Borse a picco e crisi globale scontata, anche se dipenderà da come supereremo l’epidemia. Ma alcuni settori, dall’automazione agli strumenti per l’igiene, riescono a rispondere
Borse a picco per la crisi innescata dal nuovo coronavirus, con enormi perdite di capitalizzazione. Supply chain internazionali, specie per l’industria hi-tech, bloccate prima dall’esplosione dell’epidemia in Cina e, ora che il gigante sembra pronto a rimettersi in moto, dalla diffusione di Covid-19 nei mercati di destinazione o trasformazione. Dall’aviazione all’industria cinematografica, dall’artigianato al turismo fino alla ristorazione, sono moltissimi i settori colpiti. Secondo un’analisi firmata da McKinsey, e costantemente aggiornata, gli scenari che abbiamo di fronte sono tre: una rapida ripresa, se tutti risponderanno come è stato fatto nella Repubblica popolare, una crisi globale – se le misure prese dai paesi colpiti saranno meno efficaci che in Cina ma la ripresa avverrà entro il secondo trimestre dell’anno – e una recessione pandemica, se il virus non si rivelerà stagionale e la crisi dovesse concludersi solo nel terzo trimestre del 2020.
Eppure, come sempre capita e come fa notare anche Recode, alcuni gruppi (o realtà più piccole) stanno riuscendo in qualche modo a beneficiare o reinventarsi rapidamente nel pieno dell’emergenza. Al netto, ovviamente, degli impostori o di chi vende soluzioni inutili. Di quali si tratta? Be’ di aziende che vendono prodotti di pulizia, servizi e piattaforme che mettono in comunicazione le persone consentendo loro di incontrarsi (come Peloton e Zoom), ma che meriterebbero un approfondimento a parte, e molte altre. Comprese quelle che lavorano in modo più o meno fondato intorno all’epidemia stessa. Anche se in certi casi, spiegano i produttori, sono stati i consumatori a far crescere la richiesta per certi prodotti, al netto che siano effettivamente utili al contrasto o che i brand li avessero proposti in questa chiave.
Robot e automazione
Per Recode il primo fronte è quello della robotica, sia negli ospedali che nelle operazioni di orientamento e sensibilizzazione (come dimostra il caso della macchina di Promobot vista a Times Square o Bryant Park, New York, che ha sondato le persone su eventuali sintomi da coronavirus, distribuendo anche mascherine). Esperimento a parte, il gruppo ha spiegato di aver ricevuto molte manifestazioni d’interesse da luoghi come aeroporti, musei e posti affollati. Peccato che per interagire col robot occorra usare un tablet, di certo non il massimo considerando il periodo.
Bizzarrie a parte, per Recode il coronavirus potrebbe spingere molte società a marciare con più decisione verso l’automazione. Le aziende già fortemente automatizzate, infatti, starebbero ovviamente ammortizzando meglio l’emergenza. La startup israeliana Caja Robotics, per esempio, ha spiegato di aver aumentato del 25/30% le richieste di preventivi sulle tecnologie che offre. Insomma, nel pieno della crisi si pensa già al futuro e a eventuali altre situazioni simili.
Gli scanner termici
Saltando chi vende purificatori d’aria ingannevoli, com’era già accaduto all’epoca della Sars (anche se alcune aziende spiegano di aver finanziato degli studi per capire come questi dispositivi potrebbero effettivamente tornare utili nella lotta al contagio), ci sono anche società che cercano di monetizzare gli scanner termici per la misurazione della febbre. Non si capisce quando efficaci a contenere il virus, visto che si può essere contagiosi anche senza sintomi. ThirdEye, per esempio, ha integrato il suo sistema dentro un paio di occhiali a realtà aumentata. Molti ordini dovrebbero finire all’aeroporto internazionale di Hong Kong. Altre società stanno implementando questi sistemi nel proprio business, come ha fatto la cinese Shouqi Limousine & Chauffeur, in grado di controllare la temperatura di autisti e passeggeri.
Le pistole a spruzzo elettrostatico
Altre società, come EMist ed Efs Clean, stanno commercializzando pistole a spruzzo elettrostatico caricate con sostanze disinfettanti che vengono già utilizzate in molti luoghi pubblici o catene produttive. Nel settore alimentare, per esempio, sono utilizzate per disinfettare e proteggere gli alimenti in conformità alle leggi. Recode segnala che già si usano per esempio in molti luoghi di Singapore e in alcune scuole nello Utah. Ovviamente la richiesta è enorme, in questa fase, e arriva anche da consumatori privati oltre che da enti e aziende. Sulle piattaforme e-commerce si trovano infine altri oggetti davvero curiosi e a volte del tutto ingannevoli tanto che le piattaforme – alla pari degli annunci esorbitanti per mascherine e gel disinfettanti – li hanno a volte rimossi, come copricapo isolanti, circondati specie di schermi plastici. Il problema è sempre lo stesso: si vendono come efficaci contro il coronavirus. Purtroppo contro il coronavirus l’unica strategia, per il momento, è l’igiene e l’isolamento sociale.
Occhio alle truffe
Se alcune tendenze, come quelle della robotizzazione e automazione, erano già consolidate e senz’altro verranno rafforzate da Covid-19, in altri casi si tratta di una buona capacità di intercettare certi, nuovi bisogni (come gli attrezzi per allenarsi in casa o gli strumenti e prodotti di sanificazione), in molti altri di mero e bieco sfruttamento della situazione.