Negli USA 747. E in Europa?
Ogni giorno una persona, in media, controlla il cellulare 150 volte. A calcolarlo è stata la regista Eva Orner, che ha realizzato un documentario focalizzato proprio sul rapporto tra gli umani e la tecnologia mobile. Potrebbe sembrarvi tanto, ma i dati di uno studio condotto dall’Irish Council for Civil Liberties aiutano ad allargare lo sguardo, per capire quante volte è il cellulare a controllare noi. Informazioni sulla nostra posizione geolocalizzata, sulle nostre attività online, sui like o cuoricini che mettiamo a post e foto, sul tempo che trascorriamo su uno dei tantissimi video di TikTok. La mole di dati è sterminata. Secondo la ricerca, ogni giorno, i dati dei cittadini europei vengono condivisi dalle Big Tech 346 volte con aziende a fini pubblicitari. E questo vale per il vecchio continente. Se ci spostiamo negli Stati Uniti, la cifra quasi raddoppia: 747.
“L’RTB (il Real Time Bidding è un protocollo software davvero efficace per la raccolta di dati, ndr) è la più grande violazione di dati mai registrata – ha commentato la ICCL -. Traccia e condivide ciò che le persone vedono online e la loro posizione nel mondo reale 294 miliardi di volte negli Stati Uniti e 197 miliardi di volte in Europa ogni giorno”. Non è la prima volta che gli utenti – meglio, i cittadini – vengono a conoscenza di come e quanto le Big Tech utilizzino i loro dati (pensate soltanto allo scandalo di Cambridge Analytica). Gli esperti hanno spiegato che questo rappresenta il prezzo per servizi efficienti e soprattutto gratuiti che società come Google, Facebook e molte altre ci forniscono ogni giorno.
The Biggest Data Breach è il titolo dello studio – lo trovate a questo link – che fa di nuovo luce su uno dei temi più delicati per quanto riguarda la nostra permanenza online e le attività delle Big Tech. Se guardiamo agli USA sono quasi 5mila le società alle quali Google concede dati grazie all’RTB. “I dati privati degli utenti europei e statunitensi vengono inviati a società di tutto il mondo – spiega l’organizzazione – comprese Russia e Cina, senza che sia possibile controllare cosa ne venga fatto”.
Su Gizmodo viene spiegata la tecnologia alla base dell’RTB:
“L’RTB è il processo che gli inserzionisti utilizzano per fare offerte sugli spazi pubblicitari di una pagina, in stile asta. Ogni volta che si carica una pagina web, c’è un intervallo di circa 200 millisecondi in cui la pagina web condivide dati su di voi e sul vostro browser. Gli inserzionisti offrono un importo in dollari per indirizzare i loro annunci verso quel pacchetto di dati. Il miglior offerente si aggiudica lo slot e il suo annuncio appare all’utente. L’RTB avviene sul desktop, sul browser del cellulare, all’interno delle app o ovunque si trovino annunci pubblicitari”.
Alla base di questo meccanismo c’è tuttora una questione irrisolta e urgente legata alla consapevolezza degli utenti, al consenso che ormai diamo in automatico per utilizzare qualsiasi app, e al ruolo delle multinazionali tecnologiche.