Il concetto alla base del ROG Zephyrus di ASUS è sempre stato interessante: prendere un hardware di livello medio-alto e infilarlo in uno chassis che si differenzia in modo significativo dal form factor medio del settore gaming. ASUS ha elaborato questo concetto ormai qualche anno fa, in concomitanza con il successo della piattaforma Zen di AMD.
Una circostanza fortunata, che ha visto consolidarsi il sodalizio negli anni successivi: che ora vede di fatto ASUS, per prima, portare sul mercato la nuova generazione di processori Ryzen con core Zen di quinta generazione. Mettere alla prova questo laptop, lo Zephyrus G16 2024, significa quindi anche mettere le mani sul nuovo Ryzen AI 9 HX 370: anche per comprendere cosa significhi quella “AI” nel nome del processore AMD. Per cercare di capire chi può essere l’utente giusto per un laptop così.
Uno Zephyrus completo
All’inizio della sua carriera, il progetto alla base dello Zephyrus era semplice: aggiungere alla linea ROG un prodotto con un formato più compatto ma che allo stesso tempo fosse in grado di garantire performance adeguate per il comparto. Un’idea che ha funzionato: dimensioni e spessore ridotti in un laptop da 14 pollici, qualche compromesso in termini di potenza (intesa come profilo di consumo assegnato alla combinazione CPU+GPU), ma con un risultato sorprendente in termini di rapporto peso-potenza.
A quel punto, in casa ASUS qualcuno si deve essere detto: perché non provare a replicare la stessa formula, ma in grande? La nascita della versione da 16 pollici, un paio d’anni or sono, ha reso possibile sperimentare questa possibilità: alla prova oggi abbiamo la versione 2024 proprio da 16 pollici, che ha cambiato parecchio nello stile. Non nella sostanza.
Abbandonato il design chiassoso in stile “anime matrix”, che era caratterizzato da un complesso reticolo di LED sul coperchio, il nuovo Zephyrus 2024 è più elegante e discreto: pur conservando una striscia di luci personalizzabile sulla cover. Non cambiano invece le scelte in fatto di I/O: per mantenere lo spessore ridotto, neppure questa volta trova spazio una porta di rete Ethernet (che per il gaming e i creator potrebbe essere utile).
Ma non manca una buona disponibilità di USB: nello specifico parliamo di USB 3.2 Gen 2 (due sono in formato tipo A, una in formato tipo C con tanto di supporto a DisplayPort e PD), più un’altra USB 4 anch’essa in formato type-C (e con DisplayPort e PD inclusi). Alle quattro USB si somma anche una HDMI 2.1 e un jack da 3,5mm per l’audio: più curiosa la scelta di montare un lettore di schede SD (SD Express 7.0), con evidente l’intenzione di affascinare una categoria specifica di utenti.
Aprendo il coperchio e accendendo questo ROG Zephyrus G16, infatti, si nota subito anche la scelta fatta per lo schermo installato: un OLED 2.5K (2560×1600) con un rapporto di forma 16:10 insolito per il gaming e soprattutto con una copertura del 100% dello spazio colore DCI-P3. Se siete creator o comunque vi occupate di foto e video, questo laptop potrebbe fare al caso vostro: ricorda tantissimo un MacBook Pro, e il fatto che nasca per giocare non dovrebbe scoraggiarvi (sono moltissimi i laptop gaming adatti alla creazione dei contenuti).
Non parliamo di uno schermo già perfetto per fare da riferimento nelle produzioni: ma comunque il risultato è più che buono appena uscito dalla confezione, con il vantaggio di essere anche più efficiente in termini di consumi grazie al contrasto garantito dalla tecnologia OLED (i pixel che non servono vengono spenti: il nero è perfetto e il display consuma meno, potendo anche regolare la luminosità su valori mediamente inferiori rispetto alle tecnologie tradizionali).
