Da fonderie a coworking, fino alle Officine Arduino e al Fablab Torino. L’innovazione che passa (anche) dalla riqualifica delle aree industriali e finisce allo sport per i disabili.
Innovare è il verbo fondamentale del movimento maker in Italia. Significa “rendere nuovo”, ma anche “ridare forza, valore ed efficienza” a qualcosa. Innovare è anche la missione principale di un maker. Rinnovare l’ecosistema dell’industria e dell’artigianato italiano, per esempio, è uno dei compiti dei fablab in Italia. Un esempio di rinnovamento, di cambiamento e continuità allo stesso tempo, è dato dal fablab Torino. Questo laboratorio digitale, nato all’interno di un ex complesso industriale in una città che ha rinnovato molto sé stessa negli ultimi anni, è la sintesi di quanto scritto sopra.
Un coworking dentro a uno stabilimento industriale
Dove oggi sorge il coworking Toolbox, un tempo c’erano le Fonderie Garrone. Inaugurate nel 1920 e specializzate nel trattamento di metalli pesanti, nel 1934 passano alla Fiat diventando le Fonderie Fiat. Negli anni Cinquanta, complice lo sviluppo economico, la struttura è stata adibita a trafilatura metallica. Alla fine degli anni Settanta è stata acquistata da una azienda di abbigliamento che ha gestito la struttura per i propri affari fino al 2010.
Si è posto quindi il problema di cosa fare dell’edificio, il quale sorge in un contesto di abbandono dovuto alla deindustrializzazione. Giulio Milanese, uno dei fautori del Toolbox Coworking, dice: «In quegli anni si iniziava a parlare sempre più della realtà dei coworking, perciò abbiamo ristrutturato il piano terra e nell’aprile del 2010 abbiamo fatto partire il coworking. In seguito ci siamo ingranditi, e adesso ai piani superiori ospitiamo uffici privati chiusi dove spesso capita che qualche ragazzo venuto qui da solo “salga di livello”».
«Qui ci sono tanti giovani freelance e startuppers, persone che lavorano sul web, makers e tanto altro. Quattro anni fa abbiamo avuto un contatto coi ragazzi del fablab che era ospitato alle OGR (Officine Grandi Riparazioni) e che poi sono stati cacciati via. Abbiamo dato loro gratuitamente degli spazi dove potessero creare e lavorare in tranquillità. Si va così creando un polo di cose molto moderne e innovative, dove ci sono dei reciproci scambi tra persone».
«L’ambiente è effervescente, smart, dove le idee si incontrano e dove facilmente nascono collaborazioni informali».
«Un crogiolo di persone diverse»
Fabrizio Alessio è uno dei referenti all’interno del Fablab Torino. Nel mostrare il fablab in cui lui e gli altri associati lavorano e contribuiscono allo sviluppo di idee, Fabrizio fa una piccola premessa: «Da quando ci siamo trasferiti, il laboratorio ha come missione principale quella di diffondere la cultura della fabbricazione digitale, del making e dell’open source». La motivazione della premessa è implicita. Gli enti promotori del fablab, infatti, sono le Officine Arduino e il Toolbox Coworking, i quali hanno investito in questa direzione per migliorare il territorio e dare nuove opportunità ai makers torinesi.
«Uno degli spazi principali è la sala in cui si svolgono i workshop e dove vengono tenuti regolarmente i corsi per avviare le persone all’uso del laser, della stampante 3D e degli altri macchinari. Vengono tenuti anche dei workshop più specifici organizzati dai vari utenti del fablab Torino all’interno delle varie communities che animano il laboratorio».
Fabrizio spiega che, all’interno del fablab Torino, coesistono diversi gruppi di utenti con diverse propensioni. In questo modo tutti sono parte del laboratorio, ma in maniera diversa e danno contributi diversi alla community. Due esempi sono il gruppo AudioHackLab, specializzato nella sperimentazione sonora, oppure il gruppo BioHackers, specializzato nella sperimentazione su piante e simili. Così il fablab è in grado di rispondere alle esigenze di diversa natura che possono venire dall’esterno, sempre all’insegna dello spirito che caratterizza i laboratori di fabbricazione digitale.
