Baykar è una società tecnologica fondata nel 1986. I suoi UAV sono presenti anche in Ucraina per contrastare l’esercito russo
L’Arabia Saudita ha scelto di acquistare droni militari dalla Turchia in quello che per Ankara è il più importante contratto della Difesa di sempre. Almeno è così che le parti lo hanno descritto dal momento che sulla stampa non sono circolate cifre ufficiali di questa operazione. In questi giorni il presidente turco Erdogan è in tour tra diversi Paesi arabi e la sua tappa in Arabia Saudita ha segnato questo importante accordo tra il ministero della difesa di Riad e l’azienda tecnologica turca Baykar. Specializzata in droni, la società è stata fondata nel 1986 ed è leader nel campo degli UAV (Unmanned aerial vehicle) e dell’intelligenza artificiale. L’azienda ha tra i suoi vertici anche uno dei generi di Erdogan.
Si è parlato diverse volte negli ultimi tempi di Baykar, dal momento che ha venduto i propri droni a diversi Paesi, dove vengono utilizzati per scopi bellici. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, Kiev si è rifornita anche da questa società turca aggiungendo al proprio esercito una tecnologia in grado di rispondere alla controffensiva russa in maniera efficace. I droni di Baykar sono presenti poi in Libia e in Azerbaijan. Sul giro d’affari della drone economy qui trovate i numeri più aggiornati limitati però al contesto italiano, dove la tecnologia è utilizzata perlopiù in ambito agritech, sanitario e per il monitoraggio.
L’incontro tra Erdogan e Bin Salman è importante dal punto di vista geopolitico, soprattutto per la Turchia che, dopo le elezioni vinte di nuovo dal presidente in carica, naviga in pessime acque economiche con una moneta nazionale che continua a indebolirsi. Bin Salman è d’altra parte un politico che sta traghettando il suo paese verso un nuovo modello di sviluppo – tra investimenti miliardari nel calcio, nei videogiochi e nella tecnologia in generale. Non si può tuttavia tacere che sullo sfondo di questo incontro restano il silenzio e l’omertà dell’omicidio di Jamal Khashoggi, giornalista saudita del Washington Post assassinato nel 2018 nel consolato saudita di Istanbul. Gli indizi puntano a Bin Salman come mandante. L’Occidente nel frattempo continua a denunciare le violazioni dei diritti civili e umani perpetrati da Riad.