Il ruolo della comunicazione per sensibilizzare le famiglie sui rischi per i più piccoli e l’importanza della vaccinazione per ridurre la circolazione delle malattie a carico dell’apparato respiratorio: ne parliamo con Anna Chiara Vittucci, pediatra del Bambino Gesù
In questi giorni, soprattutto in Lombardia secondo quanto raccontano le cronache giornalistiche, sia i reparti ospedalieri sia le terapie intensive pediatriche sono più affollate del solito per la presenza di un numero particolarmente elevato di bambini con problemi respiratori a causa del virus respiratorio sinciziale (vrs). Ne abbiamo parlato per StartupItalia con Anna Chiara Vittucci, pediatra della Pediatria generale all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Vittucci è anche ospite nella puntata di Life di venerdì 19 novembre, dedicata alla prevenzione delle infezioni respiratorie in bambini e adolescenti. Dopo un inverno di solo Covid-19 – la stagione fredda 2020-2021 – nei mesi a venire i virus respiratori torneranno a essere diffusi e aggressivi, probabilmente anche più del soluto. Per questo la prevenzione generale e la pratica vaccinale (nei casi in cui ci sia effettivamente un vaccino disponibile) hanno ora un ruolo particolarmente importante.
Vrs, un virus aggressivo per i bambini più piccoli
Iniziamo dal principio. Il virus respiratorio sinciziale è un patogeno a rna a singolo filamento che si diffonde nelle vie aeree superiori, causando delle necrosi delle cellule epiteliali. È considerata la principale causa delle bronchioliti, con l’infiammazione o l’ostruzione dei bronchioli, e delle polmoniti nei bambini al di sotto dei due anni di età. Si tratta di un virus molto contagioso, la cui trasmissione può avvenire per via aerea oppure per contatto diretto di materiale infetto. Insomma, con modalità molto simili al Sars-Cov-2.
Quantificare l’alto impatto del virus a livello mondiale non è banale, ma oggi abbiamo qualche numero utile a orientarsi. “Ci sono dei dati di un lavoro scientifico del 2015 in cui viene riportato che vsr è stato responsabile in media ogni anno di 33 milioni di casi, di 3,2 milioni di ospedalizzazioni e di circa 120mila morti”, racconta Vittucci. “È bene però precisare che quasi la totalità dei decessi è avvenuta nei paesi meno sviluppati, mentre da noi, pur verificandosi casi molto gravi, la mortalità è estremamente bassa per merito delle cure intensive e del ricovero ospedaliero”.
Nonostante sia un virus in grado di infettare persone di qualunque età, in linea di massima per i bambini più grandi e per gli adulti la malattia si manifesta in maniera lieve. Al contrario, come sottolinea Vittucci: “Nei bambini molto piccoli, di età inferiore a un anno, può determinare la necessità di ospedalizzazione per difficoltà respiratoria, così da procedere con l’ossigeno-terapia. Si tratta di un virus con pericolosità variabile in base all’età. A volte, anche in Italia, si possono avere quadri clinici molto seri, soprattutto nei piccolissimi oppure nei bambini con comorbilità polmonari o deficit immunitari”.
Una stagione invernale delle premesse non troppo positive
Dalla primavera del 2020 in poi si è parlato quasi solo di Covid-19, ma tutte le misure precauzionali che sono state adottate hano fatto sì che molti virus (e altrettante malattie respiratorie) si siano visti di meno, con una differenza importante rispetto agli anni precedenti. Come piega Vittucci: “Quest’anno tutti questi virus stanno ricomparendo, e per quanto riguarda il virus vrs addirittura i primi casi sono arrivati un po’ prima rispetto al solito. Ciò è avvenuto anche come conseguenza del fatto che nessuno è immunizzato, né tramite vaccinazione – perché il vaccino ancora non c’è, né attraverso gli anticorpi materni, dato che le mamme non hanno contratto il virus di recente e non hanno perciò sviluppato gli anticorpi”.
