Lofoio propone corsi per rimparare l’arte del lavoro manuale affiancandolo ai vecchi mestieri. Tutto dentro una bottega del centro storico.
«Dentro Lofoio c’è l’ambizione di rimettere in contatto chi sa lavorare con le mani, gli artigiani, e chi vuole imparare». Con queste parole Francesca Lupo introduce Lofoio, laboratorio di fabbricazione artigianale; FabLab atipico. «Siamo partiti due anni fa da una costola del FabLab Firenze. Da lì provengono due dei tre soci fondatori. Io sono la terza. Sono un architetto». L’intento di Lofoio è estendere la filosofia FabLab soprattutto al low tech, inteso come fabbricazione manuale e artigianale. Il tutto condito con un approccio di condivisione dei saperi – diffondere, comprendere e padroneggiare – e una buona dose di simpatia. A partire dal nome, una delle più conosciute espressioni toscane, o l’indirizzo email per informazioni: “[email protected]”.
Impariamo a riparare l’oggetto che si rompe. Vogliamo essere la versione più artigiana dei FabLab
Dove lavora Lofoio? Dentro una bottega artigiana
Il luogo scelto non è casuale. Francesca e i suoi soci hanno affittato un fondo artigiano, il classico spazio al piano terra, stretto e lungo. Il quartiere è quello di Santo Spirito-San Frediano, all’interno del centro storico di Firenze. «Un quartiere che è rimasto con un barlume di tipicità: ci puoi trovare la “vecchia guardia artigiana” insieme ai nuovi, più giovani, che hanno un approccio più tecnologico». La difficoltà a raggiungerli, vista l’impossibilità di transito delle automobili, non toglie nulla a Lofoio. «Ci siamo chiesti a volte quanto avrebbe senso sposarci, andare per esempio fuori le mura. ma poi capiamo di non potremmo. il radicamento con quartiere è fortissimo».
«La nostra esistenza ha senso se diventiamo il garage di prossimità. Il nostro laboratorio è frequentato più da non fiorentini e da stranieri residenti» spiega Francesca. «Il fiorentino ha già il suo garage con i suoi attrezzi. Chi si trasferisce negli appartamenti non ha nulla». Lofoio soddisfa delle esigenze molto quotidiane come la rottura della bici o il verniciare la sedia.
Teniamo vivo un modo di vivere il quartiere, la città. Ci sentiamo un baluardo contro la gentrificazione spinta.
I corsi proposti e le attività gratuite della community
«Crediamo che chi ha conoscenze manuali deve essere disposto a divulgare». Così, per quello che riguarda i corsi proposti, a Lofoio si sono messi dei paletti: «una cosa che non vogliamo a Lofo.io è il deprezzamento delle conoscenze. È giusto riconoscere le competenze altrui e pagarne il valore. Per questo il corso di un professionista viene fatto pagare a chi partecipa». Francesca racconta che nonostante non siamo certificati si sentono comunque un laboratorio specializzante.
Quando si esce da un nostro corso si è in grado di replicare ciò che imparato autonomamente
«Vogliamo fare dei mesi a tema ma per scaramanzia non aggiungo nulla» dice ridendo. Un’altra novità, quasi certa sottolinea Francesca, è l’avvio di un cineforum gratuito a ottobre. «Firenze è una città ricca di creativi, tanti hanno un proprio video nel cassetto. Si viene a Lofoio, lo guardiamo insieme e dopo ne discutiamo. Cerchiamo di creare sempre momenti di contaminazione e scambio delle idee».