Dal progetto con Basilicata Innovazione a Make in Nuoro, il modello, la storia e gli aneddoti del laboratorio della Costiera Amalfitana
A Cava de’ Tirreni il Fablab che fa progetti in Sardegna con le scuole, che fa formazione con le aziende in Basilicata e in cui sta per nascere il primo centro di artigianato 2.0 del Sud (incuberà 12 artigiani nell’arco di 9 mesi). Formazione e consulenza alle aziende sono il cuore del modello di sostenibilità del Mediterranean FabLab, il primo laboratorio di fabbricazione digitale aperto al Sud (a fine ottobre 2012, QUI la dotazione delle macchine), nato in seno a Medaarch, The Mediterranean Academy of Architecture, centro di formazione e ricerca in tema di progettazione architettonica. Il team che guida il Fablab è composto da Gianpiero Picerno Ceraso, 45 anni, ingegnere civile, si occupa di efficienza energetica, sostenibilità economica e qualità della vita in chiave smart cities. Da Francesca Luciano, 32 anni, responsabile Comunicazione e Ufficio Stampa di Medaarch, del Mediterranean FabLab, del MediterraneanFablab @school e cura le attività del Fablab.
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E da Amleto Picerno Ceraso, architetto, 40 anni, fondatore di Medaarch. In tutto sono 9 i collaboratori del Mediterranean FabLab. In viale Crispi, poi, aprirà un altro spazio: 700 metri quadrati (250 metri quadrati di laboratori, un’aula formazione con 250 posti, uno spazio coworking).
Modello sostenibile
Il Mediterranean FabLab è un’associazione (nata e controllata da Medaarch, una srl) che si sostiene economicamente in questo modo. «La prima linea di ricavo, è legata alla formazione – spiega Amleto Picerno Ceraso – sia con le scuole, sia professionale, anche di alto livello. Un altro 40% viene dalla consulenza alle aziende». Il Fablab al momento conta 200 iscritti. «Ma non sono il numero effettivo degli utenti. A oggi ci interessa molto di più far utilizzare le macchine che sottoscrivere una tessera».
Make in Nuoro e Basilicata Innovazione
L’esigenza di trovare un modello economico che sostenga il FabLab è forse il primo dei tanti impegni dei makers che gestiscono un laboratorio di fabbricazione digitale. Anche dei ragazzi del Mediterranean FabLab. «In 2 anni il FabLab si è reso sostenibile, riuscendo a mantenere i 9 collaboratori che ci lavorano – ha aggiunto Amleto Picerno Ceraso – abbiamo lavorato con le amministrazione e gli enti che volevano portare la fabbricazione digitale sul loro territorio. Uno di questi progetti è stato Make in Nuoro, l’altro è stato con Basilicata Innovazione. Il primo si è sviluppato in collaborazione con la Camera di Commercio di Nuoro. Siamo partiti dalle esigenze del territorio, dall’analisi dei dati e mettendo su un fablab tagliato ad hoc. Abbiamo fatto formazione e incontrato più di 3 mila studenti della provincia di Nuoro. Il progetto è durato quasi 2 anni».
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Il progetto con Basilicata Innovazione si è sviluppato invece come un tour in Basilicata in cui il Mediterranean FabLab ha fatto formazione e incontrato più di 70 aziende. Un percorso di innovazione su come gli strumenti dei maker e dei fablab possono essere utili alle imprese.
Il Primo centro per l’artigianato digitale sede
A Cava de Tirreni poi il primo centro per l’artigianato digitale. Amleto Picerno ci informa anche che su iniziativa del Comune a Cava de Tirreni aprirà, in viale Crispi il primo centro per l’artigianato digitale con botteghe dedicate agli artigiani dove si farà formazione sulle nuove tecnologie.
Il FabLab e il territorio
Per Amleto Picerno Ceraso c’è un soggetto in particolar modo che può fare di più in termini di risorse e attenzione per i FabLab: la Regione. «E’ fondamentale. La Regione Campania – ha sottolineato – ha fatto tantissimo. Della prima legge sulla fabbricazione digitale si è occupata l’assessore Valeria Fascione: un’ottima legge sulla manifattura 4.0». Le amministrazioni comunali invece «sono invischiate nella gestione del quotidiano. Mentre il Governo centrale non è l’interlocutore giusto per i Fablab perché «non conosce le esigenze del territorio».
Non siamo sede della FabAcademy
Il Mediterranean FabLab non è fra quelli che ospitano la FabAcademy, il corso sulla fabbricazione digitale (Le lezioni sono in parte tenute a distanza dai professori del MIT di Boston, e in parte svolte in presenza con formatori locali della rete Fab Academy). «Ha un costo eccessivo per il pubblico che vuole avvicinarsi ai temi della digital fabrication» ha precisato Picerno Ceraso.