Con il progresso accelerato dell’IA diventa cruciale comprendere le sue implicazioni nella nostra vita quotidiana. E il Parlamento ha avviato una attività istruttoria: «Stiamo svolgendo audizioni con player di livello globale per comprendere in cosa stanno investendo. Inoltre, sperimenteremo l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa applicata alla documentazione parlamentare»
La nostra società sta correndo velocissima sull’intelligenza artificiale e con questi progressi si pongono davanti nuove e importanti sfide. Tutto il nostro vivere quotidiano è e sarà fortemente influenzato dall’Intelligenza Artificiale. Avere i giusti strumenti e capire come funziona diventa cruciale per esercitare i propri diritti di cittadinanza fino in fondo. Una consapevolezza che deve riguardare istituzioni e cittadini. Da questi obiettivi nasce il percorso avviato a Montecitorio dalla Vice Presidente della Camera dei Deputati Anna Ascani con un ciclo di audizioni di esperti e stakeholder nazionali e internazionali. Il progetto è finalizzato a conoscere lo stato di avanzamento dell’intelligenza artificiale, esplorare potenzialità e limiti e analizzare i possibili campi di applicazione a supporto delle attività parlamentari: «L’idea – ci ha spiegato la parlamentare – è quella di ascoltare alcuni esperti nel campo dell’intelligenza artificiale e vedere come stanno lavorando anche gli altri Parlamenti»
Vice Presidente Ascani, dove nasce l’esigenza della Camera di confrontarsi con esperti del settore dell’intelligenza artificiale e cosa spera di ottenere da questi incontri?
Abbiamo ereditato un ciclo di audizioni già iniziato nella scorsa legislatura prima ancora del Covid, poi appunto interrotto per via della pandemia. L’idea è quella di ascoltare alcuni esperti nel campo dell’intelligenza artificiale e vedere come stanno lavorando anche gli altri Parlamenti. Una prima parte del lavoro mira a esplorare gli sviluppi a medio e lungo termine dell’intelligenza artificiale e per fare questo coinvolge anche i grandi player del settore che investono in ricerca e sviluppo, offrendo un’idea concreta di dove stiamo andando. La seconda parte, invece, è relativa all’applicazione pratica dell’intelligenza artificiale per semplificare e rendere accessibili le informazioni. Attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa si può facilitare la creazione di testi in forma conversazionale, offrendo un supporto essenziale ai parlamentari. L’obiettivo è anche quello di migliorare l’ascolto, l’approfondimento e l’indagine, nonché fornire strumenti pratici per il lavoro parlamentare.
Il lavoro del Comitato testimonia, in questo ambito, una coesione tra le diverse forze politiche e possiamo dire, che questa volta, le istituzioni sono state in grado di intercettare una sfida ineludibile? Abbiamo gli strumenti e le competenze per fronteggiarla?
L’intelligenza artificiale rappresenta una tecnologia sempre più presente nella vita quotidiana delle persone, ma la mancanza di conoscenze sull’argomento costituisce una vera e propria sfida. Solo pochi esperti, oggi, hanno le competenze per comprendere a fondo il funzionamento degli algoritmi e ciò porta a una scarsa consapevolezza dell’impatto nell’utilizzo di queste tecnologie, come ad esempio il riconoscimento facciale. Si tratta di tecnologie che, se utilizzate con l’intento del controllo, sono in grado di rendere possibile un controllo totale.
Per questo credo che la formazione risulti essere l’unica risposta possibile per far fronte a questa sfida. Ciò implica una normazione delle conoscenze di base per facilitare l’evoluzione del lavoro.
L’incredibile velocità con cui si rinnova l’AI rende difficile comprendere dove arriverà, ma oggi sappiamo individuare alcuni rischi concreti: come ad esempio la sicurezza, la gestione e il controllo dei dati. La sicurezza dei dati diventa sempre più importante in una società in cui l’intelligenza artificiale ha una rilevanza sempre maggiore.
Difficile trovare una ricetta vincente in questo momento, ma la formazione e la consapevolezza dei rischi sono sicuramente la strada da seguire. È importante che si parli dei rischi, e che la politica inizi a considerare il tema della sicurezza dei dati come un argomento centrale.
Lei parla di rischi e opportunità dell’intelligenza artificiale. Come bilanciare questi due aspetti e cosa hanno evidenziato i casi Hinton e ChatGPT Italia?
