La tecnologia blockchain permette di cementare la fiducia lungo la filiera agroalimentare. Ma perché sia davvero una ricchezza per tutti le diverse piattaforme devono potersi parlare. Gs1 propone un nuovo standard: Digital Link
Anche l’agroalimentare non è esente dal fascino della blockchain. Questa tecnologia permette infatti di registrare e conservare in maniera sicura e immutabile le informazioni che riguardano un prodotto alimentare. Una ricchezza soprattutto per le sigle della grande distribuzione, che conoscendo la storia di ogni pacchetto di pasta e di ogni scatola di pelati possono intervenire in maniera tempestiva per effettuare ritiri in caso di necessità.
Ma si tratta anche di una opportunità di marketing, per fare conoscere ai consumatori finali la storia dei prodotti, chi li ha coltivati, trasformati e portati sulle tavole. Insomma, un modo per fare storytelling 4.0 che affascina molti produttori. E infatti sulle confezioni presenti nella Gdo è un fiorire di QRcode che rimandano a pagine con dati sulla filiera da cui il prodotto ha origine.
Tra tante potenzialità e qualche aspetto critico ancora da chiarire (chi certifica i dati inseriti, ad esempio?) uno dei nodi che deve essere sciolto riguarda l’interoperabilità delle diverse piattaforme. Oggi infatti molte startup e anche qualche multinazionale come Ibm stanno sviluppando delle proprie piattaforme blockchain per la tracciabilità alimentare. E anche l’Unione europea e il governo italiano stano lavorando al progetto di una blockchain pubblica che ‘contenga’ tutte le altre.
L’interoperabilità è essenziale non solo per avere uno sviluppo armonioso del mercato, ma anche per permettere una corretta concorrenza e la massimizzazione del valore che questa tecnologia può generare.
Il nuovo standard di Gs1
Parlando di standard non poteva non farsi avanti una società come GS1. Forse sconosciuta al grande pubblico, è stata quella che ha inventato il codice a barre. Uno standard oggi in uso in tutto il mondo. E proprio GS1 ha proposto un nuovo standard, il Digital Link. Una versione 4.0 del codice a barre che può essere letto da un qualunque smartphone e che contiene una url che rimanda ad una pagina web contenente tutte le informazioni riguardo a quello specifico prodotto. Una sorta di ‘web identity‘ che, ovviamente, dovrebbe essere alimentata con una tecnologia blockchain per garantire l’origine dei dati.
Il DigitalLink contiene ad esempio il lotto di produzione e il numero di serie del prodotto. Codici identificativi che possono essere impiegate dalla Gdo per la gestione dei richiami. Oppure essere utilizzati da applicazioni sviluppate da soggetti terzi per ottenere dati grezzi riguardo ad uno specifico prodotto da elaborare e offrire al cliente finale in maniera personalizzata.
Scansionando il codice QR di un prodotto con il proprio smartphone i consumatori potranno conoscere: dimensioni, immagini, date di scadenza, dati nutrizionali, garanzia, istruzioni per risolvere problemi e persino link ai social media. Potranno anche acquistare e ordinare prodotti, raccogliere punti fedeltà e “condividere” i loro acquisti con gli amici.