“L’influenza è causa silente di complicanze gravi, ecco perché è importante proteggere gli anziani vaccinandoli”: Stefania Maggi, Dirigente di ricerca CNR, spiega a Startupitalia quali sono le scelte più appropriate in vista della stagione in arrivo
L’ondata di influenza invernale sta ormai per cominciare: nei giorni scorsi sono stati identificati i primi due casi in due bambini nel Nord Italia. In molti si chiedono: che cosa dobbiamo aspettarci quest’anno? E, soprattutto, come proteggere gli anziani, che sono le persone più a rischio? Startupitalia ne ha parlato con Stefania Maggi, Dirigente di ricerca CNR dell’Istituto di Neuroscienze, Sezione di Padova-Invecchiamento.
Professoressa, come sarà l’ondata influenzale di quest’anno?
“Difficile prevedere come sarà la prossima stagione influenzale: quella 2020-21 è stata caratterizzata da una bassa incidenza, in Italia come in molti altri paesi. I motivi di questa mancata epidemia sono da ascrivere a diversi fattori che hanno agito in sinergia. In parte può aver contribuito l’aumento della copertura vaccinale in tutta la popolazione rispetto agli anni precedenti, ma sicuramente un ruolo chiave è da attribuire alle stringenti misure di protezione individuale messe in campo per contrastare il Covid-19: mascherine, distanziamento sociale, frequente lavaggio delle mani, chiusura di scuole ed esercizi commerciali, misure restrittive nelle RSA e negli ospedali”.
Qual è stato l’effetto sugli anziani?
“Nell’anziano queste misure drastiche di contenimento, fondamentali e indiscutibili per la protezione virale, hanno avuto dei riflessi negativi in termini di salute fisica e mentale. Per questo la prevenzione, sia per Covid-19 che per influenza, deve continuare a basarsi principalmente sulla vaccinazione di massa, che può contare su vaccini sicuri ed efficaci anche nella popolazione anziana”.
Anziani e influenza: qual è la dimensione del problema?
“In Italia l’influenza colpisce ogni anno 5-6 milioni di cittadini e causa la morte di quasi diecimila persone, di cui il 90% di età superiore ai 65 anni. Sebbene sia un’infezione respiratoria acuta, le complicanze e le conseguenze possono essere molto gravi nell’anziano e portare all’esacerbazione di condizioni croniche sottostanti, all’aumentata suscettibilità a infezioni batteriche secondarie, al declino funzionale fisico e cognitivo, e ad un aumentato rischio di ospedalizzazione e di morte. In particolare, l’aumentata mortalità attribuita all’influenza è risultata associata a varie condizioni croniche, quali cardiopatie (aumento di 5 volte) e broncopneumopatie croniche (aumento di 12 volte)”.
Qual è l’efficacia dei vaccini per quanto riguarda la popolazione anziana?
“Con l’avanzare dell’età, la risposta immunitaria va incontro a un progressivo deterioramento (immunosenescenza), responsabile di una ridotta capacità di rispondere alle infezioni e alle vaccinazioni. Si è visto, comunque, che anche se l’efficacia dei vaccini è inferiore nel ridurre l’incidenza dell’influenza, gli anziani vaccinati, qualora sviluppino la malattia, hanno forme influenzali meno severe, con tassi inferiori di ospedalizzazione e di mortalità rispetto ai non-vaccinati. Inoltre, strategie vaccinali, quali l’uso di adiuvanti o i vaccini ad alto dosaggio di antigene, sono in grado di aumentare la loro efficacia nella popolazione anziana. In uno studio comparativo randomizzato e controllato in 823 residenze per anziani, il vaccino ad alto dosaggio ha dimostrato un 20,9% di riduzione dei ricoveri ospedalieri per polmonite ed un 12,7% di riduzione dei ricoveri ospedalieri per malattia respiratoria nei residenti vaccinati con vaccino ad alto dosaggio in confronto a quelli vaccinati con dose standard. Quindi, abbiamo vaccini efficaci, ma il problema resta la scarsa copertura vaccinale”.
A che livello è la copertura vaccinale nel nostro Paese?
“Nonostante in Italia sia stato registrato un progressivo aumento della copertura negli ultimi anni, che si è attestata al 65% nell’ultima stagione, restiamo ben al di sotto del target di copertura raccomandati dall’OMS, che sono il 75% come obiettivo minimo perseguibile e il 95% come obiettivo ottimale negli ultrasessantacinquenni e nei gruppi a rischio”.
Vaccini contro il Covid e contro l’influenza: in molti si chiedono se possano esserci interazioni.
“Nessuna interazione negativa è stata evidenziata tra i vaccini contro il covid-19 e contro l’influenza, anzi la co-somministrazione dei due vaccini è raccomandata dalle principali autorità di Salute Pubblica internazionali e nazionali in diversi paesi, inclusa l’Italia. Dati preliminari sulla co-somministrazione del vaccino antinfluenzale quadrivalente ad alto dosaggio con la terza dose di vaccino anti-COVID19 mRNA, dimostrano che è sicura, ben tollerata e con adeguata risposta anticorpale pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente”.
Quali sono allora le raccomandazioni per proteggere gli anziani?
“Vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di SARS-CoV-2, il Ministero della Salute raccomanda anche di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre e di offrirla gratuitamente ai cittadini di 60+ anni di età. La vaccinazione antinfluenzale, oltre a ridurre il rischio personale di malattia e di complicanze, permette una semplificazione della diagnosi e della gestione dei casi sospetti a causa della sintomatologia sovrapponibile con il Covid-19 ed offre una protezione in più per il Coronavirus, in quanto un soggetto già indebolito dall’influenza potrebbe riscontrare conseguenze più serie nel contrarre successivamente il Covid-19”.