Gli imballaggi di Tipa hanno le stesse proprietà della plastica, ma sono biodegradabili al 100% (in soli 180 giorni). Messi a punto da una startup israeliana vogliono ridurre la mole di rifiuti che il mondo produce (e che smaltisce con lentezza).
Forse non tutti sanno che in mezzo all’oceano pacifico c’è un isola enorme, grande più della Spagna, fatta di immondizia, principalmente di plastica. L’impatto ecologico degli imballaggi è oggi un problema enorme e farne a meno sembra altrettanto complesso.
Un’azienda israeliana ha pensato a una soluzione: far sì che gli imballaggi del futuro assomiglino in tutto e per tutto a rifiuti naturali, come la buccia di una mela o di una banana. Materiali innovativi che facciano sì che i nostri imballaggi si decompongano in pochi mesi, lo stesso tempo che ci mette appunto una naturalissima buccia d’arancia.
I nuovi imballaggi bio
La società si chiama Tipa e da qualche tempo ha messo sul mercato i suoi innovativi imballaggi flessibili, che ognuno di noi può utilizzare per conservare i propri cibi. Si va dai sacchetti in plastica simili in tutto e per tutto a quelli che ognuno ha in cucina, e che utilizziamo per mantenere più fresco il pane, a confezioni pensate per chi si occupa di confezionare merendine e barrette.
Questi sacchetti bio sembrano plastica in tutto e per tutto, soprattutto per quanto riguarda la resistenza del prodotto e la sua funzionalità, ma sono biodegradabili al 100% in 180 giorni e non lasciano alcun residuo tossico. Per fare un confronto, pensiamo che un normale sacchetto di plastica ci può mettere anche 1000 anni a decomporsi. Come se adesso stesse finendo di decomporsi un ipotetico sacchetto gettato al tempo delle crociate!
Di cosa sono fatti i materiali di Tipa
I materiali utilizzati da Tipa contengono un mix di polimeri che derivano da prodotti o sottoprodotti di cibi di vario genere e comprendono resina, film multistrato, laminati e molto altro ancora. L’analogia con l’arancia non è casuale: la buccia che fa da “imballaggio” naturale per gli spicchi è costituita proprio come un multi-strato protettivo.
Non è un caso che gli imballaggi di Tipa siano flessibili e non rigidi. Questi ultimi infatti si decompongono solo parzialmente, inquinando quindi molto di più. Tuttavia, al tempo stesso, gli imballaggi flessibili in commercio spesso finiscono per inquinare altrettanto pesantemente proprio perché solo alcune delle loro parti sono biodegradabili. Questo li rende spesso inadatti al compostaggio, facendo finire l’intero prodotto in discarica, dove ci mette centinaia di anni a decomporsi.