Il We Do Fablab è un caso emblematico di come, a volte, tenere aperto un laboratorio non sia semplice. E di come non ci si debba mai dare per vinti.
Dopo l’arrivo dei fablab in Italia nel 2012, abbiamo assistito all‘esplosione del fenomeno in tutta la Pensiola. Poi, finito l’entusiasmo iniziale, il fenomeno si è stabilizzato fino ad arrivare alla situazione odierna. Molti fablab aperti nella fase iniziale del movimento fabber in Italia sono ancora attivi, alcuni si sono espansi diventando dei punti di riferimento in diversi settori per il loro territorio. Per altri la sorte non è stata benevola. Complici alcuni fattori burocratici, economici o territoriali, alcuni laboratori hanno dovuto chiudere i battenti. Il We Do Fablab è un caso emblematico di come, a volte, tenere aperto un laboratorio non sia semplice. Grazie alla passione e alla dedizione di Massimiliano Ferrè, però, oggi il fablab è attivo al servizio della comunità. E a breve avrà una nuova sede, in accordo con il comune di Bellinzago Novarese.
Una storia rocambolesca (e non troppo fortunata)
We Do Fablab inizia nel 2013 a Fontaneto d’Agogna, in provincia di Novara, dall’unione di due associazioni giovanili. L’Associazione Per Fare Un Tavolo e l’Associazione Occhi Aperti decidono di creare insieme un luogo in cui si potessero incontrare competenze manuali e digitali, per offrire supporto al territorio e servizi tecnologici alle aziende. Grazie ad alcuni finanziamenti pubblici e privati, il progetto riesce a vedere la luce. L’avventura ha inizio in un capannone industriale adibito a falegnameria. Un anno dopo, il gruppo di giovani si divide e il progetto si sposta a Borgomanero, all’interno di uno spazio polivalente che accoglie al suo interno altre attività giovanili. Nasce così, nel 2014, l’associazione culturale We Do Fablab.
Nel Marzo del 2015 il direttivo dell’associazione si rinnova con l’arrivo di Sara Garone e Francesco Frassini. In questo periodo, We Do Fablab subisce furti di materiale, furti di denaro, danneggiamenti alle attrezzature ed allagamenti. L’associazione si trova così costretta ad adire a vie legali per preservare il proprio lavoro e tutelare se stessa e i propri membri. Come se non bastasse, nel giugno del 2015 avviene il cambio di gestione della struttura che ospita il laboratorio. Per via dei diversi interessi del fablab e della nuova gestione, il contratto di locazione non viene rinnovato e l’associazione è costretta a cercare una nuova sede. La situazione non è semplice: i macchinari sono ingombranti e necessitano di un riparo, inoltre c’è la necessità di dare continuità al lavoro del fablab. Massimiliano si rivolge alle istituzioni per chiedere aiuto, contattando i comuni del bacino d’utenza di Novara disposti a collaborare. Il comune di Bellinzago Novarese, posto all’interno del parco piemontese del Ticino, risponde alla chiamata. Ha inizio così il nuovo corso del fablab.
Massimiliano è orgoglioso del proprio laboratorio. La funzione del We Do Fablab è innanzitutto rivolta al territorio e alle persone: «Per me è importante che il fablab abbia un risvolto sociale e che riesca a dare il proprio contributo in maniera continuativa». Essere entrati in contatto con il comune di Bellinzago Novarese ha rappresentato una svolta per la storia del laboratorio, che è riuscito ad evitare di chiudere e a rilanciarsi partendo proprio dalle persone.
We Do Fablab: lo sportello di Informa Lavoro
«Ho parlato con il Comune di Bellinzago Novarese che, nell’ultimo anno, ci ha dato la possibilità di tenere i corsi e i workshop presso delle sale polivalenti. A maggio We Do Fablab ha sottoscritto un protocollo d’intesa grazie al quale il Comune ha stanziato un contributo per l’allestimento della nuova sede e per l’avvio delle attività di laboratorio. Attualmente lo spazio è in allestimento, così come il nostro sito. Ciò che ci soddisfa è che all’interno di questo accordo è previsto un collegamento con lo sportello di informalavoro. Chiunque può recarsi presso questo sportello che gestiamo noi direttamente come associazione. Così, le persone che vogliono acquisire nuove competenze o inventarsi un nuovo lavoro possono essere indirizzate al laboratorio per la realizzazione di percorsi o progetti specifici».
Sin dall’inizio il laboratorio ha cercato di tenere il più possibile una dimensione sociale nel proprio operato. Se però nei primi anni gli sforzi del We Do Fablab erano indirizzati per metà alla formazione e per l’altra metà erano parte di un discorso di profitto, oggi invece lo statuto del fablab prevede soltanto un impegno nell’ambito della formazione. Detenere uno sportello destinato alle catogorie di persone in cerca di lavoro è un grosso passo avanti nel contesto dei laboratori digitali, che in questo modo vengono rioconosciuti dalla società come luoghi professionalizzanti, in grado di dare una risposta alla comunità.
Tra aziende e persone
La zona in cui è nato e in cui si è sviluppato il We Do Fablab è ricca di piccole realtà artigianali, ma anche di grossi colossi industriali nel settore della rubinetteria e simili. Nonostante la predisposizione del territorio sia tecnica, però, Massimiliano ha notato nel corso del tempo che gli interessi delle persone che si rivolgevano al laboratorio fossero più indirizzati a risvolti artistici piuttosto che a quelli tecnico-scientifici. Una tendenza particolare, che testimonia un’inclinazione delle persone non per forza in linea con la filiera produttiva del territorio. La forza di un laboratorio digitale è anche questa: poter incontrare le necessità tanto delle aziende, quanto di artigiani, artisti e privati. In parallelo ai corsi più tecnici, quindi, si cerca anche di dare importanza ai risvolti più artistici del movimento maker.
Con l’inizio del 2017 We Do Fablab aprirà i battenti della nuova sede. Nel frattempo continuano i corsi e i workshop destinati alla popolazione. Massimiliano, nel dare la notizia della prossima apertura, spiega anche quale sarà il prossimo passo del laboratorio: «Vogliamo partire dall’inaugurazione cercando di completare il terzo step del nostro percorso. Dopo aver creato il fablab per diffondere competenze e fare formazione abbiamo creato lo sportello di informa lavoro per collegamento con le persone che hanno necessità di imparare nuovi mestieri. Ci piacerebbe iniziare a lavorare con associazioni di categoria, quindi con le aziende. Ciò a cui ambiamo sono collaborazioni con aziende che propongano dei corsi di formazione ad hoc, oppure che propongano progetti di ricerca e sviluppo purché rientrino nelle nostre competenze».
We Do Fablab ha rischiato più volte di fermarsi, ma la passione e l’abilità di Massimiliano e dei suoi collaboratori hanno permesso che il laboratorio superasse il periodo critico iniziale. Oggi il fablab rappresenta un’opportunità per molti residenti della zona di Bellinzago Novarese. Domani potrebbe diventare lo stesso per le aziende, senza rinunciare alla funzione sociale che lo caratterizza. L’ennesima battaglia vinta dal movimento dei makers in Italia.