Il 28 giugno il drone del progetto Aquila è decollato per la prima volta dalla base di Yuma, in Arizona, ed è rimasto in aria per circa 90 minuti. Il sogno di Mark Zuckerberg è molto vicino a diventare realtà: portare internet ovunque.
Il sogno di Mark Zuckerberg è molto vicino a diventare realtà. Il fondatore di Facebook aveva annunciato, poco più di due anni fa, di voler portare internet in tutto il mondo. Sette miliardi di persone unite in un unico grande spazio virtuale. Poche settimane fa il suo sogno ha fatto un piccolo ma decisivo passo in avanti.
Le caratteristiche di Aquila
Il 28 giugno il drone del progetto Aquila è decollato per la prima volta dalla base di Yuma, in Arizona, ed è rimasto in aria per circa 90 minuti. Al primo test era presente anche lo stesso Zuckerberg: «Sentivo che era un momento fondamentale per l’azienda, e per la connessione gratuita in tutto il mondo, sentivo il bisogno di esserci» ha dichiarato.
Aquila è un dispositivo realizzato in fibra di carbonio che si alimenta grazie all’energia solare.
Ha un’apertura alare equivalente a quella di un Boeing 737 (42 metri), pesa circa 400 chilogrammi e può volare ad un’altitudine che varia tra i 18mila e i 27mila metri. È stato studiato e realizzato per garantire una copertura globale, grazie ad una tecnologia laser in grado di trasmettere 10 gigabyte al secondo, 10 volte più veloce di ogni sistema preesistente. Il laser trasmetterà il segnale internet ultraveloce a delle stazioni a terra, che amplificheranno la connessione nel raggio di 50 chilometri.
I desideri di Mr Zuckerberg
«E’ stato un momento molto emozionante per tutti i membri del team che hanno dedicato due anni della propria vita a questo progetto – ha aggiunto Zuckerberg –. La cosa sorprendente è la velocità a cui vola, molto più bassa di quello che ci si aspetterebbe. Ma l’obiettivo di Aquila è di rimanere in volo il maggior tempo possibile, quindi deve usare poca energia». Novanta giorni, per l’esattezza: tanto è il tempo che gli ingegneri hanno previsto per il periodo in volo del drone.
Nell’ora e mezza in cui è rimasto in aria per il suo primo tentativo il consumo è stato di appena 2000 watt.
Molti si sono chiesti il motivo di utilizzare dispositivi di questo tipo, quando il servizio è già offerto da satelliti o da torri posizionate a terra. Il problema è legato alle aree geografiche che si vuole mettere in connessione. Nelle zone ad alta densità, infatti, l’accesso è rallentato dal grande numero di utenti che utilizza la banda, mentre costruire torri che possano mettere in rete tutte le persone del mondo è impensabile. Droni che volano così in alto, al contrario, potrebbero servire potenzialmente ogni utente in giro per il mondo, volando più in basso dei satelliti (ma più in alto degli aerei di linea), garantendo così un segnale più forte.
Il futuro di Aquila (dopo i test)
Il progetto ha visto la partecipazione di esperti del Jet Propulsion Laboratory della Nasa e del Media Lab del MIT, oltre che della squadra di Ascenta, azienda di Andy Cox, ingegnere meccanico che aveva sviluppato un drone capace di rimanere in volo per due settimane.
Il primo test è stato un successo, dunque, ma molto rimane ancora da fare e sono numerose le sfide da affrontare.
Il team di Zuckerberg non ha ancora implementato i pannelli solari sul prototipo (il volo di prova è stato effettuato con delle batterie). Resta da chiarire anche la questione dei costi, che dovranno essere abbassati se l’obiettivo è quello di garantire la connessione in ogni angolo del pianeta. Altra barriera da superare sarà quella degli ostacoli legislativi: alcuni governi potrebbero bloccare l’iniziativa per rispettare le regole che garantiscono la neutralità e la pluralità della rete. Ma il giovane creatore di Facebook rimane fiducioso: «Possiamo giocare un ruolo fondamentale per colmare il gap che ancora separa miliardi di persone da internet. E’ ancora presto, ma Aquila rappresenterà una pietra miliare della tecnologia».