«Abbiamo anche uno spazio adibito a sala computer, oltre agli spazi in cui si opera con i vari macchinari. A fianco a noi lavorano le Officine Arduino che rappresentano un grande supporto per il fablab. Delle Officine Arduino è il progetto Casa Jasmina, che riguarda la domotica e l’uso di diverse altre tecnologie applicate alla casa per renderla più smart»
Il fablab Torino è un crogiolo di persone diverse. Il laboratorio è aperto al pubblico in determinate fasce orarie, generalmente dalle 15 alle 20, ma quando è chiuso viene usato dagli operatori per lo sviluppo dei propri progetti. In questo modo è possibile mantenere il fablab grazie a una rete di volontari che vi lavorano all’interno senza essere retribuiti, non essendoci nessun dipendente. Si può dire che l’innovazione prosegua anche durante gli orari di chiusura.
Macchine e utensili disponibili per tutti
Il fablab Torino è ben fornito di macchinari e utensili, per rendere più facile agli utenti la costruzione e la messa in pratica dei progetti. Nel laboratorio ci sono i modelli Lasercut WL1290, Fresa CNC mdx-40, Cutter Plotter Gx-24, PRUSA 13, ULTIMAKER original, MATERIA 101, TKS 315 E. Il pezzo forte, però, è il braccio della ditta COMAU, uno degli “ultimi arrivati”. «Questo macchinario è qua perchè le Officine Arduino assieme a CodeIt – un gruppo di progettazione nell’ambito del design parametrico e computazionale – hanno avuto accesso a un bando dell’azienda COMAU. Fa delle cose che un’altra stampante non potrebbe fare perché non lavora soltanto su tre assi, ma su sei. Perciò dà più spazio di manovra in sede di progettazione».
Avere un parco macchine vasto e ben assortito è un valore aggiunto per il fablab Torino. Le persone esterne al laboratorio che desiderano cimentarsi con l’utilizzo di frese e tagli laser vengono innanzitutto indirizzati verso dei corsi di formazione tenuti all’interno del laboratorio. Così, le persone vengono formate per non dover chiedere l’aiuto degli altri, ma per poter creare oggetti partendo dalle proprie idee in autonomia. In altre parole, vengono insegnate le basi per l’innovazione partendo dal funzionamento delle macchine che, di fatto, hanno portato l’innovazione in Italia qualche anno fa.
«Qui al fablab Torino si vedono passare diversi tipi di persone. Dal papà che costruisce un giocattolo col figlio, agli artigiani di nuova concezione che si fanno fare i prototipi delle cose che vogliono creare. Alcuni di noi svolgono anche lavori per aziende, quindi ci sono delle figure professionali che ruotano attorno a questo genere di servizi. Di fatto, paghi il consumo delle macchine come gli altri utenti, ma hai la possibilità di avere una serie di tools non alla portata di tutti. Per esempio, alcuni studi di architettura fanno venire qua il loro personale per imparare a usare alcuni macchinari per la creazione di modellini e simili. Per questo dico che, qui, passano dall’hobbista, al libero professionista, all’artigiano.»
Le idee: la vera ricchezza del fablab Torino
Nonostante il fablab Torino sia bellissimo, ricco di tools e spazi adibiti ad ogni genere di attività, ciò che davvero innova non sono gli strumenti, ma le persone. Le idee sono alla base di tutti i processi di innovazione, e sono le idee che trovano luce all’interno del laboratorio a dare prestigio al fablab. Fabrizio, oltre ad essere un referente del fablab è anche un maker con delle buone idee. Ne avevamo già parlato due anni fa in questo articolo: Fabrizio ha sviluppato un progetto open destinato ai portatori di disabilità che si chiama TooWheel.
Di fatto, TooWheel si pone come obiettivo quello di risolvere una problematica legata ai portatori di disabilità e alla possibilità di fare sport. Probabilemente non tutti sanno quali siano i costi di una carrozzina adatta a praticare sport. Si tratta di costi spesso proibitivi, che diventano totalmente fuori portata nel momento in cui si passa allo sport preofessionistico. Questa è una vera e propria “barriera economica” per molte persone che hanno bisogno di una carrozzina per praticare sport (e quindi per tenersi in forma).
Fabrizio ha progettato una sedia a rotelle che abbatte quasi totalmente i costi e rende accessibili le attività sportive a tutti. Ma proprio a tutti. Grazie alla natura del progetto, che è open source, le sedie potranno essere stampate ovunque ci siano i macchinari per farlo (una fresa e una lasercut). Insomma, basterà rivolgersi a un laboratorio di fabbricazione digitale qualsiasi e, tramite il progetto, sarà possibile autoprodursi la propria sedia a rotelle sportiva. Il progetto sarà presente alla Maker Faire di Roma di quest’anno. Un prodotto innovativo del fablab Torino che è destinato a cambiare la vita di molti. L’ennesima innovazione portata avanti dal movimento dei makers in Italia.