Alla Cornell University sono riusciti a piegare fogli di grafene come fossero origami. È una tecnica che permetterà di costruire circuiti tridimensionali piccolissimi ma che potrebbero cambiare il mondo della robotica (e non solo).
Il concetto di partenza è facile: essendo un foglio anche il grafene può essere piegato. Come un origami. Del resto usare nuove tecnologie per recuperare tradizioni del passato è una pratica sempre più diffusa. Ed è quello che hanno cercato di fare alcuni ricercatori della Cornell University con una delle arti giapponesi più note al mondo. Un paragone facile da fare ma assai complicato da realizzare.
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Non è solo un esperimento: ma una rivoluzione
Ma perché fare degli origami con il grafene?
Non si tratta solo di una dimostrazione hi-tech ma della nascita di una vera tecnica che permetterà di fare passi avanti nell’ambito della robotica e non solo. Sarà possibile, infatti, realizzare strutture tridimensionali microscopiche, come robot e circuiti elettronici flessibili. Un’applicazione reale che ispirandosi all’antica arte nipponica diventerà una pratica comune all’interno di laboratori, università e centri di ricerca.
Piegare il foglio più sottile al mondo
Il grafene è un materiale iper-resistente. In più è anche un super conduttore elettrico. Queste sono due delle caratteristiche principali per cui è ritenuto così prezioso. Parliamo di un foglio di carbonio dello spessore di un atomo, difficilissimo perciò da trattare e, quindi, da piegare.
Per riuscire a farlo, il gruppo di scienziati capitanati da Itai Cohen, ha ricoperto il foglio in questione con il diossido di silicio, uno strato di circa mezzo nanometro (talmente piccolo che è impossibile trovare una metafora per spiegarlo meglio). La silice è un materiale che interagisce con gli atomi di carbonio in modo variabile. Se viene scaldato, o se viene attraversato da corrente elettrica, reagisce in maniera diversa: «Questo ci ha permesso di osservare come il grafene si contraeva o espandeva e, di conseguenza, siamo riusciti a piegarlo. Ma siamo arrivati al limite, non credo si possa fare di più».
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E ora?
È lo stesso Cohen ad immaginare il passo seguente: «Immaginiamo di stampare l’intero circuito su uno di questi fogli, per poi piegarlo in una struttura tridimensionale in grado di assorbire la luce e generare corrente elettrica. Ma questa è solo una delle possibili applicazioni». L’obiettivo è quello di costruire il futuro recuperando la bellezza e l’importanza del passato. E non è un caso che alla Cornell abbiano deciso di portare all’interno del laboratorio dei veri esperti di Origami: «Con loro costruiremo delle vere cool things». E noi aspettiamo solo di vedere quali saranno.
Fonte: https://www.newscientist.com/article/2080818-graphene-origami-produced-by-worlds-thinnest-folds/