Sensori che analizzano allergeni nei piatti, braccia robotiche comandate dal cervello e pillole smart attivate da uno smartphone: Medical Futurist ogni anno stila la lista delle 100 migliori startup Digital Health
Sono 660 miliardi di dollari entro il 2025: questo secondo Statista è il valore che il mercato del digital health è destinato a raggiungere a livello globale. Oltre al mercato favorevole possono contare anche sui tanti soldi in ballo: un’indagine di Rock Health stima in 14,7 miliardi (sempre dollari) i capitali raccolti dalle startup che operano nel digital health nei primi sei mesi del 2021 (fonte Forbes).
Un mercato ampio, tanti capitali pronti a essere investiti e poi c’è un altro elemento che caratterizza il digital health: ovvero una straordinaria vitalità e creatività che si evince dalla lettura dell’indagine della rivista Medical Futurist che ogni anno stila la lista delle 100 migliori startup del settore. Spoiler: c’è anche un’italiana…
Innovazioni che trasformano la medicina
Sensori che analizzano eventuali allergeni nei piatti, braccia robotiche comandate dal cervello e pillole smart attivate da uno smartphone: sono solo alcune delle innovazioni che abbiamo selezionato tra le 100 messe in lista dal magazine. Scopriamo quali sono e in cosa hanno saputo distinguersi sul mercato.
Nima
Nima è un dispositivo tech nato dalla mente di due ricercatori del MIT di Boston, Shireen Yates e Scott Sundvor. Il dispositivo, pensato per chi soffre di allergie alimentari, presenta un sensore che analizza i piatti che stai per mangiare al ristorante e ti avverte se individua la presenza di glutine o di arachidi.
Veritas Genetics
La missione della startup fondata dal professore di Harvard, George Church, tra i più importanti genetisti al mondo, è trasformare i dati genetici in informazioni da usare per migliorare i trattamenti clinici e più in generale la qualità e la vita delle persone, grazie all’uso di algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning. In epoca pandemica, e allo scopo di fare cassa, l’azienda si è lanciata nel mercato dei test antigenici rapidi per l’individuazione del Covid 19.
Veebot
Nel 2013, il professore della Rutgers University, Richard Harris, annuncia al mondo il suo Veebot, un robot che grazie a un sistema di lettura a ultrasuoni, è capace di trovare il punto migliore per individuare la vena durante l’esame del sangue. Poi con un puntatore laser, il robot sarebbe in grado di calibrare sia l’angolazione che la profondità migliori in base alle caratteristiche del paziente. Risultati: prelievi ematici più veloci e meno dolorosi. Il prototipo è ancora in fase di test e non ancora sul mercato.
EchoNous
Una delle startup più interesssanti nel panorama mondiale della diagnostica è stata fondata da Kevin Goodwin. Uno dei suoi prodotti di punta è Kosmos. Un dispositivo che, attraverso l’uso di un sistema di ultrasuoni e algoritmi di intelligenza artificiale, riesce ad aumentare la velocità degli esami cardiotoracici, digitalizzando due strumenti come l’elettrocardiogramma e lo stetoscopio.
SmartTab
Pillole smart che si ingeriscono e poi, una volta arrivate nel punto da curare, sprigionano i loro principi attivi attraverso un tap sul proprio smartphone. La pillola, inoltre, comunica con il tuo dispositivo e scambia dati per aumentare o diminure la somministrazione del farmaco e raccogliere dati sulla sua efficacia. Robert Nichel è il fondatore di SmartTab.
AtomLimbs
Tyler Hayes stima di lanciare sul mercato nel 2023 la sua invenzione: un braccio artificiale che può essere controllato dal portatore attraverso il suo sistema nervoso. Ci riesce attraverso un sensore da indossare al polso che individua i segnali nervosi del corpo per trasmetterli al braccio meccanico.
Vocalis Health
Sempre nel campo della diagnostica opera Vocalis Health, la startup di Shaddy Hassan, che promette di individuare potenziali malattie attraverso la voce. Il dispositivo è in grado di diagnosticare problemi cardiaci, respiratori e persino la depressione.
Lumen
Sono due sorelle gemelle, Michal e Merav Mor, ad avere ideato Lumen, un dispositivo tech che attraverso un sensore che analizza la CO2 concentrata in ogni singolo respiro, fornisce raccomandazioni nutrizionali personalizzate, fornendo dati e consigli su metabolismo, uso di grassi e carboidrati nella dieta.
Withings
Il francese Eric Carreel ha creato una delle startup più interessanti nel campo dei wearable: Withings ha lanciato una linea di dispositivi smart (orologi, bracciali ecc.) in grado di tenere sotto controllo oltre 20 parametri vitali, tra cui pressione del sangue e attività cardiovascolare.
Un’italiana nelle top 100 startup della salute digitale
Nella top 100 c’è anche una startup italiana: si tratta di Patchai, guidata da Alessandro Monterosso, che ha raccolto più di due milioni di euro da investor italiani e internazionali e ha saputo farsi notare a livello globale: è stata nominata tra le 25 finaliste dell’ultima edizione dello Entrepreneurship World Cup ed è campione italiano, nello stesso anno, della Regional Startup World Cup (ne scriviamo qui).
Se è riuscita a raggiungere questi traguardi lo deve a un tool proprietario che, grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, aiuta la ricerca clinica a far combaciare una specifica cura farmacologica alle caratteristiche del paziente, accrescendo così il suo coinvolgimento. Lo scarso engagement del paziente al progetto di ricerca è uno degli ostacoli maggiori che la ricerca clinica si trova ad affrontare. Con la sua soluzione Patchai allontana le case farmaceutiche dal rischio di sprecare soldi e offre loro, al contempo, tanti dati per analisi predittive che migliorano le sperimentazioni (tra i suoi clienti, Roche, Novartis).
«Il digital health è un mercato che ha una crescita incredibile, specie in alcuni verticali. Se consideriamo, per esempio, tutto il comparto del digital therapeutics, ovvero il trattamento di dipendenze o patologie, che avviene da remoto e il settore del data collection che sta rivoluzionando gli studi clinici classici, ci rendiamo conto di quanto il sistema sanitario stia cambiando. Tra meno di 10 anni, andremo sempre meno in ospedale e la medicina sarà focalizzata sulla prevenzione piuttosto che sulla cura. L’invasione dei dispositivi hitech di diagnostica nella nostra vita poi avrà un impatto anche su altri settori, come quello assicurativo. Qui le aziende regaleranno strumenti di misurazione ai loro clienti e calcoleranno il premio sulla base dei loro comportamenti virtuosi», spiega Alessandro a Startupitalia!
Alessandro ci racconta altri dati della sua startup – 350mila euro di fatturato nel 2020, 3mila pazienti serviti e le collaborazione con 500 ospedali e 300 medici e un team internazionale di 30 collaboratori nelle sedi di Padova e Lussemburgo – prima di salutarci con qualche consiglio per startupper che vogliono lanciare idee in un mercato così promettente:
«Lavora più di sessanta ore a settimana. Circondati di persone con competenze migliori delle tue nei campi in cui sei debole. Ascolta tutti, ma mantieni la tua vision. Impara dagli errori e mettiti ogni giorno in discussione».