Semplici soluzioni (alcune open source) per trattare, analizzare, trasformare e pubblicare i big data a vostra disposizione. Raccontare una storia attraverso i suoi numeri non è mai stato così facile ed efficace.
Dopo una piccola pausa torna la rubrica domenicale sul giornalismo digitale e sugli strumenti che i narratori possono usare per raccontare le loro storie. Ci eravamo lasciati con alcuni consigli riguardo alle timeline e ripartiamo con un altro tema di grande attualità: il data journalism.
Come definire questa particolare disciplina? Sono passati due anni eppure non ho cambiato idea su quella che ritengo possa essere la migliore definizione di data journalism in Italia. Si trova nel blog di Guido Romeo, uno dei massimi esperti del settore e suona così:
«È un giornalismo per smanettoni? No. È un giornalismo che chiede di rispettare tutti i vecchi crismi (ipotesi, ricerca e verifica, e ovviamente anche olio di gomito…), ma si avvantaggia di software, spesso scritto ad hoc, per mettere in relazioni le masse di dati rese disponibili dalla digitalizzazione, ma spesso prive di senso se non le si affronta con strumenti abbastanza potenti».
Tra le tante piattaforme che si occupano di data journalism ne ho scelto alcune che spiccano per efficacia, originalità e semplicità d’uso. Come tutte le liste è, per natura, imperfetta. Ma nonostante ciò, grazie a questi tool cambierà il vostro modo di trattare, studiare e pubblicare numeri e percentuali.
1) Silk
Silk è una piattaforma web dedicata ai big data. Ogni utente può trasformare i propri dataset in visualizzazioni grafiche interattive. Dopo la registrazione basta inserire manualmente o caricare dei fogli di lavoro (accetta diversi formati). Dalla mole complessiva di numeri analizzati si possono poi estrapolare alcune chiavi specifiche. È possibile salvare il proprio lavoro attraverso visualizzazioni varie (mappe, grafici, disegni, infografiche) per poi condividerlo nei social o nel proprio sito.
Silk è una startup olandese con sede ad Amsterdam. È stata fondata nel 2010 da Loor Boonen e Salar Al Khafaji e attualmente sfiora i 20 collaboratori. Ha ricevuto tre round di finanziamento: il primo nel 2011 (320mila euro), il secondo nel 2012 (1,6 milioni di euro) e il terzo nel 2013 (sempre 1,6 milioni euro). Gli ultimi due sono stati effettuati da parte di due grandi gruppi venture come Atomico e New Enterprises Associates. Due anni fa ha aperto una seconda sede a San Francisco.
Quanto costa: Silk è uno strumento gratuito per il singolo utente e, per un periodo limitato, anche per testate editoriali, aziende o gruppi di lavoro. Per usarlo in modo professionale è necessario contattare direttamente il team.
Chi lo usa: Sul sito non è specificato chi sono gli enti e le aziende che hanno stipulato un accordo per utilizzare Silk. Tuttavia è segnalato come uno degli strumenti più efficaci dalla gran parte dei giornalisti digitali in tutto il mondo.
2) Tableau Public
Tableau Public è un software gratuito di visualizzazione dei dati. Permette di creare in poco tempo e in maniera intuitiva infografiche animate e visualizzazioni interattive. Si inseriscono i dati, contenuti in un file di testo o excel, e si sceglie un modello di infografica tra i tanti disponibli. Modelli che variano per combinazioni di colori, forme e stili. L’utente potrà visualizzare il suo progetto con un url dedicato o inserendo il codice html nel proprio sito. Grazie ai pulsanti di condivisione, il grafico può essere pubblicato anche su Facebook e Twitter.
Breve storia: Tableau Public è opera di tre giovani statunitensi: Chris Stolte, Pat Hanrahan, Christian Chabot. È uno dei 5 prodotti realizzati da Tableau insieme a Reader, Online, Service e Desktop. L’azienda, nata nel 2003 e basata a Seattle, è leader nel campo delle software applications. Nella sua storia ha ricevuto due importanti finanziamenti, entrambi da parte di New Enterprises Associates: 5 milioni di dollari nel 2004 e 10 milioni nel 2008. Tableau Public è stato inserito, ad aprile, tra i migliori strumenti di visualizzazione di big data da parte di The Next Web. Al progetto lavora oggi un team di dieci persone provenienti da tutto il mondo: Canada, Stati Uniti, Singapore, Francia e Inghilterra.
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Quanto costa: Tableau public è un software interamente open source e gratuito. Per utilizzarlo è necessario solamente registrarsi e creare il proprio profilo.
Chi lo usa: Il software può essere utilizzato da chiunque, semplici utenti o professionisti. I numeri (a marzo) sono notevoli: più di 100.000 autori singoli; più di 500.000 prodotti finiti; più di un milione di lettori.
3)Raw
Raw è una piattaforma open source tramite cui generare delle visualizzazioni interattive partendo da una serie di dati. Attraverso un semplice copia-incolla è possibile caricare all’interno di un’area di testo, in un layout scelto in precedenza, i propri dataset. Successivamente si opta per determinate caratteristiche come le dimensioni e la forma del grafico, lo spessore dei nodi e i colori dei flussi. Ultimato il lavoro, l’utente non dovrà far altro che esportare la rappresentazione in nel formato che preferisce.
Raw è stato creato da Density Design, il laboratorio di ricerca del dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Il suo fondatore è Paolo Ciuccarelli. È nato ufficialmente nel 2010 e si auto-sostiene grazie ai progetti che costruisce. Lavora per aziende ma anche per enti e ONG. L’attività principale è sviluppare interfacce innovative per l’accesso a sistemi complessi di dati. Raw è stato sviluppato in particolare da Giorgio Caviglia, Giorgio Uboldi, Matteo Azzi, Michele Mauri. Nel campo della visualizzazione dei dati, Density Design costituisce un’eccellenza non solo italiana ma internazionale.
