A seguito delle restrizioni imposte dal Covid-19 la sanità digitale ha subito una profonda accelerazione. Mentre l’Europa ci chiedeva di puntare soprattutto su questo aspetto, insieme alla transizione ecologica, l’Italia ha investito abbastanza? Ne parliamo con Gregorio Cosentino, presidente dell’Associazione Scientifica per la Sanità Digitale (ASSD)
I dati sull’uso del digitale da parte di cittadini, medici e aziende sanitarie sono confortanti e in aumento rispetto agli anni precedenti. È quanto rilevato dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. “La pandemia, nella sua tragicità, ha favorito cambiamenti positivi nella Sanità” conferma Gregorio Cosentino, Presidente dell’Associazione Scientifica per la Sanità Digitale (ASSD). “All’improvviso sono state superate resistenze culturali e modalità lavorative consolidate. Abbiamo sorpassato le lunghezze burocratiche e vincoli eccessivi del Codice degli Appalti. Si è finalmente compreso in pieno il valore della Sanità digitale”. App, telemedicina e fascicolo elettronico sono gli strumenti che sono stati più potenziati durante la pandemia. Nascono per favorire la comunicazione tra medico e paziente e non solo.
Sanità digitale, le app al servizio della salute
Il 33% dei pazienti ha apprezzato le App per controllare il proprio stile di vita. Il 22% le usa per ricordarsi di prendere un farmaco. Il 21% per monitorare i parametri clinici. I pazienti riferiscono che utilizzando le App sono più consapevoli della propria patologia e del proprio stato di salute in generale nel 46% dei casi. Inoltre le App rappresentano per il 42% dei pazienti un valido aiuto per rispettare il proprio piano di cura.
Sono talvolta i medici di medicina generale (24%) o specialisti (32%) che non hanno ben chiara la differenza tra App per la salute e Terapie Digitali. Rispetto alle Terapie Digitali, i medici specialisti sono interessati a soluzioni per migliorare l’alimentazione (71%) e l’attività fisica (66%), così come l’aderenza alla terapia (60%).
Il Fascicolo elettronico (FSE)
Seppur lentamente si sta diffondendo anche l’uso del Fascicolo elettronico (FSE). Secondo un’indagine di Doxapharma, i Fascicoli elettronici sono spesso incompleti, privi delle informazioni e dei documenti più utili a medici e pazienti. Solo il 38% dei cittadini ne ha sentito parlare. Appena il 12% è consapevole di aver utilizzato lo strumento almeno una volta. Diverso è il discorso per i pazienti cronici o con gravi problemi di salute. Costoro infatti conoscono l’FSE nel 73% dei casi e lo utilizzano nel 37%. I servizi più sfruttati sono l’accesso ai referti online (dal 52% dei cittadini e dall’88% dei pazienti cronici) e alle ricette elettroniche (44% e 88%). I servizi digitali più utilizzati sono il ritiro online dei documenti clinici (37%, contro il 29% pre-emergenza), la prenotazione online di visite ed esami (26%) e il pagamento online (17%).
“Il covid ha evidenziato quanto sia fondamentale avere le informazioni cliniche del paziente condivise tra il personale sanitario che si prende cura del paziente. Ecco allora la conferma della importanza di avere un FSE aggiornato con i dati clinici del paziente”. E poi Cosentino continua: “Questa base di conoscenza dovrebbe essere anche integrata con altri data base di indicatori socio economico sanitari, i dati sull’ambiente, sull’inquinamento atmosferico e tutte le altre informazioni che porterebbero ad un Clinical Repository Big Data”.
La comunicazione con il medico, dalla pandemia in poi
Anche la Telemedicina si è diffusa in seguito alla pandemia. Se prima il livello di utilizzo superava di poco il 10%, durante l’emergenza è triplicato. Il Tele-consulto è più usato dagli specialisti (47%) che dai medici di base (39%). Accade il contrario per il Tele – monitoraggio (28% contro 43%). Il 23% dei pazienti però preferisce ancora la telefonata o la videochiamata di controllo con il medico per il monitoraggio a distanza dello stato di salute. I servizi di Telemedicina sono ancora marginali. La Tele-visita con lo specialista piace all’8% dei pazienti, la Tele-riabilitazione al 6%. Il Tele-monitoraggio dei parametri clinici (4%), riscuote un forte interesse in prospettiva, con percentuali vicine al 90%. Lo stesso vale per la Tele-visita con lo specialista.
