Uno strumento utile per i Governi. Ma i dubbi sulla tutela della privacy restano
L’obiettivo (senz’altro nobile) di informare governi e Stati sull’efficacia delle misure di isolamento contro il coronavirus non toglie di mezzo una serie di domande. Come mai Google può tracciare il movimento delle persone attraverso dati di Google Maps e pubblicarli senza alcun problema? E, soprattutto, chi ha dato il consenso? In un report del motore di ricerca più grande e potente al mondo, l’azienda ha annunciato di aver tracciato gli spostamenti delle persone in 131 paesi colpiti dalla pandemia. «Abbiamo appreso – si legge – dai funzionari della sanità pubblica che lo stesso tipo di insights aggregati e anonimi che utilizziamo in prodotti come Google Maps potrebbero essere utili» per prender decisioni importanti nel contrasto al Covid 19.
L’occhio di Google
Come ha spiegato Google nella propria comunicazione, il report che fotografa gli spostamenti di centinaia di milioni di persone – e, per quanto riguarda l’Italia, conferma il successo delle misure restrittive – sarà disponibile online fintanto che le autorità lo riterranno utile. Il motore di ricerca ha confermato che attorno a ristoranti, farmacie, parchi, stazioni e altri luoghi pubblici la presenza di persone è davvero crollata dopo l’entrata in vigore della stretta. A emergenza pandemia conclusa, ha informato Google, tutte le informazioni verranno messo offline. Ma come ha fatto Google ad aggregare una mole simile di dati? La multinazionale ha spiegato di aver utilizzato soltanto quelli che gli utenti con la cronologia delle posizioni attivata su Google Maps.
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Non sfugge che il tema della privacy abbia subìto un notevole ridimensionamento da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. E non è neppure un segreto la pervasività di Google e di altri giganti del tech nelle nostre vite. Anche gli Stati si fanno meno premure a riguardo: Israele, per citare un esempio, ha pensato di utilizzare la geolocalizzazione per monitorare le persone in quarantena e far sì che non escano di casa. Google cita nel suo report anonimi funzionari della sanità pubblica – di cui sarebbe interessante conoscere l’identità – e garantisce sulla tutela della privacy dei dati. Ma gli scandali e le falle dei giganti del tech sulla materia richiederebbero ben più di una fiducia sulla parola.
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Soro: i rischi della «mappatura costante»
Intendiamoci: le multinazionali stanno sborsando miliardi in donazioni per gli ospedali e strutture sanitarie in prima linea contro il coronavirus. Soltanto in Italia Amazon, e citiamo soltanto un esempio, ha donato 3,5 milioni di euro a Protezione civile e organizzazioni no profit. Tutto questo però non scansa la questione del diritto della privacy. Sul tema è intervenuto anche Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali. «La mappatura costante dei nostri movimenti, delle persone con le quali, per le più varie ragioni, veniamo in contatto, non è una misura esattamente irrilevante per la nostra vita privata e per la nostra stessa percezione di libertà – ha spiegato in un intervento – Non lo è, a maggior ragione, un drone che sorveglia costantemente il cielo, benché- sarebbe bene precisarlo – dovrebbe limitarsi a segnalare ‘impersonali’ assembramenti e non riprendere scene di vita quotidiana». Quelle, peraltro, fotografate da Google.