La programmazione sanitaria della vaccinazione antinfluenzale oggi, i bisogni che il sistema richiede e il ruolo dell’innovazione vaccinale”: su Startupitalia l’analisi di Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Taranto
“La vaccinazione è l’unico mezzo efficace per ridurre la diffusione dell’influenza, e soprattutto le sue complicanze. L’anno scorso il virus è circolato molto meno, come conseguenza delle misure restrittive anti-Covid, quindi potremmo avere una platea di persone suscettibili decisamente più ampia”. Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Taranto, è in prima linea per l’organizzazione della campagna vaccinale, di cui ha parlato alla Media Master Class “Raccontare l’influenza al tempo della pandemia” presso l’Università La Sapienza di Roma. “Lo scorso inverno, forse come effetto della pandemia sui timori delle persone, abbiamo registrato un aumento del 10% delle coperture vaccinali antinfluenzali tra gli over 65 e del 6-7% tra il resto della popolazione. Per raggiungere una copertura vaccinale ancora maggiore servono programmazione e innovazione, oltre all’ascolto dei bisogni”.
Dottor Conversano, come si organizza una campagna influenzale?
“La programmazione è alla base di tutto. Il Ministero della Salute invia alle Regioni una comunicazione con tutte le indicazioni del caso. Negli ultimi anni si sono fatti notevoli passi avanti: nel 2019 la circolare è stata spedita a luglio, nel 2020 a giugno, nel 2021 ad aprile. E’ fondamentale avere il tempo necessario per l’approvvigionamento e la campagna di comunicazione. Basti pensare per esempio alla Lombardia e ad altre regioni, rimaste lo scorso inverno a corto di vaccini. Bisogna dare alle aziende farmaceutiche il giusto tempo per poter pianificare la produzione: ci sono Paesi che già adesso stanno inviando gli ordini per l’inverno prossimo”.
Quali sono gli step successivi?
“Occorre coordinare la distribuzione, pensare alla formazione dei sanitari, ideare la campagna di comunicazione diretta ai cittadini a livello nazionale, regionale e locale. Spesso si è creato un certo caos comunicativo e i referenti storici locali, come medici di base e dipartimenti di prevenzione, sono diventati le voci più ascoltate”.
Quanto dura la campagna vaccinale contro l’influenza?
“L’ideale è iniziare a ottobre e terminare entro dicembre. La campagna effettiva, in ogni caso, comincia nel momento in cui arrivano i vaccini: in Puglia abbiamo ricevuto un primo 40% della fornitura il 19 ottobre, un secondo 40% il 3 novembre e il restante 20% il 10 novembre. L’importante è effettuare le vaccinazioni entro Natale, per farsi trovare pronti dall’ondata influenzale, che di solito non arriva prima di gennaio”.
Quali bisogni?
“Innanzitutto servono vaccini sempre più sicuri, efficaci e specifici in base alle esigenze della popolazione, quasi à la carte. Penso agli anziani innanzitutto: quest’anno per loro abbiamo sia il siero quadrivalente, che include anche il ceppo B, sia quello ad alto dosaggio, con più antigeni, ideale per sistemi immunitari meno efficienti”.
L’esperienza Covid che cosa ci ha insegnato per quanto riguarda la risposta ai bisogni?
“Abbiamo visto quanto sia importante il coinvolgimento di tutti gli attori, non solo centri vaccinali e medici di medicina generale. Per la somministrazione del vaccino anti-Covid sono state create delle reti, che hanno coinvolto medici specialisti, reparti ospedalieri e Rsa. Abbiamo anche imparato a organizzare la campagna vaccinale in sedi alternative, non solo negli ambulatori: hub, palazzetti, farmacie, camper. E ancora, serve una chiamata attiva alla vaccinazione: i cittadini vanno contattati, distribuendo questo compito tra Regione, Asl, centro vaccinale, medico di base, pediatra, medico specialista. Infine, il Covid ci ha mostrato che avere un’anagrafe vaccinale efficiente, aggiornata in tempo reale, è possibile: anche con la vaccinazione influenzale abbiamo bisogno di sapere subito che cosa sta succedendo, per poter apportare azioni correttive”.
Lei sottolinea l’importanza dell’innovazione vaccinale: che cos’è?
“Ci sono vari aspetti dell’innovazione. Innanzitutto quella organizzativa: abbiamo visto che è possibile avere luoghi e tempo diversi. Poi c’è quella tecnologica, che si occupa della ricerca di nuovi vaccini sempre più efficaci e personalizzati. Infine, c’è l’innovazione dal punto di vista scientifico, che si occupa per esempio di studiare la possibilità di co-somministrare il vaccino antinfluenzale e quello anti-Covid. Un’opzione importante, che permette di aumentare le coperture vaccinali perché semplifica l’aspetto organizzativo sia da parte degli enti che da parte dei cittadini. La speranza è che in futuro si possano avere vaccini combinati, come già l’esavalente per i bambini. Va studiata la possibilità di un unico siero contro Covid, influenza, pneumococco e zoster, per esempio”.
Foto in alto: Polina Tankilevitch da Pexels