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Quanto costa: Raw non prevede alcun costo per l’utente. Basta collegarsi alla piattaforma e iniziare un nuovo progetto. Density Design lavora anche per grandi aziende con pacchetti personalizzati.
Chi lo usa: Raw è una piattaforma open source per cui aperta e disponibile per tutti. Tra le grandi testate per cui Density Design ha lavorato ci sono ad esempio il Corriere della Sera e Wired.
4)Import.io
Import.io è una strumento web che consente di archiviare e importare i dati di un qualunque sito web. Semplicemente si copia e incolla il link in questione: subito dopo la piattaforma li organizza in forma di tabella, con righe e colonne ordinate. È possibile, inoltre, creare una connessione in tempo reale con il sito in modo che, in caso di modifica dei dati, si avrà un update dei dataset già estratti. Ultima funzione riguarda la raccolta dei dati da più fonti web: in questo caso la piattorma permette di mixare e scaricare tutti i vari incroci in un unico dataset.
La startup inglese ha sede a Londra. I founder sono David White (CEO) Matthew Painter e Andrew Fogg che coordinano un team di 19 persone. Import.io è nata nel giugno 2012, ma la versione beta ha visto la luce nel 2013. Nello stesso anno ha ricevuto un primo round pari a 1,3 milioni di dollari. Nel 2014 ha ricevuto un secondo finanziamento, da parte di quindici angel, per un totale di 3 milioni di dollari. Nella sua breve storia ha già ottenuto diversi riconoscimenti come il “best startup award” 2013 ed è stata premiata al Dublin Web Summit.
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Quanto costa: “Crediamo che ciascun utente debba avere libero accesso ai dati sul web”. La filosofia che guida la startup è ben chiara. Dunque non è previsto nessun costo per usufruire di questo tool.
Chi lo usa: Il suo carattere completamente free lo rende disponibile per chiunque. Può essere usato dai singoli utenti e dai professionisti; per progetti estemporanei e per ricerche più accurate e professionali.
5)Plotly
Plotly è un tool per la creazione e la condivisione di “data visualization”. Partendo da alcuni dataset l’utente può costruire da zero grafici e infografiche. La piattaforma permette anche di analizzare gli elementi ed elaborare delle statistiche approfondite. I dati possono essere caricati, dal proprio computer, anche con un semplice “drag & drop”. Una volta terminata l’analisi e scelto il tipo di visualizzazione è possibile creare uno shortlink o esportare il progetto per incollarlo su un sito o condividerlo sui social network.
Plotly è una startup canadese, nata nel 2013, basata principalmente a Montreal, nel Quebec. È stata fondata da Matt Sundquist che prima di dedicarsi totalmente alla sua realtà, ha lavorato per facebook. Il team è oggi composto da 21 persone e 7 collaboratori esterni. A capo c’è un advisor, Fernando Perez, creatore di Iphyton Notebook, una piattaforma open source di computazione di successo. Il 26 agosto del 2013 ha annunciato di aver ricevuto un finanziamento di 5,5 milioni di dollari da parte di Real Ventures e Rho Canada. Altri partner hanno contribuito all’investimento: aziende come la Siemens o Canada Crc e banche come la Silicon Valley Bank.
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Quanto costa: È uno strumento freemium: la registrazione è gratuita ma si possono avere servizi ulteriori pagando 20 o 60 dollari al mese. Sono previste particolari e convenienti licenze per ricercatori universitari.
Chi lo usa: Tra le grandi realtà che oggi hanno deciso di puntare in Plotly ci sono il Boston Globe, Noaa e l’Air Force (Usa). Sono diverse centinaia di migliaia gli utenti singoli che si sono registrati per usare questo strumento.
6)Captricity
Captricity è un servizio web per la digitalizzazione di documenti cartacei. È uno strumento semplice, veloce e conveniente per acquisire dataset esistenti solo su carta e convertirli in dati digitali. Il passaggio, assicura il team, è al 99% sicuro, senza perdite o modifiche delle condizioni iniziali. L’interfaccia è estremamente semplice da usare e sfrutta le più avanzate tecnologie cloud esistenti. Il suo algoritmo è capace di estrarre singolarmente ogni campo d’interesse, guidando l’utente alla comprensione dell’intero dataset.
Captricity è stata fondata nel 2011 a Berkeley, in California. Oggi ha uffici a Oakland, Washington e Los Angeles. Le menti che l’hanno pensata e realizzata sono quelle di Jeff Lin e Kuang Chen, due giovani startupper di origine asiatica. In quasi quattro anni di vita, Captricity ha ottenuto ben 5 round di finanziamento: i primi due, nel 2011 e nel 2012, sono rimsti segreti. Gli altri, due nel 2013 (aprile e maggio) e uno nel 2014, hanno portato nelle casse della startup un totale di 17 milioni di dollari. Tra gli angel ci sono la Knight Foundation, Atlas Venture e The Social+Capital Partnership.
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Quanto costa: Il servizio è freemium. Si parte con il pacchetto free per salire a quelli molto più consistenti e particolarmente onerosi 835 dollari al mese (Silver) e 2.063 dollari al mese (Gold).
Chi lo usa: Tra i clienti che oggi si avvalgono dei servizi offerti da Captricity ci sono importanti realtà come New York Life, Humana, Woodmen of the World e InVentiv Health.
Gli altri capitoli
1) 8 strumenti per creare storie lunghe e immersive
2) 7 tool per creare velocemente video (e animazioni) professionali
3) I migliori tool per creare mappe (geografiche) digitali
4) 7 tool per rendere le foto protagoniste di una storia