È ancora presto per fare una valutazione complessiva dell’impatto annuale dei virus respiratori tra i bambini, e bisognerà attendere ancora qualche mese per i bilanci, ma il rischio a cui andiamo incontro, analizzando i dati di ottobre e novembre, è che si verifichi un picco importante.
Il ruolo della comunicazione
Molte persone hanno sentito parlare del virus respiratorio sinciziale per la prima volta guardando le storie su Instagram di Chiara Ferragni o di Fedez, che raccontavano della piccola figlia ricoverata per le complicazioni derivanti dalla malattia. È stata proprio la coppia di influencer più seguita d’Italia a mettere ripetutamente in guardia i genitori da questa malattia che si può dimostrare particolarmente aggressiva. Oggi la bambina è tornata in piena salute, ma il messaggio sui social è arrivato forte e chiaro, ottenendo una grande risonanza mediatica e sensibilizzando una parte consistente degli italiani su una malattia in generale poco conosciuta. Generalzzando, si può dire che il ruolo degli influencer non è marginale, in quanto possono ottenere un livello di visibilità maggiore anche di quello di una campagna istituzionale, raggiungendo un target della popolazione difficile da intercettare con i media tradizionali.
I vaccini e le altre vie della prevenzione
I virus respiratori in circolazione sono numerosi e tra questi, oltre al vrs, ci sono l’influenza stagionale, non ancora esplosa quest’anno tra i bambini, il rinovirus che nei bambini ha una pericolosità maggiore rispetto agli adulti (dove causa solo il tipico raffreddore), la parainfluenza e diversi altri. E tutto questo si aggiunge alla situazione pandemica attuale, con il nuovo rialzo dei contagi derivanti dal Sars-Cov-2. In un quadro così complesso, rivestono un ruolo fondamentale le campagne vaccinali per ridurre drasticamente la trasmissione delle malattie.
Come spiega Vittucci: “Nel Lazio oltre l’80% delle famiglie è molto convinta dei benefici della pratica vaccinale contro il Covid-19 , anche se per i più piccoli i timori sono leggermente maggiori. È importante il ruolo della comunicazione per far capire l’importanza dell’immunizzazione anche tra i bambini, sia per tutelare loro ma soprattutto per limitare la circolazione del virus. Anche se tra i piccoli i casi gravi sono pochi, si possono comunque verificare forme gravi e ricoveri in terapia intensiva, oltre al fatto che comunque si sono già registrati una trentina di morti, che non sono affatto un numero insignificante”.
Insomma, quando l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia europea per i medicinali Ema daranno il via libera alla vaccinazione nella fascia di età 5-11 anni, passaggio che potrà accadere anche entro la fine del mese di novembre, sarà importante un’adesione di massa alla campagna vaccinale.
Per quanto riguarda il vrs, a oggi come anticipato non è disponibile al momento alcun vaccino, ma solo un farmaco che può essere utilizzato per proteggere alcuni neonati ad alto rischio. Inoltre, ci sono formulazioni vaccinali in corso di studio in fase 3, tanto che già nell’autunno 2022 potremmo averne almeno uno utilizzabile.
Oltre alla vaccinazione, è importante rispettare una serie di precauzioni generali sempre valide, che abbiamo imparato a conoscere bene nell’ultimo anno e mezzo con il Covid-19. Per esempio, come ricorda Vittucci, “bisogna lavarsi bene le mani, evitare il contatto con persone con sintomi respiratori, non portare i bambini piccoli in luoghi affollati ed evitare ( da adulti, ma per proteggere i bambini, ndr) il vizio del fumo. Inoltre, l’allattamento materno può costituire un fattore protettivo nei confronti delle infezioni, grazie al passaggio di anticorpi dalla mamma al figlio”. Si tratta di misure che facilmente tutte le famiglie possono adottare, senza certo modificare lo stile di vita o le abitudini quotidiane.
Foto in alto: Rene Asmussen da Pexels
Segui la diretta di oggi su StartupItalia!