In corso all’IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano un progetto per capire quanto e come l’attività di knitting possa giovare al nostro cervello
Un tempo, per le nostre nonne, era un’abilità imprescindibile: tutte, o quasi, le ragazze sapevano lavorare a maglia. Ferri, uncinetto e gomitoli diventavano ben presto i compagni di una vita, trascorsa a preparare sciarpe, centrini e coperte. Un’abilità che si è persa nel tempo, rimanendo per decenni una passione per pochi. Negli ultimi anni, invece, il knitting è stato riscoperto come hobby da tante donne, ma anche da tanti uomini. Non è infrequente imbattersi in persone intente a sferruzzare sui mezzi di trasporto. Per non parlare del nuotatore olimpico britannico, Tom Daley, che a Tokyo 2020 ha svelato in mondovisione la sua attività preferita nel tempo libero e sul suo profilo Instagram mostra orgogliosamente le sue creazioni.
Il lavoro a maglia fa bene al cervello: perché?
Il gran ritorno del lavoro a maglia, insomma. Rilassa e fa bene al cervello. Anzi, pare influisca sul livello di attenzione in modo simile alla meditazione. Un’ipotesi che stanno verificando all’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, dove è in corso un progetto per studiare quanto e come l’attività di knitting possa giovare alla nostra mente.
Come si svolge lo studio
Lo studio, dal titolo “Correlati Neurologici del lavoro a maglia”, è promosso dall’associazione Gomitolorosa ed è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Reading (UK). Neurologi, neurofisiologi e psicologi stanno sottoponendo 40 volontarie e volontari a Magneto/Elettroencefalogramma (M/EEG), metodica non invasiva usata per registrare l’attività magnetica ed elettrica cerebrale prima e dopo il lavoro a maglia.
“Sono stati segnalati numerosi benefici per la salute mentale ed il benessere derivanti da un’attività come il lavoro a maglia. Tuttavia i meccanismi sottesi ad eventuali benefici sono da approfondire”, spiega Pietro Tiraboschi, responsabile della Struttura Semplice Clinica delle Demenze dell’Istituto Besta. “Questo progetto si fonda sull’ipotesi che il lavoro a maglia influisca sull’attenzione in modo simile alla meditazione, che a sua volta migliora salute mentale e benessere personale. Le basi neurali della meditazione sono state studiate fin dagli anni ’70, anche tramite l’utilizzo di marcatori magneto/elettroencefalografici (M/EEG) e di risonanza magnetica funzionale”.
“Il nostro studio – aggiunge Davide Rossi Sebastiano (UO Neurofisiopatologia del Besta) – ha l’obiettivo di identificare l’influenza che alcune operazioni manuali, tra cui lavorare a maglia, hanno sui ritmi prodotti a livello corticale, studiabili con la M/EEG. La possibilità di determinare il correlato neurale dell’effetto dei processi di brain training manuali, come il lavoro a maglia, può contribuire a implementare lo sviluppo di misure efficaci per protocolli di riabilitazione fisica e cognitiva”.
L’associazione Gomitolorosa e la lanaterapia
“Il nostro studio ha l’obiettivo di confermare quello che le volontarie e i volontari della nostra associazione sperimentano empiricamente ogni volta che prendono in mano i ferri e si sentono meglio”, commenta Alberto Costa, presidente della onlus Gomitolorosa, nata nel 2021, ed oncologo senologo riconosciuto a livello internazionale. L’associazione sostiene e promuove la lanaterapia in numerosi ospedali d’Italia, perché “crediamo fortemente che il lavoro a maglia o all’uncinetto rappresenti un’attività dalla quale trarre grandi benefici per la salute fisica e mentale e costituisca uno strumento integrativo del percorso di cura”.
Costa ha trascorso quarant’anni al fianco di Umberto Veronesi e ha capito quanto il lavoro a maglia sia un efficace antidoto allo stress, osservando nelle corsie degli ospedali le pazienti che lavoravano all’uncinetto per ingannare il tempo in attesa di sottoporsi a esami e cure.
Perché la lanaterapia fa bene
Quali sono i benefici della lanaterapia? “Le sue proprietà sono talmente tante e fanno talmente bene, che, per cominciare, potremmo definirla una terapia alternativa o complementare per tutti coloro che soffrono di problemi di motricità manuale”, spiegano dall’associazione. Per esempio, muovere continuamente le mani significa riscaldarle e diminuire i dolori di artrite.
Il lavoro ai ferri o all’uncinetto, poi, aiuta a recuperare la calma in una situazione di stress o ansia, grazie all’aumento delle endorfine che donano una sensazione di benessere: “Il flusso dei pensieri si interrompe: smettiamo di immaginare, recriminare, rimuginare, calcolare. La mente è in silenzio. Diminuisce la tensione muscolare, il cuore rallenta, si abbassa la pressione sanguigna. Entriamo in uno stato di profondo rilassamento psicofisico”.
Infine, migliora l’umore, aiuta a socializzare, a stringere nuove amicizie. Stimola creatività, estro e pazienza. Aumenta l’autostima, perché vedere la propria creazione che si evolve è gratificante.