Altra scelta inusuale è la decisione di sacrificare il tastierino numerico, quasi sempre presente sui laptop da 15 pollici in su, così da assomigliare sempre di più allo schema di un MacBook: tastiera centrata nello chassis, con appena sotto un trackpad di dimensioni più che generose e affiancata da due altoparlanti altrettanto simili a quelli di un notebook Apple. Naturalmente ci sono delle differenze: a cominciare da un ordine di tasti in più, tipici dei ROG, con quattro scorciatoie dedicate a volume, microfono e richiamo di Armory Crate (app ASUS dedicata alla personalizzazione delle funzioni del laptop).
La tastiera del ROG Zephyrus è anche retroilluminata con LED RGB, così da garantire l’effetto scenografico: la corsa degli switch è buona e restituisce un buon feedback in scrittura, così come molto scorrevole è la superficie del trackpad. Il tasto di accensione non dispone di rilevatore di impronte, visto che ASUS per garantire la compatibilità con Windows Hello ha preferito integrare una camera infrarossi per il riconoscimento facciale nella parte alta della cornice (ridotta) dello schermo – oltre alla consueta webcam 1080p.
Il mistero dell’intelligenza artificiale
Il punto che ci interessa davvero, in ogni caso, non è tanto come appare il nuovo ROG bensì come si comporta: c’era molta attesa per la quinta generazione della piattaforma Zen di AMD, annunciata ufficialmente solo pochi mesi fa e finita nei primi prodotti già al Computex. Di solito trascorre più tempo tra l’annuncio e l’effettiva disponibilità dei primi sample, ma questa volta il processo è stato rapido: talmente rapido che, a onor del vero, non possiamo affermare oggi di essere in grado di valutare l’effettiva qualità della NPU inserita nel Ryzen AI HX 370 a bordo di questo Zephyrus.
Sulla carta il processore AMD è il più interessante sulla piazza Windows: nelle specifiche ufficiali supera i SoC ARM sviluppati da Qualcomm per la piattaforma Windows, supera anche gli attuali e probabilmente prossimi processori equivalenti di casa Intel. Parliamo di 50 TOPS di potenza a disposizione nella NPU, valore che dice poco o niente visto che al momento non abbiamo notizia di particolari software ottimizzati in questo senso (e non c’è ancora una solida base storica di test e benchmark per valutare le prestazioni).
Quello che sta succedendo è analogo a quanto successo a bordo degli smartphone, pochi anni or sono: nel momento in cui una parola diventa la chiave del marketing, in questo caso “AI”, tutti si spingono a decantare le qualità che il proprio prodotto è in grado di vantare in questo senso. L’effetto più evidente sugli smartphone fu, ed è ancora oggi, l’elaborazione delle immagini: il controllo end-to-end della singola piattaforma (il modello di cellulare in questione) permette alle aziende di sviluppare software di elaborazione che sfruttano le capacità di una Neural Process Unit (NPU), così da migliorare l’efficienza energetica e velocizzare alcuni processi.
In altre parole: si possono applicare elaborazioni più avanzate alle immagini riprese, consumando meno e fornendo risultati migliori. Uno degli esempi più comuni riguarda lo sfocato sullo sfondo inserito artificialmente detto “bokeh” (visto che le ottiche degli smartphone non consentono di ottenerne uno reale), o la capacità di un software di identificare un oggetto, ritagliarlo ed eliminarlo dall’immagine senza che ne resti alcuna traccia (pensate a un passante finito per caso in una foto, rovinando l’atmosfera dello scatto).
Allo stesso modo, nel mondo PC si verificherà gradualmente lo stesso processo: lo stiamo già vedendo a bordo dei Mac, dove Apple ottimizza alcuni software per sfruttare le capacità particolari dei chip M da lei stessa prodotti e lo stesso fanno sviluppatori terzi che approfittano delle qualità di quella piattaforma. Poco o niente c’entrano, almeno in questa fase, le varie AI di cui si sente tanto parlare in giro: CoPilot, ChatGPT, Gemini e tutte le altre non utilizzano il processore del nostro PC per funzionare, bensì fanno leva sulla potenza incalcolabile di enormi datacenter su cui si appoggiano.
Il fatto che sulla tastiera del nuovo Zephyrus G16 faccia capolino un tasto CoPilot, che altro non è che una scorciatoia per richiamare l’app pre-installata, non cambia la sostanza di quello che il nuovo processore AMD può fare per l’utente: ovvero, offrire una performance interessante con un profilo termico tutto sommato improntato all’efficienza.
Come va lo Zephyrus G16
Senza dilungarsi troppo sulla piattaforma AMD Zen 5, argomento che richiederebbe una trattazione separata e piuttosto estesa, diciamo che ciò che l’azienda originaria di Sunnyvale ha messo sul piatto è una importante evoluzione della propria architettura. Il processo produttivo è rimasto basato su una tecnologia 4nm FinFET, ma ciò che gli ingegneri agli ordini del Dott. Lisa Su hanno fatto è stato garantire maggiore efficienza energetica e allo stesso tempo un miglioramento delle performance grazie a una rivisitazione sostanziale del design (e di come questo influenzi le capacità di previsione e computazione).
Zen 5 è più potente ma consuma meno, anche grazie alla compresenza nel SoC di core dedicati alla potenza pura (Zen 5) e altri meno energivori per i compiti più semplici (Zen 5c). A questo si unisce una nuova GPU integrata che non farebbe rimpiangere una GPU discreta di fascia bassa e un generale miglioramento nella gestione della memoria (cache locale e LPDRR5 di sistema).
Per questo c’è da attendersi un miglioramento delle performance della piattaforma scelta per lo Zephyrus di circa il 10% complessivo, in condizioni ideali: a cui unire le qualità della GPU Nvidia RTX 4700 con 8GB di memoria dedicata sulla configurazione in prova. Il risultato è decisamente interessante: nella vita di tutti i giorni, ovvero usando il ROG per navigare e lavorare, il laptop è reattivo e silenzioso. Il sistema di raffreddamento è inudibile in queste condizioni di basso carico, e l’autonomia decisamente buona (anche in virtù del fatto che il sistema, di default, spegne la GPU Nvidia quando non serve).
Lo schermo, nonostante sia lucido, rimane visibile in quasi tutte le condizioni: come computer di lavoro, se non gli chiedete troppo in termini di performance, lo Zephyrus G16 si comporta una spanna meglio delle classiche macchine da ufficio e con un’autonomia adeguata per un laptop gaming (difficile forse farci una giornata lontano dalla presa, ma senza spremerlo si tirano fuori fino a 4-5 ore senza problemi).
Tutto cambia, invece, quando entrano in campo i megahertz di processore e scheda grafica: in quel caso la ventola arriva velocemente a circa 6.000RPM (valore massimo) e si fa sentire, anche se va detto che il flusso d’aria sta ben lontano dalle mani che magari stanno ai lati del laptop impugnando il mouse. Molto significativo il riscaldamento dello chassis: nella zona alta della vasca della tastiera diventa davvero caldo, tanto che in alcuni casi dopo qualche tempo può essere sgradevole persino regolare il volume con gli appositi tasti.
Le performance sono interessanti, ottimi i risultati giocando ai vari Call of Duty, Baldur’s Gate 3, Forza Horizon 5: in nessun caso si scende sotto i 60fps, con i settaggi regolati al massimo CoD viaggia serenamente attorno ai 100fps, Forza Horizon attorno i 70fps e BG3 veleggia oltre i 150fps (con qualche “crollo” sotto i 50, per quest’ultimo, quando la scena è molto complessa). Il tutto a risoluzione nativa dello schermo, segno che scendendo a 1080p non ci dovrebbe essere titolo che non sia alla portata di questo ROG Zephyrus G16.
La scelta, infine, di adottare una combinazione AMD+Nvidia garantisce piena compatibilità anche con tutti i software dedicati alla creatività: DaVinci Resolve gira alla grande, consentendo di gestire un complesso progetto 1080p senza esitazioni e probabilmente anche di lavorare a 4K senza troppi problemi. Idem dicasi per altre app di questo tipo: ritocco immagini, grafica, viene il dubbio che questo Zephyrus sia forse più votato a questo tipo di utilizzo, anche se in famiglia c’è la linea ProArt fatta apposta e che monta anche uno schermo con risoluzione superiore.
