Hanno vinto uno dei premi di Lazio Innovatore e sono uno spin-off di successo dell’Istituto Superiore di Sanità. Carlos Dominguez Reali, uno dei soci fondatori, racconta la storia di Cardionica e i prodotti che porterà sul mercato nel 2017: my-press, my-heart e (forse) my-pill.
Sono in sette. Quattro sono ricercatori all’Istituto superiore di sanità di Roma: Eugenio Mattei, ingegnere medico, Federica Censi, ingegnere elettronico, Giovanni Calcagnini e Michele Triventi, ingegnere elettronico. Uno, Carlos Dominguez Reali, che è un ingegnere meccanico biomedico, nel 2004 lascia l’Istituto per aprire la sua società di consulenza (specializzata in marcature di dispositivi medici). Poi ci sono Anna Margaritelli, commercialista, e Claudio Orlandi, avvocato. Assieme hanno fondato nel 2014 Cardionica, spin off supportato (e non partecipato) dall’Istituto superiore di sanità che ha vinto la categoria “Best Social Innovation Project” del premio Lazio Innovatore.
L’intervista a Cardionica
Cosa sono riusciti a creare assieme questi “magnifici sette” ce lo spiega Carlos Dominguez Reali, in qualità di responsabile marketing dell’azienda.
Quando inizia il vostro percorso?
«L’opportunità di rendere visibili anni di ricerca è arrivata nel 2012, in occasione del concorso promosso da ItaliaCamp “La tua idea per il Paese” che ci ha visto tra i team vincitori con un progetto di innovazione tecnologica in ambito sanitario: un cerotto elettronico per il monitoraggio e la diagnosi di patologie cardiache. Il premio ci offrì una consulenza per partecipare a un bando regionale per la creazione di startup, con cui abbiamo avuto un finanziamento di 80mila euro a fondo perduto e il supporto di esperti che ci hanno aiutato a fare un mestiere che non conoscevamo: sviluppare un business plan e comprendere come brevettare le nostre “scoperte”. A settembre 2014, è nata Cardionica srl».
Dal 2014 al 2016 cosa è successo?
«Abbiamo messo a punto – e gran parte del merito lo ha Federica (ndr: l’innovazione è anche donna!) – l’algoritmo che è alla base dei nostri prototipi e individuato un hardware ovvero dei chip di ultimissima generazione in grado di captare con la massima precisione i segnali elettrici. Dall’unione di hardware e software, sono stati creati due prodotti: my-press, una “basetta” elettronica per l’automisurazione della pressione arteriosa che, attraverso una connessione dati, invia i risultati a un server remoto, dove sono memorizzati. Settanta my-press saranno oggetto di una sperimentazione clinica presso la Fondazione Santa Lucia a Roma.
Poi c’è my-heart, con cui abbiamo vinto il premio Lazio Innovatore:
«È un cerotto elettronico, con 3 led di colore verde, giallo e rosso, da applicare sul petto o sul fianco, che rileva le fibrillazioni cardiache atriali, diffuse nella popolazione di 65 anni e molto pericolose perché silenti e causa di ictus. My-heart registra il tracciato ecg e, grazie all’algoritmo, rileva con la massima precisione la presenza o meno di una fibrillazione atriale, restituendo il risultato in modo molto semplice: se il led diventa rosso, bisogna andare dal medico, se giallo, è consigliabile ripetere la rilevazione, se verde, è tutto ok. Anche in questo caso, i risultati sono inviati e memorizzati su un server remoto».
Quali sono i vantaggi dei dispositivi Cardionica e cosa li differenzia dalle altre soluzioni e-health, come per esempio le app sugli smartphone?
«Siamo partiti da una considerazione: la rilevazione delle patologie cardiache riguardano principalmente una fascia di popolazione che non ha grande familiarità con le tecnologie e i dispositivi mobile. Abbiamo quindi sviluppato delle soluzioni user friendly e che limitino l’interazione umana, spesso causa di errori, garantendo la massima precisione nei risultati e un monitoraggio costante, cosa che per esempio non può fare l’holter, attivo nell’arco delle 12/24 ore. Le app degli smartphone non sono un nostro competitor, visto che non possono essere considerate dispositivi per la diagnosi e che sono prive della marcatura Ce, sinonimo di sicurezza ed efficacia. C’è poi un altro aspetto da considerare che riguarda il rapporto tra medico e paziente: il medico, collegandosi al server che raccoglie i dati, avrà un quadro completo della patologia, individuando la cura più appropriata. Il paziente non dovrà più fare dei controlli frequenti nelle strutture sanitarie, con un risparmio per le sue tasche, perché il suo stato di salute sarà monitorato dai dispositivi che indossa, sentendosi più tranquillo. Questo implica anche un notevole risparmio di risorse economiche per il Servizio sanitario nazionale, in termini di ambulanze, ambulatori, trasferimenti di pazienti che necessitino di consulenza specialistica, limitandoli a quei casi che richiedano cure chirurgiche».
Quali sono i clienti che rappresentano il business di Cardionica?
«Purtroppo nel settore medicale non si può fare business con lo Stato, perché le lungaggini burocratiche – le abbiamo “testate” anche nella costituzione dello spin-off che è nato da un ente pubblico – rappresentano un ostacolo nelle tempistiche e, nella sanità, è fondamentale offrire delle soluzioni rapidamente. Ci rivolgeremo al privato, continuando ad essere aperti al mondo pubblico della ricerca, perché il confronto con la comunità scientifica è fondamentale per raggiungere risultati sempre migliori».
My-press e my-heart sono attualmente dei prototipi. Quand’è che saranno sul mercato e qual è il futuro di Cardionica?
«Chiuderemo a breve le fasi di sperimentazione dei dispositivi, prevedendo di essere sul mercato nel 2017. Intanto stiamo lavorando anche all’anello mancante: my-pill per rilevare se il farmaco è stato assunto o meno. Attualmente si configura come un blister che dialoga con il sistema quando la pillola viene staccata ma, dato che non significa sia stata necessariamente presa, stiamo lavorando per sviluppare un sensore da inserire all’interno del farmaco. Per il futuro di Cardionica, immaginiamo di creare una “valigetta della salute”, che contenga my-press, my-hearth e my-pill e sia in grado di dialogare e trasferire dati al server».
E mentre il team di “cardionici” continua a lavorare, tra le varie telefonate ai fornitori di sistemi Gsm, c’è già un colosso della telefonia mobile che ha manifestato tutto l’interesse a far parte del futuro di Cardionica.