Alla Liquidweb lavorano a robot umanoidi comandati col pensiero per aiutare persone affette da disabilità. In futuro questa tecnologia potrebbe arrivare nelle nostre case grazie a un gioco.
Usare le onde celebrali per comandare un robot? Alla Liquidweb ci credono e lavorano a robot umanoidi comandati col pensiero che possano aiutare persone affette da disabilità. Ma in futuro questa tecnologia potrebbe arrivare nelle nostre case grazie a un caschetto ed un tablet collegati tra loro in wi-fi.
Raccontato così sembra tutto molto semplice, ma il progetto su cui lavora Pasquale Fedele, è tutt’altro che semplice. Con la sua startup, la Liquidweb – affiliata all’incubatore Toscana Life Sciences – ha messo a punto un sistema chiamato Brain Control. Si tratta di un’interfaccia neurale sotto forma di un apparecchio non invasivo, un caschetto, da applicare sulla testa per interpretare gli impulsi elettrici generati dal cervello. Una rete di sensori “legge” l’attività cerebrale, mentre un tablet collegato in wi-fi analizza i dati e li converte in comandi. In questo modo, pazienti in stato di “locked in”, cioè con abilità cognitive intatte ma incapaci di muoversi ed interagire, possono tornare a comunicare col mondo esterno.
Un avatar robotico al servizio di pazienti tetraplegici
Ad oggi è disponibile in commercio una prima versione della piattaforma, certificato come dispositivo CE medicale di classe I. Ma c’è dell’altro. Grazie al supporto di diverse realtà scientifiche e aziendali – come Humanot, Massimi Sistemi, Micromecc e l’Università degli studi di Siena – Liquidweb sta lavorando su un robot umanoide che promette di trasformarsi in un vero e proprio avatar di questi pazienti. Il suo nome è BrainHuro ed è un progetto cofinanziato dalla Regione Toscana. “Abbiamo da poche settimane completato un prototipo di robot umanoide controllato mediante il pensiero”, racconta Fedele. “Stimiamo che tra cinque anni, tramite l’evoluzione dell’ingegneria biomedica, si potranno realizzare esoscheletri totalmente controllati dal pensiero, in grado di ridare anche il movimento alle persone affette da malattie paralizzanti”.
Il robot potrà infatti essere di aiuto nello svolgimento di gesti quotidiani, come andare “virtualmente” in giro per casa, interagire con i propri cari ed osservare il tramonto dalla finestra.
Controllare un robot col pensiero: un gioco da ragazzi
Sarebbe errato però, pensare che le complesse tecnologie per il controllo neurale siano solo ad appannaggio di centri di ricerca e laboratori. Anzi, soluzioni più “elementari” si fanno largo sul mercato. “Le cuffie capaci di leggere l’attività cerebrale diventano sempre più semplici ed economiche. Presto saranno parte della nostra vita, ma ancora in pochi se ne rendono conto”.
È con queste parole che Paolo De Gasperis ci presenta il “Mind Your Bot!”, laboratorio didattico sviluppato dall’associazione DiScienza, di cui è co-fondatore. Questi workshop nascono per avvicinare tutti alle future tecnologie. Tra le quali, appunto, la Brain Computer Interface. Sono sufficienti delle cuffie che permettono di controllare alcuni oggetti attraverso l’uso delle onde cerebrali ed un po’ di creatività. Ed ecco che una delle più interessanti sfide tecnologiche del futuro può trasformarsi in un semplice gioco.
La fantascienza invade le nostre case
L’attività ludica in questo caso consiste nel controllare i robot – semplicissimi: ruote motorizzate, scheda Arduino e antenna – e cercare di completare un percorso prima degli avversari. Mindbot infatti, è un rover controllato dal nostro livello di concentrazione: misurando l’attività elettrica del cervello è in grado di regolare la velocità dei motori. “Il cuore di tutto è la cuffia”, afferma De Gasperis. “Un oggetto complesso ma che si può comprare online a meno di 100 euro e che permette di leggere alcuni stati in cui si trova il cervello: il livello di “concentrazione”, ossia onde alfa e beta, e il livello di “rilassamento”, gamma e delta”. Maggiore quindi è l’attenzione, più alta sarà la velocità. Al contrario, basterà un respiro profondo ad occhi chiusi per rallentare – e addirittura far tornare indietro – il nostro robot.
MindBot è un’attività didattica, ma nella sua semplicità ci mostra uno dei tanti usi di questa tecnologia che presto potrebbero entrare a far parte del nostro quotidiano. Abbiamo già visto in medicina protesi controllate attraverso impulsi nervosi. Presto potremo attivare con il controllo mentale la fotocamera dello smartphone piuttosto che controllare la nostra automobile. La tecnologia c’è. Una volta abbattuti i costi diventerà, in breve tempo, accessibile a tutti. È solo una questione di tempo e presto usare le onde cerebrali per comandare un robot sarà, davvero per tutti, un gioco da ragazzi.