Una fabbrica giapponese riconvertita, per il momento, a un nuovo business: là dove uscivano pannelli Lcd e televisori ora si sfornano protezioni la cui efficacia contro il virus è tuttavia da provare
Le persone contagiate dal coronavirus in Giappone sono circa 210. Ma la domanda di mascherine, in quel paese come d’altronde in molte altre parti del mondo, è elevata. Per quanto quel genere di protezioni, specialmente quelle di tipo chirurgico, servano più quando si è infetti – per evitare di infettare gli altri – che in situazioni inverse. In ogni caso, per sostenere queste necessità Sharp, il colosso della tecnologia e in particolare dei pannelli e dei display, ha comunicato che inizierà a produrne all’interno di una delle sue fabbriche giapponesi. Fabbrica in cui, di solito, si sfornano appunto schermi Lcd.
Secondo quanto riportato dall’Associated Press nell’impianto di Kameyama, nella prefettura di Mie, al centro del paese e non troppo distante da Kyoto, oltre ai pannelli si assemblano di solito televisori. Sharp produrrà circa 150mila mascherine al giorno entro la fine del mese, fino ad aumentare la capacità produttiva a 500mila al giorno. Economia di guerra virale, verrebbe da dire.
Gli standard di igiene
Ma come mai proprio quella fabbrica e, in generale, gli impianti tecnologici? Perché già di base si tratta di strutture dove vengono rispettati i più elevati standard di pulizia e igiene, proprio a favore della massima qualità dei raffinati componenti tecnologici che non sopporterebbero polveri e altri agenti esterni. In questo caso quel genere di impostazione torna sorprendentemente utile alla produzione delle semplici produzioni sanitarie come quella delle mascherine.
Sharp è di proprietà del colosso cinese Foxconn, lo stesso che assembla gli iPhone di Apple e centinaia di altri prodotti hi-tech per altrettanti brand. Secondo l’agenzia deve ancora chiarire i piani di distribuzione o il prezzo delle mascherine ma appunto la dirigenza ha deciso di riconvertirsi, almeno per il momento, in quella direzione. Anche in Giappone, per quanto indossarle specialmente in inverno sia un’abitudine piuttosto diffusa, trovare nuove mascherine sta diventando complicato. Così come sono andati a ruba, tanto da doverne contingentare la vendita, altri beni di prima necessità, carta igienica su tutti.
L’appello del chirurgo generale Usa
Eppure ci sono molti dubbi sull’efficacia delle mascherine. Jerome Adams, chirurgo generale degli Stati Uniti, portavoce del governo federale per le questioni di sanità, è per esempio tornato sul punto nel corso del fine settimana con un tweet piuttosto duro. “Parlo sul serio, smettetela di comprare mascherine” ha scritto. “Non sono utili a difendere le persone dal coronavirus e se medici e infermieri non ne hanno a sufficienza per darle ai pazienti palati questo mette a rischio loro e l’intera comunità”. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha più volte spiegato che indossare le maschere ha senso solo quando ci si occupa di qualcuno che si sospetta possa essere infettato e appunto quando si ha la certezza di averla contratta, per contrastare la diffusione del virus.