Rispetto ai rischi associati all’intelligenza artificiale, lascio alle parole di chi si è dimesso da Google che risuonano potenti, ribadendo l’importanza di affrontare apertamente questa tematica. L’intelligenza artificiale non è una tecnologia nuova ma ha sviluppato una capacità di rinnovamento incredibilmente rapida. Il primo rischio riguarda la sicurezza dei dati. La gestione e il controllo dei dati sono al centro della società, così come della politica stessa. Ciò coinvolge sia la sicurezza informatica che, più in generale, la privacy, che è strettamente correlata. Questo aspetto è collegato al tema del controllo. Basta pensare al riconoscimento facciale e all’interazione tra diverse applicazioni. Inoltre, l’intelligenza artificiale generativa apre nuove possibilità, consentendo un controllo totale sulla vita di una persona. Questo rischio immenso, che non dovremmo permettere al settore pubblico di correre, richiede una regolamentazione adeguata. Chiunque abbia accesso a tali dati potrebbe potenzialmente conoscere tutto di me e controllare la mia vita. È fondamentale affrontare questa questione a livello sovranazionale e valutare l’impegno dell’Europa nel perseguire un approccio antropocentrico, ponendo l’accento non sulla tecnologia, ma sull’essere umano. L’obiettivo non è regolamentare le singole applicazioni, ma i potenziali obiettivi rischiosi che si intendono raggiungere attraverso le applicazioni. Per questo è importante avviare una discussione globale, l’impatto delle tecnologie non si limita all’Europa, ma si estende a livello mondiale. Ciò ci offrirebbe una maggiore tranquillità.
Cosa possono fare di più da questo punto di vista le istituzioni?
Credo che dobbiamo investire di più e meglio in formazione a livello nazionale e in ricerca a livello europeo. Inutile dirlo, siamo indietro rispetto ai maggiori player globali come gli Stati Uniti e la Cina, quindi dobbiamo recuperare il ritardo il prima possibile. La tecnologia ci ha già sorpreso e potrebbe continuare a farlo, quindi dobbiamo farci trovare preparati. A livello europeo, dobbiamo investire insieme nella ricerca e questo richiede tantissimi investimenti che nessuno Stato da solo può sostenere. A livello globale poi l’investimento per me dovrebbe essere tutto sulla formazione delle persone. La transizione delle persone al digitale è fondamentale per evitare che intere generazioni vengano tagliate fuori in un arco di tempo molto breve.
Tutto questo sta cambiando radicalmente la nostra quotidianità e soprattutto il modo di approcciarsi al lavoro. Come vede questo aspetto?
La tecnologia ha già rivoluzionato il mondo del lavoro, ma l’intelligenza artificiale solleva interrogativi sulla sostituzione non solo dei lavori fisicamente impegnativi, ma anche di quelli creativi. È cruciale definire il concetto di creatività e promuovere un’interazione uomo-macchina orientata alle esigenze umane, non solo a quelle delle macchine.
L’uomo deve essere al centro dell’interazione con l’intelligenza artificiale, programmarla e sfruttarla, evitando di diventarne succubi. Questo rappresenta la strada per evolvere il concetto di lavoro di qualità. Per realizzare l’obiettivo è necessario formare le persone all’utilizzo delle applicazioni di intelligenza artificiale, in modo che possano impiegarle per semplificare le attività meno creative e liberare tempo per la produzione di beni e servizi di elevata qualità. La macchina non scrive un articolo di giornale al posto nostro, ma ci può assistere nella creazione fornendo una solida base da cui partire. Il tempo risparmiato può essere impiegato per una maggiore esplosione di creatività. Tuttavia, per raggiungere questo risultato, dobbiamo essere adeguatamente formati all’interazione con le applicazioni di intelligenza artificiale, il che al momento rappresenta una lacuna. Dobbiamo essere noi a guidare l’intelligenza delle macchine, riconoscendo che siamo noi stessi l’origine di tale intelligenza.
Prima di salutarci, come si svilupperà il percorso nelle prossime tappe?
Stiamo attualmente svolgendo audizioni con player di livello globale per comprendere in cosa stanno investendo nell’intelligenza artificiale nei prossimi mesi e anni. L’ idea è quella di pubblicare una raccolta per fornire utili approfondimenti sull’intelligenza artificiale a chiunque sia interessato. Inoltre, il Comitato che ha promosso questa indagine sta lavorando su una sperimentazione che riguarda l’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa applicata alla documentazione parlamentare. Stiamo ancora definendo il calendario delle audizioni, ma ci aspettiamo di avere una presentazione di un dossier e un’applicazione pratica entro i prossimi mesi.
L’intreccio tra intelligenza artificiale e politica rappresenta una sfida ineludibile per l’era digitale. Mentre l’AI promette rivoluzioni senza precedenti, è indispensabile affrontare con attenzione e urgenza le delicate questioni etiche e di governance che ne derivano. La trasparenza, la responsabilità e il rispetto dei diritti individuali devono essere i princìpi per guidare le decisioni politiche sull’IA. Solo attraverso un approccio attento e una regolamentazione oculata, potremo sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia.