Come restituire ai ragazzi il diritto di sognare e guardare avanti? Di questo si è parlato nella puntata di Life, il vocabolario sulla prevenzione di Sanofi Pasteur, dedicata al tema dei figli, la fascia d’età forse più colpita dalla pandemia
“Affidarsi ai saperi…”. Con questo consiglio ai giovani da parte dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet si è aperta la puntata di Life, il vocabolario sulla prevenzione di Sanofi Pasteur, dedicata al tema “Figli, la vita dopo la pandemia”. Sono stati i giovani forse la fascia più colpita dal Covid-19, soprattutto se si guarda al lungo periodo: il momento storico che ha caratterizzato la loro infanzia e adolescenza sicuramente lascerà un segno nella loro crescita. Per questo ora più che mai è importante che la società concentri la propria attenzione sul futuro di bambini e ragazzi e che gli adulti scendano in campo per accompagnarli in questo percorso.
La Dad anche oltre la pandemia?
“Vedo molto smarrimento tra i giovani”, ha sottolineato Paolo Crepet, autore del libro ‘Oltre la Tempesta’ (Ed. Mondadori). “Si pensava che finita la prima e seconda ondata, la Dad potesse essere ricordo, invece è un incubo. Pensiamo alle università: sono nate e sono state costruite come luoghi di incontro, sperimentazione, innovazione. Ora, invece, si parla di didattica a distanza anche dopo la fine della pandemia. Mi chiedo: in quale mondo stiamo per sbarcare?”. Come restituire ai ragazzi il diritto di sognare e la speranza nel guardare avanti? “Ai giovani dico: fidatevi dei saperi e della scienza. Fidatevi anche di noi adulti, ma nella giusta misura perché dovete anche voi esercitare il vostro spirito critico. Ho letto invece con incredulità di ragazzi che a Bolzano organizzano feste per contagiarsi e prendere il Coronavirus, in modo da ottenere il Green Pass una volta guariti, senza dover fare il vaccino”.
Ansia, disordini alimentari, disturbi del sonno
Fin dall’inizio della pandemia sono state evidente le conseguenze psicologiche delle misure restrittive sui più piccoli, come ha spiegato Gulia Segre, psicologa dell’età evolutiva, ricercatrice del laboratorio per la salute materno-infantile dell’Istituto Mario Negri): “Abbiamo condotto una ricerca sulla fascia d’età tra i 6 e i 14 anni, attraverso videointerviste ai diretti interessati. Con il primo lockdown la loro routine è stata completamente stravolta. Per molti la Dad è stata innanzitutto più stancante ed è stato difficile mantenere alta l’attenzione e la concentrazione”. Sono cambiate anche le abitudini alimentari: la metà dei ragazzi ha dichiarato di aver ingerito una quantità maggiore di cibo, di qualità inferiore, il cosiddetto junk food. Il sonno è stato l’altro grande problema: “Abbiamo rilevato numerose difficoltà nell’addormentamento, insieme a maggior frequenza di incubi e di risvegli notturni. Addirittura metà del campione ha avuto comportamenti regressivi, come il voler tornare a dormire nel letto dei genitori: in un periodo di forte paura e stress come quello che hanno attraversato i ragazzi volevano avere accanto le loro figure di riferimento importante”. E ancora, ansia e disturbi dell’umore sono raddoppiati: “Sintomi psicopatologici che sono comparsi anche in un secondo momento, per esempio quello del ritorno in classe, o che potranno emergere nel lungo periodo”.
Un ruolo più centrale per i padri
La pandemia ha pesato anche sulle famiglie, soprattutto su quelle in difficoltà economiche e in cui i genitori hanno bassi livelli di istruzione”, ha proseguito Lucia Mangiavacchi, ricercatrice e docente di economia politica all’Università di Perugia e ricercatrice all’Institute for the Study of Labor-IZA in Germania). “Si sono amplificate le disuguaglianze educative, come hanno dimostrato anche gli ultimi risultati Invalsi. Questo significa che nel medio-lungo periodo la mobilità sociale in Italia risulterà ridotta, perché essa è legata all’istruzione”. Da dove si riparte ora? “Dal mio punto di vista, quello di economista, bisogna ripartire investendo sull’istruzione e sulle politiche della famiglia. La pandemia ha anche messo al centro il ruolo dei padri: un esperimento breve, ma importante, che la politica non deve lasciar cadere, aumentando il loro congedo parentale e favorendo anche culturalmente il coinvolgimento degli uomini nella crescita dei figli”.
Il nuovo ruolo della scuola
Al centro del dibattito anche il tema della scuola, di cui Simona De Stasio, professoressa associata di psicologia dello sviluppo all’Università LUMSA, ha evidenziato luci ed ombre: “Grazie alla Dad è stato possibile mantenere una connessione tra docenti e studenti, ma i contro della didattica a distanza sono stati tanti. Chi ha più sofferto sono i bambini della fascia prescolare, in cui la relazione a distanza è stata difficile da instaurare. Ora dobbiamo ripensare al ruolo della scuola: non servono programmi ipertrofici, perché bisogna anche insegnare ai ragazzi ad avere spirito critico e capacità di interpretazione della realtà, approfittando di un periodo straordinario come quello che stanno vivendo”.
