Il ricercatore Christopher Ré, della Stanford University, vince 625 mila dollari grazie al suo software di analisi dei big data che scorrono nel deep web.
Ormai lo sappiamo, ce l’hanno detto in tutte le salse: ogni nostro movimento sul web lascia una traccia. Al mondo ce ne sono miliardi, e software di elaborazione dati le seguono come Pollicino seguiva le briciole di pane per ritrovare la via di casa. I cosiddetti big data sono un ampissimo insieme di informazioni provenienti da fonti eterogenee, che si espandono in tempo reale in termini di velocità, varietà e volume. Chi gestisce, raccoglie, analizza e incrocia questa marea di dati, lo fa, nella maggior parte dei casi, a scopo commerciale. I big data, però, possono anche realmente migliorare il mondo: la prova è il progetto di Christopher Ré, data scientist della Stanford University.
Gli amanti della sociologia associano Stanford all’esperimento carcerario di Zimbardo, pietra miliare della disciplina, che, a modo suo, raccoglieva una grossa quantità di dati da elaborare. Ora Christopher ne analizza molti di più, ma può avvalersi di un software da lui creato, con il quale ha vinto il premio “Genius Grant” della MacArthur Foundation. L’obiettivo di Ré è quello di portare alla luce il mercato nero nel deep web, ovvero la parte sommersa del web, accessibile in parte solo dopo un processo tutt’altro che semplice per chi è a digiuno di informatica.
Intelligenza artificiale
Il software di Christopher è una vera e propria intelligenza artificiale chiamata Deep Dive, in grado di apprendere automaticamente con l’esperienza. Deep Dive riesce a catturare ed elaborare, in modo intelligente appunto, l’enorme (difficile anche da immaginare) quantità di dati che scorrono nel deep web. Questi vengono trasformati dal software in tavole grafiche, illustrazioni e immagini, facilmente decodificabili. Grazie al premio della MacArthur Foundation, Christopher potrà ora contare su una somma di ben 625 mila dollari, per continuare la propria ricerca e aumentare le capacità del Deep Dive.
L’utilità del software
Deep Dive può essere implementato in sistemi di database esistenti: la Defence Advanced Research Projects Agency (più semplicemente DARPA) sta utilizzando il software per controllare e intercettare i traffici di esseri umani e organi nel deep web. Christopher crede di poter rendere Deep Dive economico e di facile utilizzo, così da renderlo disponibile sul mercato, iniziando un processo di «democratizzazione dell’analisi dei big data». L’invenzione di Christopher è stata anche utilizzata da un gruppo di paleontologi per creare un database di tutti i fossili trovati fino ad oggi, mentre alcuni medici ricercatori del Stanford Hospital stanno analizzando dati per trovare correlazioni tra geni e malattie rare.
Come funziona
Deep Dive si inserisce nello strato più superficiale del deep web, dove i trafficanti cercano la domanda alla propria offerta. Quando si instaura uno scambio di dati con un altro visitatore, Deep Dive si “attacca” ad esso, lasciandosi trasportare più in profondità. Il software estrae così molti dati sensibili, tra cui nomi, indirizzi, numeri di telefono, tipi di lavoro, informazioni sulle tariffe dei servizi e così via. I dati vengono quindi analizzati e messi a disposizione delle forze dell’ordine al fine di rintracciare i trafficanti e i criminali.
Ci sono tutte le premesse affinché la tecnologia di Christopher possa realmente facilitare la vita di molti professionisti, e rendere l’online un ambiente digitale più sicuro. Per ora parliamo di una applicazione nel deep web, ma rinunceremmo alla nostra privacy in cambio di maggior sicurezza sul web che noi tutti frequentiamo? Pensateci.