Pro e contro del ROG Zephyrus G16
Siete in cerca di un nuovo laptop, avete voglia di un prodotto in grado di tenere testa a qualsiasi tipo di compito possiate sottoporgli nel corso della vostra giornata lavorativa e volete anche avere l’opportunità di giocarci: la linea ROG Zephyrus è stata messa in campo da ASUS esattamente per voi.
Parliamo di laptop che non sembrano alberi di natale, che non pesano una tonnellata nello zaino, che fanno bella mostra di sé su qualsiasi scrivania: questo significa spessore ridotto, peso ridotto, ovviamente sempre rispetto alla media del gaming. Il paragone più calzante del formato di questo notebook è realmente il MacBook Pro: la somiglianza e l’ispirazione sono più che evidenti, anche se lo Zephyrus mantiene la propria personalità grazie a linee più spigolose e soprattutto grazie a una dotazione di porte I/O decisamente più variegata.
A favore del modello ROG 2024 gioca senza dubbio l’estetica rivista, per essere meno estrema e più elegante, così come la scelta di montare uno schermo OLED: è un po’ la ciliegina sulla torta di una scheda tecnica che mai come nel caso della configurazione provata pare equilibrata, e in cui si sente paradossalmente solo la mancanza di qualcosa di più per la scheda grafica.
Mettere sulla scrivania uno Zephyrus G16 edizione 2024 significa comunque mettere sulla scrivania un prodotto con un certo respiro: è in grado di regalare parecchie soddisfazioni, in particolare a chi punta a svolgere lavori creativi con questo laptop e che intende giocare senza necessariamente dover ambire a piazzare sempre le impostazioni della grafica al massimo in tutti i titoli (specie quelli più recenti). I compromessi fatti per il design, tuttavia, penalizzano un po’ le performance: in particolare la dissipazione, meno spessore equivale a un sistema di raffreddamento più compatto e il laptop si scalda un bel pò.
A dirla tutta, un paio di compromessi stanno davvero un po’ stretti su questo Zephyrus. Per essere precisi, assomiglia tanto al fratellastro ProArt che spinge quasi a domandarsi perché dovremmo optare per il ROG. L’altro notebook ha infatti uno schermo a risoluzione superiore, ha esattamente lo stesso profilo energetico (quanta energia si può spremere da CPU+GPU) e ha qualche particolare più accattivante per chi fa il creatore di contenuti.
Il ROG ha un refresh rate dello schermo (240Hz) e una risoluzione nativa del display più sensata per il gaming: diciamo che lo Zephyrus fa dei compromessi, di nuovo questa parola, che meglio si sposano con l’idea di un laptop da gioco rispetto al ProArt. Ma, ciò nonostante, questo formato da 16 pollici non è il più azzeccato per la linea Zephyrus: il 14 pollici sembra più intrigante come soluzione, così da avere un gaming laptop veramente compatto che però purtroppo deve accontentarsi della vecchia piattaforma Zen 4 (a parere di chi scrive, ai fini pratici non si vedranno particolari differenze: certo, servirebbe testarlo approfonditamente per accertarsene).
In ogni caso, il nuovo ROG Zephyrus G16 in edizione 2024 esce promosso dalla prova: ASUS ha interpretato a modo suo il concetto di portatile per il gaming, lo fa ormai da qualche anno e sta seguendo un percorso coerente. Le prestazioni sono adeguate alla fascia di prezzo in cui questo laptop è stato posizionato: ci vogliono 2.899 euro per la versione provata (Ryzen AI 9 HX 370 + RTX 4070), che tutto considerato sono in linea con la scheda tecnica che vede la presenza di un display OLED a bordo.
Tutto sta a comprendere chi dovrebbe prendere in considerazione uno Zephyrus G16 con processore AMD: certo, si gioca bene a praticamente qualsiasi titolo a disposizione (FPS, MMO, 4X: scegliete la vostra condanna), ma si lavora anche meglio a montaggio audiovideo e grafica (e il marketing di ASUS, come dimostra il video qui sopra, sembra spingere proprio in quella direzione). Si tratta di un prodotto che fa della flessibilità d’uso e della sua capacità di adattarsi il suo punto forte: ma pare davvero più una macchina da creator che da gamer, pur essendo in grado di soddisfare entrambe le categorie.