liav – eravamo consapevoli che questo fosse un settore con tecnologie non innovative».
Grazie a CivDrone il drone non viene utilizzato per guardare dall’alto qualcosa, ma per compiere operazioni altrimenti ripetitive, faticose e su vaste aree. «Questa macchina è in grado di svolgere il proprio compito quattro volte più veloce rispetto agli operatori. E il suo impiego spazia anche nelle infrastrutture, nei porti e in altre applicazioni anche nel settore dell’energia. Il drone traccia le aree con i picchetti in automatico, permettendo un grosso risparmio di tempo». L’altra comodità di Civdrone è che non richiede un controllo da remoto, ma svolge il proprio lavoro in maniera autonoma non appena viene attivato.
Dai droni alla sanificazione
Sono tante le storie di resilienza lette in questi mesi di emergenza coronavirus. Startup attive su determinati ambiti, riconvertitesi o specializzatesi anche in un nuovo campo. CivDrone è una di queste, perché ha realizzato un robot in grado di spostarsi tra le stanze e disinfettare gli ambienti chiusi come ospedali, ma non solo. «CivDrone è stata una delle 35 startup che ha ottenuto un finanziamento di circa 120mila euro dall’autorità israeliana per l’innovazione – ha detto il CPO – avevano fatto domanda in mille. Questa tecnologia non la utilizzeremo soltanto in Israele, grazie ad Enel e ad altri clienti la porteremo anche nel resto del mondo».
Enel, il primo cliente delle startup
Così lo scorso anno si era espresso Ernesto Ciorra, il Chief Innovability Officer di Enel, durante un evento dedicato all’innovazione a Milano: «Enel vuole essere il primo cliente delle startup». E come con Civdrone, lo stesso discorso vale per Carto, un’azienda innovativa fondata in Spagna che lavora grazie alle competenze dei data scientist. Attraverso una enorme archivio di dati geospaziali, questa azienda è in grado di fornire ai propri clienti le migliori informazioni su una vastità di temi per compiere le scelte ideali. Che si tratti di business o di salute pubblica, al centro c’è il dato.
Leggi anche: “Vogliamo essere i primi clienti delle startup”. L’innovazione secondo Enel
Carto: la biblioteca dei dati
«Grazie anche agli smartphone stiamo generando una quantità di dati utili per città e paesi», ci ha spiegato Florence Broderick, vicepresidente del settore marketing di Carto. Ma i dati vengono arricchiti grazie alla loro collocazione nello spazio, su una cartina geografica per la precisione, in modo da fornire un ulteriore strumento ai clienti. Si passa dalle informazioni sui rischi climatici legati alle possibili catastrofi, aspetto fondamentale per le compagnie assicurative, e si arriva ai dati legati ai siti commerciali dove conviene o meno aprire un’attività sulla base dei dati storici sui fallimenti e sulle chiusure. La geolocalizzazione dei dati e la loro visualizzazione su mappe interattive è fondamentale anche per migliorare la supply chain e per la pianificazione delle attività sui territori.
Oltre a Enel, nel portafoglio clienti di Carto ci sono clienti importanti come multinazionali (Google) e amministrazioni pubbliche (New York). Durante il periodo di emergenza coroanvirus anche la startup spagnola si è messa a disposizione per offrire le proprie piattaforme e contribuire alla realizzazione di Corona Madrid, un’app che consente alle persone che mostrano sintomi di effettuare una autodiagnosi, riducendo così il peso sulle strutture sanitarie allo stretto necessario. CivDrone e Carto rappresentano dunque due storie di startup che, anche grazie al suppporto di Enel, sono riusciti a sviluppare prodotti e tecnologie utili per i rispettivi settori, innovando il mercato e evolvendo dopo lo scoppio della pandemia.