A San Francisco ci sono moltissimi homeless. Da due anni Kevin Adler sta regalando loro un futuro alternativo mettendoli in contatto con le famiglie abbandonate. È l’uso migliore che si possa fare delle tecnologie, di internet e del proprio tempo. Fare miracoli, con un semplice video.
A volte basta un messaggio per fare un miracolo. Lo sa Jeffrey e lo sa Kevin che, con la sua iniziativa, gli ha regalato un momento di felicità perduta. Ma andiamo con ordine. Jeffrey Gottshall è uno dei tanti homeless che vivono per le strade di San Francisco. Una delle città con il tasso più alto di senzatetto degli Stati Uniti. Kevin F. Adler, 31 anni, ha fondato, nel 2014, Miracle Messages per aiutare queste persone a ritrovare i propri cari: «Una grande parte di loro si rende conto della nuova situazione solo quando smette di sentire, per sempre, i membri della famiglia. E spesso, allora, è troppo tardi per tornare indietro». Come Jeffrey che non vedeva da oltre vent’anni sua sorella e i suoi nipoti. Poi è arrivato Kevin, con la sua macchina fotografica, le sue domande, e una grande determinazione. E hanno girato insieme un video.
[youtube id=”BzE-flnDrfI”]
Jeffrey ha raccontato di essere originario di un piccolo paese della Pennsylvania, chiamato Montoursville. Appena 5mila abitanti e un grande senso di comunità. Un indizio. Ma tanto basta per provarci. Kevin ha iniziato così la sua ricerca: «Sono andato su facebook e ho trovato un gruppo dedicato proprio a Montoursville. Ho pubblicato il video. Nel giro di un’ora siamo riusciti a trovare Jennifer, la sorella di Jeffrey». Il video è stato condiviso migliaia di volte e ripreso dalle testate locali. Una voce che è diventata coro. In rete. Sui social. Ma non solo. In 7 giorni gli abitanti hanno raccolto 5mila dollari per riportarlo a casa. Ventidue anni dopo. Un miracolo. Il primo di una lunga serie.
[youtube id=”c0bG3_JJZQY”]
Storie che si legano ad altre storie.
Così Kevin capisce che quella è la strada giusta da percorrere: «A San Francisco, la città più connessa del mondo, c’era un uomo rimasto seduto in una delle vie più trafficate, davanti ad una supermercato, per chissà quanti anni. A miglia di distanza sua sorella si stava chiedendo dove potesse essere finito il fratello con cui era cresciuta. Se risolvi un problema del genere ti accorgi di quanto lavoro bisogna fare per cambiare davvero il mondo. E di quanto però sia possibile, se ci credi». La storia di Jeffrey si diffonde e Kevin inizia a incontrare sempre più persone desiderose di entrare in contatto con i loro cari. Come Perry.
[youtube id=”glXZS-LDVHE”]
Ma c’è anche un’altra storia da raccontare. Legata indissolubilmente a Kevin. È la storia di Mark, malato di schizofrenia, che ha vissuto per 30 anni senza una casa ed è morto qualche anno fa, a soli 50 anni: «Mark era mio zio. L’anno prima di morire mi ha dato una “eagle bandana” per il mio compleanno. Era un uomo che,nonostante la sua sfortuna, amava il suo Paese». Adler, in tedesco, significa proprio aquila. Non è un caso. Destino. Opportunità. A Big Dream.
Molti degli homeless di San Francisco soffrono di malattie mentali come Mark. Altri sono tossicodipendenti o hanno gravi disabilità. Altri sono reduci da un divorzio, sono stati licenziati, hanno subito incidenti, accumulato debiti, fatto errori di cui si vergognano: «La maggior parte pensa di non avere un futuro e di non aver nessuno che voglia prendersi cura di loro. Così ho deciso di fare qualcosa al riguardo». Usando la tecnologia, la solidarietà, la forza di volontà. In onore di una persona che non c’era più.
Una rete di volontari
Negli ultimi due anni sono molti i volontari che hanno deciso di contribuire allo sviluppo del progetto. Volti, sorrisi, parole. Un esercito senza divisa e senza armi. Basta fermarsi un attimo a leggere i loro pensieri per capire che c’è sempre tempo per fare qualcosa di buono per gli altri.
I believe that every human being has value and that nobody deserves to be ignored by society.
C’è chi passa le giornate in strada intervistando e tenendo compagnia ai senzatetto. Rimanendo vicino anche a chi non vuole riaprire una porta nei confronti del passato: «I nostri ragazzi passano tante ore davanti al computer a cercare connessioni, parenti. A riallacciare i fili di storie perdute». E nel caso ci riescano fanno solo una richiesta ai familiari: un video di risposta al primo appello. Il passo successivo è il ricongiungimento e la realizzazione del miracolo.
«La nostra missione? Sulla Terra ci sono oltre 160 milioni di persone senza casa» dice Kevin «Noi vogliamo utilizzare le nuove tecnologie e internet per provare a dare loro un futuro, facendo ripartire quello che, per diversi motivi, si era interrotto. Vogliamo ricollegare almeno l’1% dei senzatetto con le loro famiglie entro il 2021». Più di un milione di miracoli che possono, per davvero, cambiare il mondo.