Nello scambio di informazioni tra medico e paziente, la mail la fa da padrona. La usa il 79% dei medici di medicina generale e l’85% degli specialisti. Anche il 55% dei pazienti le apprezza. Complice la pandemia si sono diffuse anche le piattaforme di collaborazione per 54% dei medici di medicina generale e per il 70% degli specialisti. I pazienti le sfruttano per il 30%. Secondo i medici specialisti, le soluzioni di Telemedicina consentirebbero di organizzare da remoto circa il 20% delle visite di controllo ai pazienti cronici. Con un grande risparmio di tempo per pazienti e caregiver.
Sanità digitale e formazione dei medici
A fronte di un più largo utilizzo di sistemi digitali, la formazione dei medici nell’uso di tali strumenti potrebbe essere migliorata. Se un 60% dei medici ha competenze digitali di base, solo il 4% ha un livello soddisfacente in tutte le aree delle competenze digitali professionali (eHealth Competences).
“Per tutte le Aziende sanitarie lo sviluppo delle competenze digitali è ormai un tema ineludibile nel contesto più ampio della formazione del personale sanitario. Ma dai dati raccolti da ASSD, solo il 23% dei rispondenti indica che nella propria struttura sanitaria è stato implementato un programma di formazione per alcune o per tutte le categorie professionali, mentre il 43% dichiara che non è stata messa in atto alcuna azione di formazione per lo sviluppo delle competenze digitali, neanche di tipo episodico”, ha spiegato Cosentino.
Secondo il presidente di ASSD, “andrebbero sviluppate competenze digitali specialistiche per il personale informatico delle strutture sanitarie. Per le Direzioni strategiche sanitarie, invece, servirebbero competenze di e-leadership, capaci di stimolare e guidare il cambiamento”. Infine, per permettere il fluire della comunicazione anche operatori sanitari e amministrativi, cittadini, pazienti e caregiver andrebbero formati per le competenze digitali di base.
“Mettere al centro il paziente, anche grazie all’uso delle tecnologie digitali, vuol dire creare intorno a lui una rete multiprofessionale di supporto. E poi occorre sviluppare competenze anche per lui e i suoi caregiver, per rendere tutti uguali nei confronti della Sanità prevedendo se serve integrazioni economiche”. È un tema che l’ASSD sta trattando in modo interdisciplinare e completo nel libro “Fragilità e tecnologie ICT” che sarà distribuito gratuitamente il prossimo autunno.
Infine, “grande impulso deve essere dato nello sviluppo del ruolo di Manager della trasformazione digitale del SSN, figure professionali da inserire negli organici delle aziende del SSN per definire con fondi ed obiettivi ad hoc il supporto economico finanziario all’integrazione di queste figure”.
PNRR, il futuro della Sanità digitale tra finanziamenti e proposte
C’è sempre più attenzione da parte delle Istituzioni nello stanziamento di fondi per la transizione al digitale. La spesa per la Sanità Digitale è cresciuta del 5% rispetto all’anno precedente. Ha raggiunto un valore di 1,5 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica e a circa 25 euro per ogni cittadino.
Anche il PNRR rappresenta una grande opportunità. Le risorse destinate alla sanità per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e Telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale ammontano a 7 miliardi. Vanno invece 8,63 miliardi all’innovazione, alla ricerca e alla digitalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale.
Ma di quali innovazioni ha bisogno la medicina? Secondo Cosentino il PNRR ha impostato un approccio corretto. “Occorre riorganizzare la rete dei servizi e rafforzare la risposta territoriale, assicurando la continuità assistenziale e la personalizzazione delle cure. La continuità assistenziale presuppone un diverso approccio alle cure basato sulla multidisciplinarietà, la multiprofessionalità e l’interprofessionalità”. E la maggiore consapevolezza di questi bisogni, la diffusione del digitale e della tecnologia e la maggiore disponibilità economica saranno certamente determinanti per trovare risposte adeguate.
In Italia esistono già esempi virtuosi. “Purtroppo le soluzioni hanno una diffusione a macchia di leopardo. Occorre sviluppare un approccio secondo la logica del “riuso”, con la possibilità per la Sanità di poter condividere soluzioni best practices”.
“E poi”, continua Cosentino, “ serve una governance unica per evitare che ogni Regione si muova secondo proprie linee di indirizzo e di sviluppo. È necessario sviluppare le competenze digitali e motivare il management sanitario, anche con premi economici, per dare impulso allo sviluppo della sanità digitale. Nello specifico, occorre prevedere fondi adeguati e un piano di formazione obbligatorio dei Top Manager del SSN. Ad esempio con master II livello e corsi di perfezionamento universitari, vincolanti alla nomina e/o alla conferma nel ruolo”.
Dalle parole di Cosentino è chiaro che la sanità digitale non è una semplice sostituzione del sistema cartaceo analogico con un sistema digitale. È una grande opportunità per migliorare i processi sanitari e quindi rendere l’intero sistema sanitario più efficace ed efficiente.