La startup ha da poco chiuso un round da 2 milioni di euro con Gellify e Vertis. Abbiamo intervistato il CEO della startup per farci raccontare i prossimi obiettivi
Ho incontrato Ernesto Mininno e Giovanni Iacca nel 2012 a Bari, avevano fondato da poco CyberDyne e andavano in cerca di soldi. Parlavano di algoritmi di ottimizzazione e di intelligenza artificiale e volevano cambiare il mondo della progettazione ingegneristica. Per farsi capire Ernesto citava la progettazione aeronautica, promettendo di ridurre i tempi di progettazione dell’ala di un aereo di un ordine di grandezza e i costi di produzione di percentuali a due cifre.
Ernesto e Giovanni sono due scienziati, entrambi doppio PHD a Helsinki e a Singapore; hanno studiato per anni gli algoritmi evolutivi e hanno sviluppato Kimeme, una piattaforma di ottimizzazione per la progettazione ingegneristica e la gestione dei processi aziendali.
Due anni dopo il nostro primo incontro, CyberDyne era “investor ready” e io ero diventato advisor di Starthope, il fondo di seed capital della regione Abruzzo gestito dalla Fira di Rocco Micucci, che ha investito in CyberDyne 750.000 € in due round successivi, nel 2015 e nel 2016.
A luglio 2017 l’incontro con Gellify e con Vertis, che insieme hanno rilevato le quote di Fira e sottoscritto un aumento di capitale nella società per finanziare lo scale-up.
Ho avuto l’onore di accompagnare la crescita di CyberDyne e di condividere con i fondatori i momenti difficili e quelli di gioia negli ultimi sei anni e StartupItalia! mi ha offerto la possibilità di intervistare il CEO Ernesto Mininno in esclusiva dopo la chiusura del round.
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L’intervista
Ernesto, cominciamo dalle basi: cosa sono gli algoritmi evolutivi?
Gli algoritmi di ottimizzazione evolutivi si ispirano alle teorie di Darwin. Per fare un esempio, in un certo ambiente vive una popolazione di giraffe; quelle con il collo più lungo possono mangiare le foglie più in alto e hanno più probabilità di sopravvivere. Le altre tendono a morire. Le sopravvissute hanno maggiore probabilità di accoppiarsi e di generare figli con il collo probabilmente ancora più lungo. Dopo milioni di anni la selezione naturale avrà massimizzato le probabilità di sopravvivenza della specie e ci sarà un’intera popolazione di giraffe dal collo lungo. La probabilità è il comune denominatore di questo processo.
Gli algoritmi evolutivi gestiscono un processo analogo con l’obiettivo di trovare la migliore soluzione possibile a un problema complesso, insegnando al calcolatore a selezionare a ogni passaggio la soluzione migliore e a scartare quelle meno efficaci, ripetendo continuamente la selezione per aumentare la probabilità di risolvere il problema, fino all’ottenimento del risultato desiderato, la soluzione del problema, quanto meno la migliore soluzione possibile.
Che tipo di problemi risolvete?
Kimeme può affrontare e risolvere in modo efficace processi complessi, ma è particolarmente indicata nei casi caratterizzati da molteplicità di input e di vincoli, spesso in contrasto fra loro. Kimeme riesce a combinare gli input e a gestire i vincoli per trovare una soluzione equilibrata che si pone sulla frontiera dell’efficienza. Fa questo in un tempo molto rapido, distribuendo il calcolo attraverso la cloud, ovunque ci sia un processore, dai server ai sensori, riducendo di ordini di grandezza la potenza computazionale necessaria. Il sistema è estremamente scalabile e risolve problemi di organizzazione corporate, su grandi data center, ma può operare anche su piccoli sistemi embedded, ricorrendo a una versione “compatta” degli algoritmi evolutivi presenti in letteratura, sviluppata da me e Giovanni Iacca e continuamente migliorata da CyberDyne.
Più in concreto, che tipo di problemi avete risolto finora?
L’applicazione più significativa di Kimeme a oggi è sul workforce management. Uno dei più grandi operatori di call center europei utilizza Kimeme per gestire i turni di lavoro, combinando in modo efficace le esigenze del personale (permessi, ferie, malattie, car pooling e preferenze personali di orario) e quelle dei clienti (picchi di telefonate in entrata e in uscita, livelli di servizio garantiti), massimizzando la qualità del servizio e assicurando una riduzione significativa del suo costo. Con il supporto di Gellify stiamo negoziando importanti commesse in ambito fintech, ad esempio per l’ottimizzazione del livello di contante nei Bancomat, e industry 4.0, nella gestione efficiente dei turni di produzione e dell’utilizzo degli impianti.
Qualcuno ha detto che l’intelligenza artificiale è la “nuova elettricità”…
L’AI può trasformare radicalmente la produzione e il consumo, a ogni livello, e in parte lo sta già facendo. Mi pare significativo che da quando io e te ci siamo conosciuti siano stati investiti in questo settore 20 miliardi di dollari in startup solo negli Stati Uniti e che i grandi della tecnologia abbiano realizzato oltre duecento acquisizioni, con una accelerazione clamorosa negli ultimi diciotto mesi.
La combinazione di una società di consulenza (Gellify) e di un fondo di venture capital (Vertis) in un round di investimento non è usuale in Italia. Qual è il razionale di questa scelta?
Premesso che ci hanno scelto loro, Gellify non è solo una società di consulenza e Vertis non è solo un fondo di venture capital. Gellify è un advisor, una piattaforma di innovazione e un investitore; ha elaborato un processo di “gellification”, che peraltro ha brevettato, in base al quale investe in startup focalizzate sul software B2B allo stato “liquido”, ovvero che non fatturano ancora o che hanno un modello di business da validare, ma con una tecnologia distintiva, per portarle a uno stato semi-solido, il gel, appunto, e prepararle all’exit verso lo stato solido. Vertis è una società di gestione del risparmio che gestisce fondi di ogni tipo, dedicati a società industriali mature, ad aziende tecnologiche in forte crescita e al trasferimento tecnologico dalle migliori Università italiane. Una coppia di azionisti formidabile per competenza, network e capacità finanziaria.
Tu e Giovanni Iacca avete un background scientifico formidabile, formato in tanti anni di ricerca universitaria. Kimeme è nata all’Università?
Non più di quanto Vertis o Gellify siano il frutto degli studi universitari dei loro fondatori, magari giusto un pizzico in più (sorride, NdA). Ho abbandonato la carriera universitaria perché volevo fare l’imprenditore e ho capito presto che se nella vita fai troppe cose contemporaneamente non ne fai bene nemmeno una. Credo che questa mia scelta abbia pesato non poco nella scelta di chi ha deciso di investire in CyberDyne.