Nasce prima il FabLab o la community? Quasi un moderno paradosso dell’uovo e della gallina. A Bologna, con l’associazione MakeInBo, è stata la community a nascere per prima.
«Abbiamo iniziato costituendo un’associazione culturale, MakeInBo» racconta Livio Talozzi, fondatore di MakeInBo, «volevamo sondare il terreno in ottica di un futuro FabLab. Capire se a Bologna le persone si sarebbero incuriosite al movimento makers». In principio, erano un piccolo gruppo di appassionati che iniziarono con il proporre attività formative, workshop ed eventi. Dopo due anni la quota di iscritti era salita, arrivando a quasi 350. «Si stava realizzando ciò che speravamo. Ma l’associazione culturale non aveva i mezzi per fornire servizi strutturati e professionali verso le imprese». Così, nel giugno 2015 nasce FabLab Bologna s.r.l.s., da pochi mesi registrata all’albo delle Startup Innovative. Il FabLab Bologna lavora con le aziende nello sviluppo di prototipi, service di stampa 3d e assistenza alle vendita sul mercato. In questo modo funziona da sostentamento a MakeInBo, permettendo di coprirne i costi di gestione.
Le due realtà sono come un sistema binario: Il FabLab fa i servizi e MakeInBo è il vivaio dei talenti. Una non può vivere senza l’altra.
MakeInBo: Fabbrichiamo le idee, condividiamo sapere, mani, macchine
«Siamo aperti tutti i giorni, 10 ore al giorno. Siamo tutti posseduti dai nostri progetti, abbiamo trovato una formula che ci permette di essere sempre disponibili al pubblico». Gli spazi di MakeInBo sono stati donati dal Comune nell’ambito del progetto ‘Incredibol!’: un bando regionale rivolto alle nuove imprese creative per la riqualifica urbana. «Siamo in una zona che richiede una certa riqualificazione urbana e attraverso il nostro presidio la facciamo rivivere». I locali sono nella prima periferia della città, da un lato il centro e dall’altro le aziende della zona industriale e commerciale. «Abbiamo creato buone relazioni con il vicinato e gli esercizi commerciali intorno».
Attualmente il gruppo di MakeInBo si sta concentrando sul lavoro con le scuole. Offrono servizi di coprogettazione e programmi didattici, formando e abilitando gli insegnati nell’utilizzo autonomo delle nuove tecnologie. Ai ragazzi offrono anche iniziative private di doposcuola, invece di andare a calcio vengono da noi a fare il robot. non proprio la stessa cosa» scherza Livio. MakeInBo fornisce inoltre dei docenti qualificati agli enti che ne fanno sempre più richiesta. «Siamo partner di CNA, Unindustria, diverse realtà che hanno interesse nel formare i giovani e i disoccupati» spiega Livio, «in un mondo del lavoro che cambia, le competenze nella fabbricazione digitale diventano attraenti».
per appassionarsi e comprendere il digitale bisogna vedere il suo corrispettivo nel reale: la stampa 3D aiuta a materializzare i bit
L’importanza della community e della condivisione di idee
«Parteciperemo alla Maker Faire Rome, porteremo una console per i videogiochi con caratteristiche che non posso spoilerarti» dice ridendo Livio, «puntiamo molto su questo progetto, sperando di portarlo poi sul mercato«. Inoltre, saranno a uno stand in partnership con Intel. La multinazionale dell’informatica alcuni mesi fa scouting per testare prodotti e ha trovato nel FabLab un terreno fertile. «Il nostro punto di forza risiede nella pluralità di competenze e nello spirito di collaborazione. Che si tratti di fare un’idea, un prototipo o, non ti nascondo, anche di quando hai bisogno di un meccanico», scherza Livio «è il bello di avere una comunità affiatata».
Lo scorso mese hanno girato un promo per pubblicizzare le attività al FabLab «spiega cosa succede nel nostro FabLab» commenta Livio alla fine, «buona visione!».
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