Da una sorta di replica di Uber in salsa asiatica a una piattaforma multiservizi in grado di competere con i colossi cinesi come Tencent. Ecco i segreti dell’azienda con sede a Singapore
“Stiamo dimostrando a tutti che anche il Sud Est asiatico può avere un suo Tencent o un suo Alibaba”. Non si può certo dire che ad Anthony Tan manchi l’ambizione. Originario della Malesia, è il ceo di Grab, la compagnia che si sta affermando come il principale attore tech dell’area. Una risposta ai colossi cinesi, per dimostrare che in Asia possono esistere alternative di successo “locali”.
Le origini e la visione di Tan
Grab, fondata a Singapore nel 2012, è nata come un servizio di ride hailing, trasporto a pagamento su richiesta. Ma quella che all’inizio sembrava una sorta di Uber in salsa asiatica è diventata molto di più, tanto poi da assorbire i servizi nell’area proprio del modello proveniente dagli Usa, con un’operazione ufficializzata negli scorsi mesi. Una storia di successo basata sulla diversificazione e gli investimenti sulle realtà locali. Anthony Tan non è certo il classico esempio di ragazzo startup. Niente garage, niente inizi tra mille difficoltà logistiche ed economiche. Tan ha origini privilegiate rispetto a molti dei suoi illustri “colleghi”. È infatti uno degli eredi della dinastia Tan Chong Motors, una delle imprese più importanti della Malesia. Evidentemente l’imprenditoria è nel suo sangue, se si pensa che suo nonno aveva fatto qualcosa di molto simile a quanto lui ha fatto con Grab, lanciando un servizio taxi divenuto poi il distributore ufficiale delle automobili Nissan nel paese. Già durante gli studi alla Harvard Business School aveva progettato un’app di servizio taxi, arrivando secondo al Business Plan Contest del celebre ateneo nel 2011. Nel 2012 il grande salto. Tan, ultimo di tre fratelli, ha lasciato il suo ruolo come capo del marketing della Tan Ching Motors per lanciare l’app My Teksi in Malesia insieme al compagno di studi Tan Hooi Ling, insieme al quale fonda Grab. Dopo aver stabilito la sede della compagnia a Singapore, Tan lancia un programma di espansione che raggiunge subito le Filippine e la Thailandia nel 2013, il Vietnam e l’Indonesia nel 2014. Più recentemente arriva anche in Cambogia e a Myanmar. Nello stesso anno lancia GrabCar, che offre un metodo alternativo di trasporto che sfrutta auto private per ovviare alla mancanza di mezzi pubblici durante le ore di punta.
Non solo auto: tutti i servizi
Grab viene descritta come l’Uber del Sud Est asiatico. Ma le ambizioni di Tan non si fermano qui. Non vuole essere una copia di qualcos’altro e capisce che deve espandere i servizi della sua società. Sempre nel 2014 lancia GrabBike, servizio di bike sharing che fornisce anche assicurazione medica per gli utenti. L’anno seguente ecco GrabCar+, servizio per clienti di alto profilo con una flotta di auto di lusso. Nel 2016 un nuovo importante allargamento di raggio, con GrabHitch, servizio di noleggio auto, e GrabExpress, un servizio di delivery door-to-door. Il modello è quello dei colossi del Dragone, piattaforme multifunzionali come Tencent. Ecco allora anche GrabChat, un’app di messaggistica istantanea che ha tra le sue funzioni anche un tool di traduzione per facilitare le comunicazioni tra passeggeri e autisti di GrabTaxi qualora i due fossero di nazionalità diverse. Non è tutto. Arrivano anche GrabFood e GrabPay. Da una parte la consegna di cibo sul modello di Amazon, dall’altra
un servizio di pagamento tramite app sulla scorta di WeChat Pay e Alipay.
Grab sulla scena internazionale
Grab è diventata nel giro di pochi anni il principale attore dei nuovi trasporti in tutto il Sud Est asiatico, operando in otto paesi e 196 città della regione, con oltre 90 milioni di utenti e circa tre milioni di autisti. Un ruolo Ma Tan sta riuscendo a rendere Grab una immensa piattaforma con tutta una serie di servizi, non ultimi quelli finanziari, che promettono di sfidare le abitudini dei cittadini dell’area, restii a utilizzare carte di credito o persino conti corrente bancari. Ma Tan, descritto dai suoi dipendenti come un leader “maniacale”, è ambizioso è vuole stimolare la rivoluzione cashless che ha già travolto la Cina. Grab vuole affermarsi come modello vincente del Sud Est, senza soccombere all’espansionismo dei big del Dragone. Tan vuole dimostrare che c’è la possibilità per campioni regionali di emergere anche in quell’area. E per farlo sta cercando anche di implementare la sua presenza a livello globale, come dimostra la prossima apertura di un grande centro di sviluppo a Seattle, che servirà da tech hub per attrarre talenti dagli Stati Uniti. L’attenzione su Grab è già altissima come dimostra il massiccio round di investimenti nel 2017 che ha visto protagonisti SoftBank e Didi Chuxing. Un nuovo gigante è nato, stavolta a Sud Est.