Nel prossimo futuro scatterà l’era dello “space mining” e della caccia alle risorse presenti all’interno degli asteroidi. Il progetto RAMA e la NASA si preparano alla prima missione che potrebbe partire nel 2030.
Partiamo da una semplice parola, asteroidi. Siamo abituati a vederli come giganti muti che viaggiano nello spazio per millenni fino a collassare sulla superficie di qualche pianeta o bruciando nella sua atmosfera. Tuttavia lo spazio, almeno per i suoi pionieri, non è solo un profondo e oscuro oceano d’incertezza ma un’opportunità, fonte di risorse e tecnologia.
La prima stampante 3D nello spazio
Mentre leggete questo articolo attorno alla Terra gira una Stazione Spaziale Internazionale, l’ISS, proprio sopra le nostre teste. A bordo, da marzo, è in uso la prima stampante 3D che funziona a gravità zero. Realizzata dall’azienda statunitense Made in Space, permetterà di adattare la stampa 3D allo spazio. I vantaggi sono enormi, miliardi di dollari sono necessari per rifornire costantemente gli astronauti di materiali e strumenti per la sopravvivenza in orbita. Grazie alla stampa 3D basterà inviare solo materiale grezzo e attraverso Internet il personale a bordo riceverà i file di qualsiasi oggetto da realizzare, sempre aggiornato all’ultima versione.
Tutto questo è già realtà, il nostro presente. Ci sono però nuovi orizzonti, pronti su carta, che la Nasa sta finanziando per rendere concreti. I protagonisti del progetto di cui voglio parlarvi sono ancora una volta i membri di Made in Space che hanno ricevuto da poco un importante premio per sviluppare il progetto RAMA (Reconstituting Asteroids into Mechanical Automata) con un obiettivo straordinario, ma in teoria fattibile: trasformare gli asteroidi in miniere mobili.
Il progetto RAMA
La stampa 3D sarà una rivoluzione per l’esplorazione spaziale, ma quando partiremo verso nuovi mondi, Marte in primis, spedire rifornimenti così lontano comporterà un impiego di risorse mostruoso. Non sarà la Terra a rifornire i futuri esploratori, ma dovremo cercare nuove risorse nello spazio profondo, meno vuoto di quel che immaginiamo. Gli astronauti si imbatteranno in non pochi asteroidi e frammenti rocciosi che secondo numerose aziende potremo usare per raccogliere materie prime “on the road” nello spazio, inaugurando l’era dello space mining.
Il progetto RAMA punta a estrarre minerali utili dalla loro superficie, ma grazie alla congiunzione intelligente di robot e stampa 3D, gli asteroidi verrebbero letteralmente convertiti in “navi spaziali” rocciose, con un certo grado di propulsione e controllo della rotta. In questo modo queste enormi pietre vaganti verrebbero indirizzate ai coloni umani, rifornendoli periodicamente di tutto il necessario.
Il primo asteroide “da catturare”
La prima missione dovrebbe partire nel 2030, quando dei robot, i Seed Craft, verranno spediti verso un asteroide vicino alla Terra (NEA, Near Earth Asteroid). Una volta raggiunta la sua superficie, sfruttando le tecnologie perfezionate negli ultimi decenni dalla NASA, verranno estratti i minerali necessari per stampare in 3D sistemi di propulsione, conservazione dell’energia e altri elementi di logistica essenziali. In un secondo momento i robot minatori si occuperanno delle materie prime da inviare alle stazioni spaziali, consumando progressivamente l’asteroide stesso.
I sistemi di propulsione per regolare la rotta dell’asteroide sono già in fase di sviluppo da parte della NASA, ma quelli di Made in Space puntano a soluzioni estremamente essenziali, duraturi e basati sulla pura meccanica. Per le navicelle che trasporteranno i robot verrà invece impiegata la propulsione elettrica, futuro della mobilità non solo sul nostro pianeta ma anche ben oltre.
Costi, fattibilità e passi futuri
Il progetto RAMA ha già ottenuto il primo round del grant NASA Innovative Advanced Concepts (NIAC) pari a 100 mila dollari. Serviranno a finanziare i primi test di ricognizione per sondare la fattibilità del progetto e se i risultati saranno positivi la NASA fornirà il secondo round di 500 mila dollari. Bisogna ancora perfezionare le tecnologie di estrazione di minerali in sit0, migliorare le intelligenze artificiali che guideranno i robot, ma anche sviluppare una Internet spaziale per coordinare al meglio tutte le attività.
Questione di “Quando”, non di “Se”.
Vista così, un giorno potremmo trovarci a inviare un regalo ad un nostro parente astronauta su Marte, stampato in 3D usando metalli estratti da asteroidi “addomesticati”. Ad ogni modo, più i viaggi spaziali ci spingeranno lontano dalla Terra, più noi assomiglieremo a pesci fuor d’acqua. Per sopravvivere dovremo imparare a camminare sulla terraferma, che nel nostro caso sarà lo spazio profondo, e potremo farlo solo evolvendoci, stavolta grazie alla tecnologia. RAMA potrebbe far parte di questa evoluzione, staremo a vedere se colpirà nel segno.