La piattaforma anti-pirateria, Piracy Shield, ha colpito Google e YouTube. La mossa, completamente inaspettata, è iniziata con un ticket caricato sul sistema gestito dall’Agcom per combattere lo streaming illegale. Così il software anti-pezzotto ha bloccato uno dei domini fondamentali di Google Drive, il servizio di archiviazione e condivisione dati in cloud di Big G, e un dominio delle cache di YouTube. Ma come è accaduto esattamente?
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Come Piracy Shield ha bloccato Google
Impegnata nella caccia ai “furbetti del pezzotto”, Piracy Shield ha colpito due risorse essenziali che non hanno nulla a che vedere con la pirateria calcistica, il suo principale obiettivo. Il software ha, infatti, commesso un errore che porta alla luce il fatto che la piattaforma per combattere lo streaming illegale rischia anche di penalizzare siti legittimi e innocui. Stavolta, però, è finito nel mirino un colosso come Google, rendendo ancora più urgente la necessità di rivedere il sistema di segnalazione automatica. Così, per svariate ore, gli utenti non hanno più potuto accedere al dominio drive.usercontent.google.com, fondamentale per il funzionamento di Google Drive insieme a una delle cache di YouTube. Questo ha bloccato lo scaricamento di file archiviati sulla piattaforma.
La risposta del Codacons
Che cosa non ha funzionato nel software? Piracy Shield, nato con lo scopo di proteggere il copyright, può anche accidentalmente colpire i giganti del web. Il Codacons ha affermato: «Errore grave, in arrivo un esposto alla Procura della Repubblica di Roma». Era stato Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google in Italia, che dopo l’approvazione in Senato della piattaforma «anti pezzotto» aveva parlato del pericolo di «ingolfamento» del sistema. Una profezia che oggi suona, invece, come una realtà.