Allarme virus respiratori
Salute mentale, ma anche fisica. Anche per i piccoli si pone ora il tema del vaccino anti-Covid. “Per quanto riguarda le percentuali di vaccinazione, finora i ragazzi dai 12 anni in su si sono dimostrati più bravi degli adulti”, ha evidenziato Anna Chiara Vittucci, dottoressa dell’Unità UOC di Pediatria Generale dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. “Durante la pandemia l’attenzione è stata molto concentrata su adulti e anziani, ma anche tra i bambini il Covid ha portato ospedalizzati e terapie intensive, oltre allo sviluppo della cosiddetta Mis-C, la sindrome infiammatoria multisistemica pediatrica, che tuttora la scienza sta studiando”.
Per i più piccoli attualmente è in corso anche un’emergenza legata ai virus respiratori, in particolare quello Sinciziale, che colpisce i neonati di pochi mesi. Ne hanno parlato sui social gli influencer Chiara Ferragni e Fedez perché la loro figlia più piccola, Vittoria, è stata ricoverata in ospedale. “L’anno scorso questi virus hanno avuto una circolazione molto bassa grazie alle misure preventive per il Covid, quest’anno invece si sono presentati anche in anticipo rispetto al solito: se il picco normalmente si raggiungeva tra gennaio e febbraio, adesso che siamo a metà novembre registriamo già numeri decisamente importanti in tutti gli ospedali pediatrici. C’è anche una certa preoccupazione perché, proprio per le misure di contenimento, l’anno scorso non si sono immunizzati i bambini che oggi hanno un anno e mezzo o due e che a questa età dovrebbero aver già sviluppato gli anticorpi necessari”.
Più attenzione per i figli con ADHD
La pandemia è stata ancora più difficile da affrontare per le famiglie con figli con ADHD, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività: “Spesso viene confuso con la maleducazione o la vivacità e si ritiene che crescendo tutto si risolverà. Invece i sintomi restano, anche se magari si attenuano grazie alla crescita e alle terapie”, ha raccontato Erika Zidko, autrice del libro “L’amore non basta”, che raccoglie le testimonianze delle mamme. “Iperattività e impulsività sono le due caratteristiche più conosciute di questo disturbo, che richiede maggiore attenzione da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Invece ci sono file lunghissime per avere una diagnosi, le terapie sono a pagamento e le famiglie sono lasciate sole, con le mamme che si ritrovano a mettere in dubbio la loro capacità genitoriale. C’è bisogno di una maggiore informazione, da parte delle scuole e dei pediatri, si parla ancora troppo poco di questo disturbo”.
Imparare a vivere la noia
C’è molto smarrimento tra i giovani, è vero, ma ci sono anche studenti delle scuole superiori che “hanno saputo “vivere la noia della pandemia, mettendosi in discussione e chiedendosi se avessero fatto la scelta giusta nel loro percorso scolastico”, ha sottolineato Federica Benassi, esperta di comunicazione nella famiglia. “Sono stata contattata da alcuni ragazzi che hanno deciso di lasciare il liceo classico o scientifico, a cui si erano iscritti su suggerimento dei genitori e degli insegnanti delle scuole medie, per iscriversi al liceo artistico. Una scelta fatta con grande consapevolezza e positività, non determinata dagli scarsi risultati scolastici, che anzi erano eccellenti, ma dal desiderio di realizzare al meglio la propria personalità e le proprie aspirazioni. A madri e padri suggerisco di ripartire dall’ascolto, perché una buona comunicazione è alla base del rapporto con i figli, e di avere l’umiltà di chiedere aiuto come genitore”.
Un percorso per bambini con patologie neurologiche complesse
Nel 2021 festeggia i dieci anni di lavoro la Fondazione TOGETHER TO GO, organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus), che a Milano ha dato vita a un Centro di Eccellenza per la riabilitazione dei bambini affetti da patologie neurologiche complesse, in particolare Paralisi Cerebrali Infantile e Sindromi Genetiche con Ritardo mentale. “Siamo partiti con 50 bambini, oggi ne seguiamo 114, che vengono curati gratuitamente”, ha spiegato la psicologa del Centro TOG Carolina Frangi. “Per la riabilitazione lavoriamo su varie sfere dello sviluppo, grazie anche alla tecnologia, che ci permette di individuare i percorsi più efficaci e adatti alle esigenze di vita dei nostri piccoli pazienti. Anche durante il lockdown ci siamo attivati proponendo terapie online e offrendo supporto emotivo alle famiglie. Oltre alla parte clinica, la Fondazione TOG è molto impegnata nella formazione di altri operatori rispetto al proprio metodo di lavoro e alla filosofia di presa in carico dei bambini”.
La sinergia tra scienza e comunicazione
“I paradigmi della comunicazione con la pandemia sono andati oltre: i post Instagram sul Virus Sinciziale condivisi da Chiara Ferragni e Fedez hanno colpito nel segno, mostrando la problematicità e la drammaticità del momento. E’ fondamentale in questo momento più che mai mettere in sinergia la scienza e la comunicazione, come abbiamo sottolineato anche con Perché Sì, dedicato al tema delle vaccinazioni dimenticate”, ha concluso Mario Merlo, General Manager di Sanofi Pasteur. “Per sostenere le famiglie nella cura dei figli è invece importante che le aziende contribuiscano attraverso strumenti di welfare e di flessibilità, cercando di venire incontro alla pluralità di esigenze possibili, perché ogni famiglia ha bisogni differenti”.