Officucina è il laboratorio di Francesco Bombardi, metà fablab e metà cucina. Sarà alla Maker Faire Rome 2016
Francesco Bombardi è noto tra i makers italiani per essere stato, nel 2012, tra i fondatori del FabLab di Reggio Emilia, in collaborazione con la società REI (Reggio Emilia Innovazione). È stata una delle prime esperienze di FabLab in Italia, un riferimento per molte altre realtà che sarebbero nate di lì a poco. A due anni dall’inizio di quell’esperienza, Francesco è ripartito con un nuovo laboratorio all’interno del master Food Innovation Program pensato da Matteo Vignoli. Stiamo parlando di Officucina.
Food e artigianato digitale, esigenze del territorio
L’idea di Officucina è nata in maniera spontanea. Fin dall’inizio dell’esperienza di Reggio, Francesco aveva notato come il FabLab si dedicasse molto al tema del cibo. «I FabLab devono anche esprimere la vocazione del proprio territorio, e le nostre attività erano spesso impostate sul food» ha spiegato proprio Bombardi. Nel 2014 Francesco inizia a pensare a un progetto ibrido, un laboratorio destinato sì alla cucina ma con un approccio vicino a quello dei FabLab.
«Un concept nuovo. Esportabile e trasportabile in qualunque contesto lo avesse accolto»
Il contesto favorevole arriva presto. Nell’estate del 2014 Matteo Vignoli, professore alla Università di Modena e Reggio Emilia attivo nei settori del design thinking e dell’innovazione, parla a Francesco di un master sul tema dell’innovazione applicata al cibo, e della possibilità di gestire il laboratorio destinato agli studenti.
«Mi ha spiegato che stava scrivendo il programma di un master chiamato Food Innovation Program con Sara Roversi e che gli sarebbe piaciuto se avessi gestito io il laboratorio degli studenti. Gli ho parlato del mio sogno nel cassetto, di Officucina, e gli è piaciuto. L’abbiamo presentato poco tempo dopo a Riccardo Luna, in anteprima su RNext».
L’innovazione del cibo
Officucina è una cucina ma anche un fablab, un ibrido tra due realtà diverse. Al suo interno si possono trovare friggitrici, frigoriferi e abbattitori, ma anche stampanti 3D per materiali commestibili, lasercut e tutti gli altri strumenti in dotazione ad ogni laboratorio di fabbricazione digitale. Ciò che la distingue dagli altri laboratori è di essere dichiaratamente votato all’innovazione del cibo come proprio ambito di sviluppo.
«La formula è questa: progettare i processi per poi viverli in prima persona con tecnici, studenti e ricercatori. In questo modo si capiscono gli errori e si migliora» spiega sempre Francesco Bombardi. Avere a disposizione tutti gli strumenti per lavorare e al tempo stesso sperimentare comporta un vantaggio notevole nel settore del food. Prima, i luoghi dedicati all’innovazione nel settore erano le industrie, i ristoranti e le cucine domestiche, quelle in cui ogni giorno cuciniamo.
Officucina cambia il paradigma: ha la stessa filosofia open tipica dei FabLab e le conoscenze culinarie e gastronomiche elevatissime, degne del miglior ristorante
Formare gli innovatori del cibo
La finalità del master di cui fa parte Officucina è la formazione di nuovi profili di innovatori nell’ambito del cibo e della ricerca sul cibo «partiamo dalla nostra tradizione, che a suo tempo è stata anche innovazione, fino all’incrocio con realtà diverse, lontane dal nostro territorio, ma che hanno sempre interesse a conoscere la realtà italiana».
Alla Maker Faire Rome 2015 l’aceto col cioccolato
Officucina ha partecipato per la prima volta alla Maker Faire Rome nel 2015. In quell’occasione ha ricevuto il riconoscimento “Blue Ribbon” che attesta il valore dei progetti presentati: «Abbiamo sperimentato l’applicazione della fabbricazione digitale alla ricerca sul cibo, facendo incontrare l’aceto balsamico con il cioccolato».
«Grazie all’opportunità della fabbricazione digitale, abbiamo fatto sperimentazione a 360 gradi: abbiamo stampato in 3D la cioccolata, tagliato con il laser, costruito gli stampi… In questo modo crediamo di poter fare vera innovazione in questo settore».
Quest’anno Officucina sarà per la seconda volta alla Maker Faire Rome. «Mi hanno chiesto di progettare lo stand: sarà un richiamo della vera Officucina di Reggio Emilia, dove metteremo in mostra alcune tecnologie. Uno spazio che rappresenti il binomio innovazione – tradizione».