Sessant’anni dopo Yuri Gagarin facciamo il conto delle donne nello spazio: ad oggi sono 65, su 568 viaggiatori totali. L’impegno della NASA per la parità di genere si concretizza guardando alla Luna con la missione Artemis e un equipaggio di 9 uomini e 9 donne. Ma si abbattono anche le barriere dei parametri fisici
Questo mese cade il sessantesimo anniversario del volo di Yuri Gagarin che, il 12 aprile del 1961, fu il primo essere umano a percorrere un’intera orbita intorno al nostro pianeta dimostrando, oltre al suo grande coraggio, che il corpo umano può sopravvivere alle sollecitazioni del lancio, della mancanza di gravità e del non facile rientro. Una volta in orbita, dopo avere ripetuto che stava bene, disse “Vedo la Terra. E’ bellissima”. La sua avventura durò circa 90 minuti ma lo consacrò a gloria imperitura. Era partito tenente ed era tornato eroe. Nel 1963 fu il turno della prima donna ad andare in orbita: si trattava di Valentina Teleskova che descrisse 69 orbite con la Vostok 6. Soffrì terribilmente del mal di spazio, stette così male che non riuscì a portare a termine i compiti che le erano stati affidati tanto che il nume tutelare della cosmonautica russa, Sergei Korelev, disse che con le donne aveva chiuso. In effetti dovettero passare 19 anni prima di vedere un’altra donna nello spazio: Svetlana Savitskaya. La NASA arrivò l’anno successivo con Sally Ride.
Da allora, la percentuale di donne è stata in lento ma continuo aumento. Ad oggi hanno volato 65 donne su un totale di 568 viaggiatori spaziali. Certo, siamo ancora su percentuali lontane dalla metà, ma mi piace pensare che, forse, la parità di genere verrà raggiunta nello spazio prima che sulla Terra grazie agli sforzi in questo senso da parte delle agenzie spaziali. Le azioni più decise per incrementare e valorizzare la componente femminile nel gruppo degli astronauti sono targate NASA. Nelle ultime selezioni delle nuove classi si è arrivati alla quasi parità tra uomini e donne. Nel gennaio 2020, è stata annunciata la selezione della Generazione Artemis composta da 7 uomini e 6 donne.
L’attenzione dell’agenzia americana alla parità traspare anche dalla scelta degli astronauti che parteciperanno alla missione Artemis per il ritorno alla Luna, la squadra è formata da nove uomini e nove donne. Dopo tutto, l’impegno della NASA è di portare sulla Luna la prima donna ed il prossimo uomo.
Anche l’Agenzia Spaziale Europea, che ha appena aperto una selezione per nuovi astronauti, ha sottolineato che farà attenzione ad offrire uguali opportunità a uomini e donne e cercherà anche di considerare candidati disabili purché questo non precluda la possibilità di essere operativi in orbita. E’ un passo importantissimo nella strada dell’inclusività. All’inizio dell’era spaziale i candidati astronauti dovevano avere fisici perfetti, non era ammesso il minimo difetto. Adesso la situazione è cambiata. Nel bando dell’ESA, il primo dopo quello del 2009 che portò alla selezione di Samatha Cristoforetti e Luca Parmitano, si dice che verranno considerate candidature di persone di bassa statura o con problemi agli arti inferiori. Dopo tutto, nello spazio si vola e la gambe si usano poco.
Viaggi nello spazio: un’esperienza non solo per privilegiati
Ma non sarà l’ESA a poter dire di avere inventato la categoria dei parastronauti. La prima astronauta disabile farà parte dell’equipaggio di Inspiration4, una delle prossime missioni Crew Dragon, che non avrà a bordo astronauti ma semplicemente passeggeri. A orchestrare il tutto è stato il miliardario trentottenne Jared Isaacman, che ha comperato il volo e ha messo in palio due dei quattro posti anche per dimostrare che non occorre essere miliardari per coronare il sogno di viaggiare nello spazio. Napoleone diceva che ai suoi generali chiedeva di essere fortunati, i passeggeri di Inspiration4 lo sono certamente visto che un posto è andato a Sian Proctor vincitrice di una gara di creatività spaziale via twitter mentre un altro è stato assegnato a Christopher Sembroski tramite una lotteria organizzata per raccogliere fondi destinati all’ospedale oncologico pediatrico St. Jude Children’s Research Hospital a Memphis. Entrambi hanno una storia interessante da raccontare.
Sian è una signora afro-americana che ha più volte tentato di partecipare alla selezione degli astronauti NASA senza successo. Quando aveva ormai perso le speranze, ha partecipato ad una gara organizzata da Jared Isaacman per promuovere la sua compagnia Shift4Payments attraverso video centrati su progetti di imprenditorialità spaziale. Sian ha vinto e, inaspettatamente, corona il suo sogno di andare nello spazio. Christopher Sembroski, invece, ha partecipato alla lotteria che metteva in palio uno dei sedili di Inspiration4 tra coloro che avessero fatto una donazione all’ospedale St.Jude. Christopher ha donato 50 dollari, ma non ha vinto la lotteria. La fortuna ha baciato un suo amico che ha rinunciato al giretto nello spazio e, conoscendo la passione di Christopher, gli ha ceduto il posto.
Oltre a Jared Isaacman, nel volo ci sarà anche Hayley Arceneaux che proprio nell’ospedale St.Jude è stata curata per un cancro alle ossa che le ha attaccato la gamba sinistra dove una protesi metallica ha sostituito parte delle ossa malate. A 29 anni, Hayley sarà la più giovane astronauta americana, ma non entrerà nel Guinness dei primati per la giovane età dal momento che Valentina Tereskova ha volato a 26 anni e Yuri Gagarin a 27. Sarà piuttosto la sua disabilità a darle visibilità perché sarà la prova vivente che lo spazio è proprio per tutti.