La piattaforma è scaricabile dall’App Store, ma non in Italia
Truth Social non è una delle piattaforme più note. E lo sarebbe ancor di meno se tra gli iscritti non ci fosse l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Lanciata nell’autunno del 2021 proprio dall’ex inquilino della Casa Bianca, l’app è disponibile finora sull’App Store (non in Italia), ma nelle ultime ore è arrivato il verdetto da parte di Google. La Big Tech ha annunciato che non distribuirà l’app sul Play Store per via di problemi legati alla moderazione dei contenuti pubblicati dagli utenti. La vicenda andava avanti da tempo, come ricostruito da Axios, secondo il quale l’entourage di Trump attendeva il via libera per poter sbarcare sui sistemi Android (il 44% degli smartphone negli Stati Uniti ha questo come sistema operativo).
“Il 19 agosto abbiamo notificato a Truth Social diverse violazioni delle politiche standard nell’attuale presentazione dell’app e abbiamo ribadito che la presenza di sistemi efficaci di moderazione dei contenuti generati dagli utenti è una condizione dei nostri termini di servizio per la pubblicazione di qualsiasi app su Google Play”. Questo è il comunicato che Alphabet, la holding che controlla Google, ha diffuso alla stampa. Su StartupItalia abbiamo seguito la vicenda, meglio, lo scontro tra Donald Trump e le piattaforme fin da quel drammatico 6 gennaio 2021.
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L’assalto a Capitol Hill da parte di centinaia di manifestanti pro Trump, poche settimane dopo la vittoria di Joe Biden alle Presidenziali, è stato l’evento che ha scatenato in blocco tutte le Big Tech, che hanno bandito il tycoon dalle loro piattaforme. Da Twitter a Facebook, passando per YouTube, l’ex presidente non ha più avuto accesso ai propri megafoni social (su Twitter aveva quasi 90 milioni di follower). Ecco un veloce ripasso di quei mesi: tra i primi a volerlo accogliere dopo i ban c’è stato Parler, social del free speech. Ma Trump ha preferito sondare altre strade, come un blog, Save America, di cui poco o nulla si è parlato. Truth Social è il punto di arrivo (finora), una piattaforma molto simile a Twitter, che però non è mai riuscita a decollare.
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Il tema del free speech è centrale nella propaganda di Donald Trump, che ormai da due anni anni si oppone alle Big Tech che, secondo lui, lo avrebbero censurato. Negli ultimi tempi Donald Trump ha però anche altre questioni da affrontare. Il Dipartimento di Giustizia americano ha infatti accusato i legali dell’ex presidente di aver ostacolato le indagini nascondendo documenti presidenziali, alcuni riservati, che l’FBI ritiene esser stati portati da Trump nella sua casa in Florida a Mar-a-Lago. A giugno c’era già stata una consegna di alcuni documenti, ma le autorità USA ritengono che altri siano stati nascosti. Nel frattempo negli Stati Uniti i sostenitori di Trump continuano a spingere per la sua candidatura alle Presidenziali del 2024.