Al CES di Las Vegas l’ex produttore di elicotteri per uso militare ha mostrato un velivolo con propulsore a metà ibrido elettrico per viaggiare più a lungo dei competitor. Primi voli in programma il prossimo anno
Nexus è pronto a spiccare il volo e cambiare lo status quo del settore. No, non si parla dello smartphone di Google, bensì del taxi volante su cui sta lavorando Bell, l’azienda statunitense nota per la produzione di elicotteri che dall’anno scorso ha cambiato nome e obiettivi passando dai convertiplani ad uso militare realizzati in passato, come il V-22 Osprey sviluppato insieme a Boeing per le forze armate americane, a soluzioni per la futura mobilità cittadina. La compagnia texana con sede a Fort Worth ha presentato al CES di Las Vegas il primo modello in scala reale (non ancora funzionante però) del suo mezzo per solcare i cieli annunciando che i primi voli avverrano nella seconda metà del 2020.
Com’è fatto?
Il Nexus può ospitare fino a cinque persone (quattro passeggeri più il pilota), raggiunge i 240 km/h, conta su un propulsore ibrido-elettrico che consente decolli e atterraggi in verticale (si tratta del velvoli eVOTL – electric Vertical Take-Off and Landing) e offrirà un’esperienza di volo arricchita dalla realtà aumentata. Interamente realizzato in fibra di carbonio e caratterizzato dalla presenza di sei motori elettrici e altrettante ventole inclinabili sui lati, è in grado di ottenere energia delle batterie e da una turbina a gas, assicurandosi in tal modo di poter volare più a lungo e trasportare un peso maggiore rispetto ai competitor, che sono tanti ma con progetti abbastanza simili, almeno per quanto visto finora.
L’asso nella manica
La forza di Bell, parte del conglomerato Textron, in cui rientrano pure Cessna Aircraft e Beechcraft, è l’esperienza nella produzione di velivoli VOTL, che permette all’azienda di focalizzare l’attenzione sul versante elettrico e sugli sviluppi dei sistemi tecnologici per approntare velivoli efficienti, sicuri e non esclusivi. Se l’utilizzo dell’elicottero per brevi spostamenti è tipico di chi ha portafogli generosi, il Nexus e più in generale i taxi dei cieli saranno ad uso e consumo di una larga fetta della società. Il progetto di Bell è tra i più avanzati nel panorama dei velivoli in grado di decollare e atterrare sui tetti degli edifici, non a caso nel 2017 anche Uber ha deciso di finanziare il gruppo texano. Con Boeing, Airbus, Aston Martin, Audi, Rolls Royce, Volocopter, Lilium e la startup Kitty Hawk finanziata da Larry Page a investire forti risorse nei rispettivi progetti, Bell può vantare i migliori partner per la produzione dei suoi Nexus: il sistema di propulsione ibrido sarà progettato dai francesi di Safran, le batterie saranno fornite da Electric Power Systems, mentre computer e sistemi per il controllo del volo saranno firmate da Thales. Insomma una serie di società specializzate che semplificheranno le operazioni dei piloti rispetto a quelle cui sono abituati oggi con gli aerei di linea.
Le spine
Ammesso che la tabella di marcia di Bell sarà rispettata, a partire dalla metà del prossimo anno assisteremo ai primi voli di Nexus, che però saranno sperimentali, poiché sono molte le problematiche da sbrogliare prima di avviare l’utilizzo commerciale dei taxi con le ali (l’obiettivo è il 2023). Al di là della questione batterie, cioè l’autonomia di viaggio, tratto cruciale per il buon funzionamento dei mezzi elettrici, bisognerà vedere come i governi (nazionali e locali) gestiranno la legislazione di una frontiera inedita e inesplorata. Con la costante migrazione di larghe fette della popolazione dalle campagne verso le grandi città, la necessità di trovare alternative capaci di alleggerire il traffico stradale rende le autostrade del cielo una soluzione potenzialmente ideale per risolvere almeno in parte il problema, a patto di pazientare per lo sviluppo dei mezzi, della relativa infrastruttura e di norme in grado di regolamentare il fenomeno.