In Alto Adige un centro di competenza sull’intelligenza artificiale
Riprodurre digitalmente la vista umana per permettere a macchine e algoritmi di interpretare le immagini e, di conseguenza, assumere decisioni basilari come sterzare davanti a un ostacolo o interagire con un oggetto. È questo l’obiettivo della computer vision, la principale categoria dell’intelligenza artificiale, che al Covision Lab di Bressanone – in Alto Adige – verrà analizzata e studiata nel nuovo centro di competenza. Fondato da un consorzio di sette tech-company multinazionali, la sua missione è accelerare il processo di trasferimento del know how dallo stato dell’arte scientifico fino all’utilizzo nella pratica. A quel punto le aziende potranno sviluppare le eventuali applicazioni industriali.
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Covision Lab: i settori
I principali ambiti di applicazione del lavoro dentro il Covision Lab di Bressanone sono l’automotive, la modellazione 3D, la robotica, e il controllo della qualità. La ricerca di Covision Lab sarà focalizzata sui processi di acquisizione, ricostruzione e analisi 3D, sul controllo di qualità di superfici e modellazione di oggetti e scene tramite sistemi multi-camera. «Siamo molto orgogliosi di avere la possibilità di far nascere un progetto unico, pensato per rendere l’Alto Adige un punto di riferimento per la computer vision in Europa», ha dichiarato Federico Giudiceandrea, presidente del Board di Covision Lab.
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Durante i mesi di lockdown, il Covision Lab ha ricevuto oltre duecento application. Al suo interno, il Media Lab è dotato di un sistema multi-camera in grado di catturare le immagini di oggetti e prodotti per trasformarli in modelli a 360 gradi e 3D utilizzabili anche nell’ambito dell’e-commerce e della cultura, settori dove la richiesta di nuovi metodi interattivi per la presentazione di prodotti e opere con la realtà aumenta e la VR è in forte crescita. Di recente il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato uno studio realizzato da un gruppo di esperti per capire come investire sull’intelligenza artificiale. Le proposte parlano di un investimento annuale che varia tra i 150 e i 200 milioni di euro, da spendere se l’Italia non vuole perdere terreno rispetto ai giganti – Usa e Cina su tutti – che da tempo destinano miliardi a queste tecnologie.
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