Come ogni mercoledì ospitiamo Notizie dal futuro, la rubrica di Paola Pisano, professore associato di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Torino e già Ministro dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione. Un viaggio attorno al mondo su tecnologia, intelligenza artificiale ed ecosistemi hi-tech
Secondo i demografi, i bambini di cinque anni di oggi hanno più possibilità che mai di vivere fino a cento anni. Oggi la vita è concepita come un processo lineare in tre fasi: 20 anni di istruzione, 45 anni di lavoro e poi la pensione. È un modello che valuta gli studenti per il loro potenziale di diventare lavoratori, i lavoratori per il fatto di lavorare e i pensionati per niente. Ma quando si prevede di vivere decenni in più, andare in pensione a 65 anni non ha più senso: né dal punto di vista economico, né da quello sociale, né da quello personale.
Quali società lungimiranti potrebbero iniziare ad immaginare una trasformazione? Quando vivi fino a cent’anni con un processo di formazione che dura tutta una vita potrebbero essere inseriti anni di pausa per far avvicinare studentesse e studenti ad esperienze diverse. Lo stesso vale per il lavoro che, se durasse per 60 anni, dovrebbe diventare più flessibile, con interruzioni di carriera, lavoro part-time, periodi di pausa per crescere i figli o prendersi cura dei genitori, cambi di lavoro in fasi diverse della vita. Il periodo della pensione potrebbe comportare un lavoro part-time, tutoraggi o volontariato. Opportunità per essere produttivi e trascorrere tempo con persone di generazioni diverse, contribuendo ad eliminare “atteggiamenti ageisti”.
Dal 2019 l’America ha impedito ai fornitori americani di vendere a Huawei e all’azienda di comprare qualsiasi tecnologia statunitense per la produzione di chip. Nel 2021 i ricavi sono crollati e la multinazionale ha sospeso lo sviluppo di cellulari 5G. La Cina ha però concesso a Huawei sovvenzioni governative per quasi un miliardo di dollari e altri fondi da investire nella ricerca. Huawei sta lavorando insieme alla Shanghai Micro Electronics Equipment sulla tecnologia litografica strumento sofisticato per la produzione di chip oggi in mano all’azienda olandese ASML. Ce la faranno le aziende cinesi a fare a meno dell’America?
In Cina forse solo Huawei ha l’esperienza per poter collaborare alla costruzione di macchine litografiche senza componenti statunitensi. Il tempo dell’operazione potrebbe aggirarsi intorno ai tre anni. Se Huawei ce la facesse a sviluppare hardware alternativi a quelli americani, potrebbe accedere ad un mercato di prodotti e servizi di trasformazione digitale di 2,38 miliardi di dollari in Cina. L’incentivo non manca.
Sebbene l’uso dell’intelligenza artificiale per creare canzoni non sia una novità, negli ultimi mesi l’industria musicale è stata messa a dura prova dal numero di brani prodotti dall’AI che inondano le piattaforme. Boomy, lanciato due anni fa, consente agli utenti di scegliere vari stili per creare un brano generato dalla macchina. Gli utenti possono poi rilasciare la musica ai servizi di streaming, dove riceveranno i pagamenti dei diritti d’autore. Gli utenti di Boomy hanno creato più di 14 milioni di canzoni.
Spotistar.com, per 6 dollari, promuove la tua canzone con 1.000 ascolti “artificiali” in modo che ricopra posizioni più alte nella playlist di Spotify. Chi ci guadagnerà in tutto questo? I social o l’intelligenza artificiale? Universal Music Group ha inviato una lettera ai servizi di streaming chiedendo loro di limitare l’accesso dell’intelligenza artificiale generativa sulle loro piattaforme. Ma gli effetti sono stati temporanei e Boomy dopo un periodo di pausa, ha ripreso a inviare nuovi brani su Spotify. Questa settimana una canzone che utilizza l’intelligenza artificiale per imitare le voci di Drake e The Weeknd è diventata virale sulle piattaforme di streaming. Agli artisti non rimane che pagare.
Questa notizia è stata scritta grazie agli studenti e alle studentesse del corso di Governance e Disruptive technology dell’Università di Torino.
LinkedIn chiuderà in Cina tra tre mesi. Rimarrà una presenza per aiutare i gruppi locali ad assumere e formare i dipendenti fuori dal paese. InCareer, il nome del social in Cina, rappresenta una versione semplificata di LinkedIn senza feed per i social media e senza la possibilità di condividere post. La concorrenza di LinkedIn in Cina, la piattaforma cinese di reclutamento online Boss Zhipin e il sito di social networking Maimai, è molto agguerrita.
Linkedin ha annunciato che taglierà 716 posti a livello globale compresi i team di prodotto e di ingegneria in Cina. Il rischio di un mercato cinese sempre più chiuso è un pericolo reale per le imprese? Un ambiente normativo sempre più rigido contribuisce a rendere il mercato cinese più difficile per le aziende occidentali. Sembra che LinkedIn sia stato controllato dai funzionari cinesi perché permesse agli stranieri di comunicare con i dipendenti cinesi. Questo è un problema perché le autorità non possono tracciare le conversazioni.