La crescita demografica rappresentata da un cuore che batte all’impazzata, fino al suo probabile arresto. Tutto in una mappa interattiva e in un video per mostrare un problema che dovremo affrontare da qui fino al 2050.
Il cuore accelera, senza mai fermarsi, seguendo il ritmo dell’esplosione demografica che ha accompagnato la diffusione dell’uomo sulla Terra. Questa è la metafora scelta dal sito World Population History, creato dal programma Population Education, per mostrare, in una mappa e in un video, come l’umanità abbia colonizzato il mondo. Secolo dopo secolo.
L’effetto è davvero impressionante perché è un battito che parte lento ma che accelera pian piano fino a diventare una tachicardia dal rumore quasi assordante. E che sottolinea un probabile punto definitivo di arresto. Il video dura circa 5 minuti, un tempo sufficiente per far capire l’importanza di quello che oggi è davvero un problema e le conseguenze, se non corriamo ai ripari, che avremo da qui al 2050.
Un vero boom demografico
È interessante notare quanto, nella nostra Storia, ci siano stati alcuni avvenimenti realmente influenti. Duemila anni fa, nel momento d’inizio di questa timeline, c’erano appena 170 milioni di persone in tutto il pianeta. Da quel momento in poi si registra una crescita lenta ma costante, determinato da guerre, imperi e scoperte. Fino ad arrivare all’epidemia di peste nera (siamo nel quattordicesimo secolo) che segna il primo vero segno negativo.
La colonizzazione e il progresso, in generale le conquiste scientifiche e geografiche, hanno determinato invece quella crescita esponenziale che oggi ci è tanto familiare: dagli inizi del ‘800 ad oggi si è passati, rapidamente, da 900 milioni a oltre 7 miliardi di individui. E nel 2050 sfioreremo i 10 miliardi. Un vero e proprio boom demografico.
Ma chissà, a quel punto, se avremo compromesso per sempre la Terra o se saremo riusciti a regalare alle generazioni successive un mondo ancora abitabile. Certo è che il tempo scarseggia e questo video ne è una chiara dimostrazione:
[vimeo id=”130468614″]
Fonte: Vox