Maciej Kranz ha presentato a Milano il suo ultimo libro, Connetti la tua impresa all’IOT. StartupItalia! ne ha approfittato per rivolgergli alcune domande sull’Internet delle cose e l’industria 4.0
La presentazione milanese dell’ultimo best seller di Maciej Kranz, Connetti la tua impresa all’IOT – Come introdurre nuovi modelli di business, sbaragliare i concorrenti e trasformare il tuo settore (edizioni FrancoAngeli Management), è stata l’occasione per scambiare quattro chiacchiere con il vicepresidente del Corporate Strategic Innovation Group di Cisco System. Opportunità più che ghiotta dato che, quando si parla di Internet delle cose si parla di Kranz, che se ne occupa ormai da quasi vent’anni. In sua compagnia anche Agostino Santoni, Ceo di Cisco Italy.
Come impattano la trasformazione digitale e l’industria 4.0 sul business?
Abbiamo già avuto un impatto considerevole se pensiamo che ormai già migliaia di aziende, per esempio nel settore della sanità, dei trasporti, dei rivenditori così come gli stessi produttori, si sono buttate in questo nuovo campo. Tuttavia non ci si rende conto che di fronte a noi si aprono praterie immense. Mi piace sempre paragonare questo periodo storico e queste novità tecnologiche a un percorso e dire che il nostro viaggio è appena incominciato.
Nel libro Connetti la tua impresa all’IOT lei scrive che Internet delle cose e industria 4.0 sono modelli di business tagliati su misura per il settore manifatturiero. Dato che il nostro Paese poggia proprio su quello, quali prospettive si aprono per l’Italia?
È vero, quando si parla di determinati argomenti, in genere, si pensa sempre alla grande industria. In un mondo con più di sette miliardi di persone abbiamo 70 milioni di individui che entrano nel ceto medio ogni anno: questa classe media in continua espansione genera una esigenza di consumo di 8mila miliardi di dollari e spinge le aziende manifatturiere a essere più produttive, sostenibili, flessibili e competitive. Poi ovviamente ci sono legislazioni nazionali e sovrannazionali sempre più rigide e intransigenti. L’Internet delle cose avrà un impatto significativo proprio nel settore manifatturiero e io credo che ciò si vedrà tanto nelle grandi realtà quanto nelle PMI, perché dà a tutti gli stessi strumenti per essere competitivi.
Leggi anche: Mariastella Gelmini a StartupItalia!: “Per le startup occorrono incentivi fiscali, meno burocrazia e facilitazioni investimenti”
Ecco, Kranz, ha parlato di PMI: il tessuto imprenditoriale italiano si compone soprattutto di quelle, essendo poche nel nostro Paese le grandi realtà. Quindi, quali benefici ne ricaveranno?
Questo è un periodo di grandi trasformazioni e trovo che i nuovi modelli ben si adattino soprattutto alla formula delle PMI grazie ai quali potranno mantenere la loro struttura smart, flessibile, riuscendo però a competere nel mercato globale come mai prima nella storia.
Quando si parla di IOT si parla spesso di smart cities e di città sempre più connesse e protagoniste nelle nostre vite: però, Kranz, le chiedo se non sia un controsenso. In fondo, essere connessi sempre e ovunque ci permette di lavorare e avere relazioni interpersonali da remoto, dunque perché un domani dovremmo avere l’esigenza di andare in città?
È una buona domanda, ma penso che in realtà la trasformazione di cui stiamo parlando non solo sia già in atto, ma tramuterà proprio il modo di intendere le città. Mi spiego: anzitutto, già oggi in Cisco tutti noi abbiamo monitor per i meeting in remoto. Nessuno ama il traffico e lo smog, quindi vivremo le città in modo diverso: non più come posto in cui si lavora, che sarà “disaggregato”, ma come posto in cui vivere, andando per eventi e mostre, e la qualità della vita non potrà che beneficiarne.
Parlando di futuro e di lavoro, non posso farle la classica domanda sul problema rappresentato dai robot in fabbrica: rappresentano davvero una minaccia all’occupazione o possono essere una risorsa?
[ride] Se ne parla molto, è vero, e viene detto un po’ di tutto. Io credo che bisogna distinguere in due aspetti: quali sono gli usi dei robot e qual è il loro impatto a livello occupazionale e ragionarci seriamente. È innegabile che questi strumenti hanno impatti assai positivi nell’industria: penso per esempio al loro uso nei magazzini dove è possibile trovare la merce stoccata con molta più facilità rispetto a prima o all’uso dei droni nella catena di montaggio. Con loro si velocizza la produzione e la si rende più economica. Ecco, in questo modo si libera l’uomo da un lavoro meccanico, che noi già oggi definiamo da robot, e gli si da modo di dedicarsi a qualcosa di più creativo, che nessun automa potrà mai eseguire.
Agostino Santoni: Da questo punto di vista, Cisco è all’avanguardia, anche in Italia, per esempio con il programma “Digitaliani” di cui anche StartupItalia! si è più volte interessata in passato: 100 milioni di dollari investiti per incentivare la svolta economica e produttiva del Paese. Ogni aspetto della nostra vita quotidiana viene rivoluzionato, semplificato e ottimizzato. Sono davvero numerosi i progetti e le collaborazioni avviati dopo il lancio avvenuto nel gennaio 2016: abbiamo investito in educazione, tanto negli istituti tecnici quanto nelle università, poi abbiamo esteso il programma alle carceri e agli istituti di pena formando migliaia e migliaia di giovani per la sfida dell’industria 4.0 e almeno 15mila sul tema della cyber-security. Poi ovviamente c’è la questione del re-skill che non va tralasciata e diverrà via via sempre più centrale perché dovremmo, per così dire, riprogrammare le persone in modo da mantenerle competitive.
Ho un’ultima domanda per concludere il nostro piacevole colloquio: Kranz, si dice spesso che quella che stiamo vivendo sia la prima rivoluzione tecnologica a non portare benefici concreti al lavoratore: non sta aumentando l’occupazione, anzi, diminuisce; non migliorano le condizioni lavorative, anzi, spesso si deve competere a ribasso coi lavoratori dei Paesi emergenti; non crescono i diritti, anzi, i welfare dei Paesi vanno sfilacciandosi. Lei giustamente dice che la tecnologia rende il processo produttivo permette di velocizzare la produzione e di renderla più economica: come mai allora questi benefici non si riverberano anche sui lavoratori?
Vede, io anzitutto sono un eterno ottimista [ride]. Resto infatti convinto che la connettività darà invece a tutti l’occasione di avere le stesse informazioni e le mededime opportunità di carriera: non era mai successo prima nella storia. In più, come ho detto prima, c’è il discorso di potere finalmente liberare l’uomo da attività meccaniche, ripetitive e alienanti per consentire di dedicarsi a occupazioni molto più creative. Sono convinto che le tecnologie renderanno e stiano già rendendo la vita più facile e divertente. Però, ripeto: l’industria 4.0 è un viaggio che abbiamo iniziato a intraprendere e non si può rifiutarlo perché chi non lo inizierà ora è destinato a soccombere.