«Devi essere messo in condizione di pensare che il tuo percorso può prendere tante strade. E fare l’imprenditore o l’imprenditrice è una di queste. Io ho fatto il liceo classico e lo rifarei. Sono forse un po’ anti STEM. Ma sono convinta che abbiamo bisogno di una cultura più ampia possibile». Annamaria Tartaglia – tra le molte donne parte della community di Unstoppable Women – è la nuova protagonista della nostra rubrica alla scoperta dei protagonisti dell’ecosistema del Venture Capital, dei business angel e in generale degli investitori impegnati sull’innovazione. Laureatasi in Bocconi, ci confida che avrebbe preferito fare altro. «Non mi ha reso felice. Rimango convinta che vorrei laurearmi in filosofia con specializzazione in Etica. Resta ancora il mio sogno nel cassetto». In parte raggiunto grazie alla laurea honoris causa in filosofia consegnatale dalla Jharkhand Rai University Ranchi, in India.
Chi è Annamaria Tartaglia
Annamaria Tartaglia oggi è Ceo di The Brand Sitter e ha fondato Angel4Women, community che riunisce investitrici. «Sono nata e cresciuta a Vigevano, l’antica capitale delle scarpe e la città ideale di Leonardo da Vinci». Dopo gli studi in Bocconi, ha cominciato a lavorare nel settore della pubblicità. «Dal 1998 al ’94 sono stati anni ruggenti. Mi sono occupata di marketing, comunicazione e branding«. Poi il passaggio alla moda. «Ho lavorato in Trussardi, Ferragamo», dove ha avuto modo di conoscere un settore, quello del lifestyle, cambiato di molto anche grazie alla digitalizzazione.
Nel 2012, all’inizio di una delle ondate tecnologiche che ha trasformato per sempre il settore con la crescita dei primi influencer, Annamaria Tartaglia ha scelto di dare vita a The Brand Sitter. «Il panorama retail era refrattario, l’ecommerce agli inizi, e il negozio inteso soltanto come store fisico. Capivo che c’era qualcosa che mancava e l’anello mancante si trovava in un vivaio di opportunità».
Oltre dieci anni fa il problema per chi voleva fare innovazione in Italia era anche l’assenza di punti di riferimento, centri, poli e soggetti attivi. «C’erano giusto i business innovation center. Così negli anni ho cominciato a fare scouting, collaborando moltissimo con le scuole in giro per il mondo per vedere cosa c’era e scoprire chi aveva la creatività. Volevo aiutare giovani talenti a costruire progetti come nuove collezioni, nuove formule distributive. The Brand Sitter è nato come un creative hub».
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Startup e imprenditrici: i numeri dell’ecosistema
In totale Annamaria Tartaglia ha effettuato 40 investimenti nel panorama startup. Il più importante? «Senz’altro Eligo e Orange Fiber». In portfolio ci sono anche aziende non decollate, ma fa parte delle regole del gioco quando si parla di startup. Con il lancio di Angel4Women l’obiettivo è stato quello di puntare in particolare sulle startup lanciate da imprenditrici, con una parità di genere nel board. Stando ai dati della Relazione Annuale sulle startup e PMI innovative è emerso che nel 2022 le aziende innovative a prevalenza femminile rappresentavano il 13,2% del totale.
I numeri suggeriscono che bisogna fare ancora molto. In un’Italia dove l’imprenditorialità non è quasi mai presa in considerazione come materia scolastica, pochi giovani la considerano come una opzione. «I problemi e gli ostacoli che si incontrano lungo la strada sono diversi. E se parliamo di donne molti sono davvero brutti da sottolineare: c’è chi ha ancora dubbi sulle loro capacità, soprattutto rispetto a quella di gestire famiglia e lavoro. Per molto tempo si è poi pensato che le donne potessero fare imprenditoria, sì, ma soltanto in alcuni settori legati alla cura della persona, all’education o anche alla ricerca».
Non aiuta in questo il panorama degli investitori. «Perché è sempre stato un mondo maschile». Con ricadute che si notano a valle, ovvero in quali team si decidono di investire risorse e finanziamenti. Vale in Italia, così come in tutto il mondo. Negli USA, come riporta TechCrunch, le startup fondate da donne hanno raccolto meno del 2% di tutti i capitali di Venture Capital nel 2022.
Così Angel4Women cerca di spingere affinché una minoranza conquisti spazio, attenzione e investimenti. «Siamo nati come associazione composta da Axa e Impact Hub, con l’obiettivo di investire in startup a guida femminile. Richiediamo che almeno uno dei founder sia donna e che nel board ci sia almeno il 50% di presenza femminile». La ricerca non è soltanto verso i talenti, ma anche nei confronti di nuove potenziali business angel. Complessivamente Angel4Women ha completato una quindicina di investimenti e raggruppa circa 80 business angel.