La conferenza tecnica di Microsoft a Milano. E gli uomini e le donne di Redmond sono impegnati a raccontare come la tecnologia stia cambiando la nostra vita e il nostro lavoro: in meglio
Convergenza. Questo è il termine che meglio di altri descrive lo stato dell’arte della piattaforma Microsoft: che spazia dall’offerta consumer (quella di Office, per capirci), alla nuvola di Azure e tutto quello che c’è in mezzo. Il punto che la parola “convergenza” descrive oggi, però, è la direzione presa da Microsoft in questi anni nello sviluppo delle sue soluzioni: l’era Satya Nadella ha cambiato una volta per tutte la cultura di un’azienda divisa in silos che sviluppano prodotti troppo distanti per obiettivi gli uni dagli altri. E, ascoltando gli speaker di Ignite Tour a Milano, quello che appare chiaro è che ora c’è davvero un disegno comune che attraversa e cambia il modo in cui l’intero ecosistema Microsoft funziona.
Nessuno è un isola
“Le persone non lavorano più da sole: condividono informazioni e condividono i compiti, e questo acquisisce un valore anche nelle piccole imprese. Come quelle italiane, dove i rapporti tra le PMI possono essere fondamentali per il successo”: così ci dice Giovanni Mezgec, origini italiane e più di 25 anni di esperienza in Microsoft. A Redmond si occupa del marketing e dei partner della piattaforma Microsoft 365, ovvero l’unione di strumenti software e servizi che garantiscono piena operatività: Windows 10, Office 365 e gli strumenti di collaborazione (pensate a Teams) e sicurezza necessari a questo vero e proprio nuovo modo di intendere il lavoro.
Ci sono due fattori storici che vale la pena tenere in considerazione in questo discorso: il primo è la spinta verso l’integrazione tra hardware e software (prima l’abbiamo chiamata convergenza: diciamo che sono due concetti molto vicini ma leggermente diversi). Di fatto quello che è accaduto in questi anni è che i PC sono diventati abbastanza potenti da poter essere quasi sempre disponibili per qualsiasi utilizzo: difficile trovare in circolazione una macchina che non sia capace di garantire le performance necessarie a svolgere il nostro lavoro – quale che sia – tanto da spingere a considerare l’hardware quasi una commodity.
Poi c’è il software, dicevamo, che anche grazie al cloud è diventato qualcosa di molto diverso da quanto fosse pochi anni fa: non uno strumento monolitico, bensì un vero e proprio servizio che si aggiorna e si evolve nel tempo. “Sta cambiando il modo in cui si lavora, sta cambiando il modo in cui usiamo questi strumenti: ma soprattutto – continua Mezgec – sta cambiando la cultura di come si lavora. Anche da un punto di vista generazionale, o multigenerazionale, la tecnologia aiuta a creare un senso di appartenenza all’azienda. Perché le persone vogliono fare qualcosa di utile, e potersi concentrare sul proprio lavoro senza intralci aiuta ad avere un rapporto profondo con il lavoro stesso”.
Gli esempi di come tutto questo si stia concretizzando sono moltissimi. Abbiamo citato Teams e Office365, ma ci sarebbe da ricordare anche un prodotto come PowerBI: frutto di una profonda riflessione, ci racconta Mezgec, rispetto a come funzionano le applicazioni più conosciute e diffuse come Excel, e come dovrebbero funzionare le applicazioni del futuro: “Quello che puntiamo a fare è far provare ai nostri utenti esperienze nuove negli strumenti e con le interfacce a cui sono abituati: Excel e PowerBI hanno molto in comune, ed è una scelta fatta consapevolmente”. Una scelta legata anche alla necessità di permettere a chi è nel settore già da anni di avere a disposizione strumenti nuovi e con tecnologie innovative: di fatto rendere più inclusivo l’ambiente di lavoro.
Project Torino (e non solo)
Inclusione, diversità, interoperabilità: più facce della stessa medaglia, valori che negli ultimi anni si sono fatti strada nel cuore di Microsoft più di quanto avessero fatto nel corso di tutta la sua storia. Una scelta legata alla presa di coscienza che il mondo dell’informatica è cambiato: “Una volta possedevi un’intero layer dell’esperienza utente – prosegue Mezgec – ma ora il cloud ha disintermediato completamente questo concetto: non controlli più un’intera classe di applicazioni, o un intero network. Non puoi semplicemente pensare che gli utenti stiano sulla tua piattaforma, sempre”. Quindi spazio all’open source, a Linux su Azure, alla possibilità di servire i clienti ovunque siano e qualunque sia la loro porta d’accesso.
Anche per questo è stato creato il Microsoft Graph: una metropolitana su cui possono transitare i dati, scorrendo tra Windows, Android e iOS, fluendo da Azure verso i terminali dell’utente, riunendo sotto un unico ombrello un’offerta che può essere totalmente verticale o il più possibile orizzontale. “Dobbiamo sforzarci di mostrare ai nostri utenti che cosa è in grado di fare l’ecosistema Microsoft: con un cellulare ci vogliono 3 o 4 minuti per farlo, basta andare su Outlook per recuperare un file su OneDrive e modificarlo direttamente in Word e ritrovarsi tutte le modifiche perfettamente salvate riaprendo lo stesso documento sul PC. Dobbiamo riuscire a spiegare meglio le conseguenze di questo cambiamento epocale: cambia il modo stesso in cui l’utente finale intende il modo di lavorare”.
Inclusione, però, significa anche cercare di ampliare gli orizzonti dell’informatica: significa fare leva sulle novità e sulla tecnologia per garantire a una fetta sempre maggiore di popolazione di potersi appoggiare a questi strumenti per migliorare la propria vita. Seeing AI è nato per contribuire al lavoro di un ingegnere britannico dell’azienda di Redmond, e si è trasformato in un’app iOS disponibile per tutti i ciechi con un iPhone. Ora fa il suo debutto Project Torino: sviluppato per il settore educational, è un’introduzione alla logica computazionale e alla programmazione che può essere utile per gli studenti ipovedenti o ciechi ma che non fa differenza tra loro e i compagni di classe.
Gli strumenti sono gli stessi, una combinazione di hardware colorato e software semplificato: ogni elemento della catena che si connette fisicamente equivale a una riga di codice, ci sono moduli apposta per if-else e per creare un loop, la piattaforma è pensata per essere utilizzata in classe tutti assieme nelle classi fino a 12 anni di età. Semplicemente l’interfaccia di project Torino è stata concepita per essere accessibile da chiunque: ora che il suo sviluppo è a buon punto, Microsoft la donerà a una associazione per portarla sui banchi degli studenti.