Le aspettative finora sono state deluse. Ma ai nastri di partenza ci sono progetti innovativi
Le aspettative di diagnosi precoce e di cura delle malattie neurodegenerative fino ad oggi sono state quasi completamente disattese. Ma riconoscere l’Alzheimer appena possibile è importante per controllare la malattia e migliorare la qualità della vita di pazienti e familiari. L’Europa ne è consapevole e ha posto l’individuazione di marcatori tra gli obiettivi del cluster Health di Horizon Europe. Con la benedizione di Bruxelles, sono già diversi i progetti di ricerca che stanno nascendo.
Metodologie non invasive di diagnosi dell’Alzheimer: il progetto dell’ENEA
Sei ricercatrici dell’ENEA puntano a sviluppare metodologie non invasive di diagnosi precoce e a basso costo indagando la relazione (ormai riconosciuta) tra le alterazioni del macrobiota intestinale e le malattie neurodegnerative per individuare metodologie innovative per la diagnosi precoce della malattia di Alzheimer. Il progetto si chiama “Mental” ed è nato in seno al Laboratorio Tecnologie Biomediche dell’agenzia. Sarà finanziato tramite le donazioni del 5 per 1000 all’ente.
Si vuole, in sostanza, identificare un panel di proteine e microRNA attraverso un esame di campioni fecali provenienti da pazienti con diversi gradi di severità di Alzheimer. A quest’ultima parte collaborerà anche la Fondazione Santa Lucia di Roma.
Potenzialità di trasferimento tecnologico
“Questo progetto ha ampie potenzialità per un rapido trasferimento tecnologico nella filiera biomedica e biotecnologica, a vantaggio dei cittadini e del SSN, che potrà disporre di strumenti diagnostici innovativi” spiega Barbara Tanno, responsabile scientifico di Mental. “I risultati ottenuti avranno potenzialmente un forte impatto sulla pratica clinica per contribuire al controllo di una malattia a così alto impatto sociale”.
Diagnosi con i sensori quantistici
La diagnosi neurologica è al centro anche di un progetto di Bosch. L’azienda tedesca ha creato una startup per impiegare i sensori quantistici nella riconoscimento precoce di questo tipo di patologie che conta già 15 collaboratori.
I sensori quantistici usano i singoli atomi di un gas o i difetti nei solidi come strumenti di misurazione atomica, per una precisione – afferma l’azienda – senza precedenti: quasi 1.000 volte maggiore di quella dei sensori MEMS (micro-electro-mechanical system) impiegati oggi.
Saranno, sempre secondo Bosch, per esempio in grado di aiutare a diagnosticare condizioni neurologiche come l’Alzheimer e il Parkinson in modo più accurato e semplice. Ma possono anche essere usati per registrare gli impulsi nervosi e dunque, un domani, per controllare gli arti artificiali.
Gli esperti di mercato prevedono nei prossimi anni una forte crescita nelle applicazioni di rilevamento quantistico. Nel 2021 – rivela l’azienda tedesca – ventidue miliardi di dollari sono stati investiti in tutto il mondo nella tecnologia quantistica.