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Gli strumenti un tempo appannaggio delle grandi aziende oggi sono disponibili per tutti. Pensare in grande si può, da subito, nella nuvola
Mettiamo il caso tu sia il team principal di una scuderia di F1: hai decine di megabyte di dati che piovono nel box ogni istante dalle vetture in gara, frutto dei sensori integrati a bordo. Hai i dati del meteo che si aggiornano in tempo reale. Hai milioni di fan che premono sui tuoi social per saperne di più sui tuoi piloti. Cosa fai? Se ti chiami Christian Horner, e sei a capo di Red Bull Racing, decidi di stringere un accordo con uno dei principali fornitori al mondo di servizi cloud: così nasce una nuova scuderia, la Oracle Red Bull Racing, che pone la tecnologia della Oracle Cloud Infrastructure (OCI) al centro di tutto quanto la squadra fa (in pista e fuori) per cercare di confermarsi campione di Formula 1. Ma non pensiate che quanto stiamo per raccontarvi sia un prodotto solo alla portata di grandi aziende: uno dei vantaggi del cloud è che può scalare facilmente, e che si adatta a ogni esigenza (e a ogni portafoglio).
Dalla F1 alla strada
L’esempio, affascinante, di Oracle Red Bull Racing è un ottimo modo per spiegare come funziona una infrastruttura basata sul cloud e come può essere impiegata da un’azienda. Naturalmente in F1 tutto è portato all’estremo: la quantità di dati da gestire, il tempo minimo di elaborazione, la quantità di persone che hanno bisogno di accedere in contemporanea allo stesso database dati per fornire tutti insieme un’analisi e una serie di predizioni o indicazioni in tempo reale sulla base di tutte le informazioni raccolte. In altre parole: le gare della massima competizione automobilistica si vincono anche badando ai dettagli; dunque, è indispensabile che tutti (al box e in fabbrica, a Milton Keynes) riescano a svolgere il proprio compito al meglio.
Ci sono molte cose che è possibile fare grazie alla tecnologia della Oracle Cloud Infrastructure (OCI): si possono simulare le condizioni del Gran Premio, o si può simulare il GP stesso inserendo alcune variabili ambientali che condizionino la gara, si può lavorare all’ottimizzazione delle performance del motore attingendo alla potenza computazionale della nuvola senza che un singolo ditale di benzina sia trasformato in cavalli e rombo dei pistoni. Una scelta dettata anche dalla necessità: l’introduzione dei limiti di spesa per i team impone un nuovo approccio, anche per lavorare allo sviluppo dei propulsori e delle vetture di questa e delle prossima generazione.
Tutto questo è possibile grazie alla infrastruttura Oracle, dicevamo: “Parliamo del frutto di anni di sviluppo – ci spiega Vincenzo Tricoci, Sales Engineering Manager Cloud di Oracle Italia – e ormai il cliente tende a dare quasi per scontata l’esistenza di questa tecnologia: oggi quel che fa davvero la differenza è la capacità di analizzare le informazioni, di creare un ordine nella moltitudine di dati strutturati e non strutturati che abbiamo a disposizione. Per ciascun problema cerchiamo di offrire una soluzione: abbiamo database specializzati in diverse applicazioni, abbiamo motori di analisi che ci permettono di essere efficaci con tutto, e la nostra architettura – ne abbiamo anche una basata su processori ARM – è potente e facilmente scalabile”.
Dal grande al piccolo
La questione ruota attorno a un concetto cardine, ci spiega sempre Tricoci: ciò che Oracle ha sviluppato per il mondo enterprise in 40 anni di storia, partendo dai grandi database fino alla più moderna infrastruttura cloud con strumenti di analisi ed elaborazione avanzati, oggi è disponibile per chiunque decida di scegliere OCI. “L’esempio perfetto è una startup con cui abbiamo collaborato – prosegue – che si occupa di ottimizzare i sistemi di climatizzazione dei grandi edifici: sono partiti direttamente a bordo dell’Oracle Cloud, hanno costruito il ‘sistema nervoso’ della loro azienda e del loro prodotto, e oggi possono farlo scalare. E possono farlo perché hanno puntato su un modello e una tecnologia che consente di farlo in modo semplice”.
Va da sé che ci possono essere moltissimi esempi di questo approccio: tutti hanno in comune, racconta Tricoci, alcuni aspetti relativi all’adozione di strumenti di sviluppo e scelte metodologiche votate all’efficienza e alla flessibilità. “Le grandi aziende possono decidere di replicare l’infrastruttura Oracle Cloud, sempre gestita da Oracle come cloud pubblico ma nel proprio datacenter (il cosiddetto “Cloud at Customer”), sfruttando un’impostazione ibrida che gestisce al meglio anche i requisiti normativi di residenza del dato – spiega a StartupItalia – Ma, allo stesso modo, si può decidere di sfruttare il cloud per creare una app nativa, o soltanto come strumento di ridondanza per il disaster recovery, o ancora magari per avviare un percorso di trasformazione digitale. Da parte nostra ci mettiamo, oltre alla tecnologia, anche una schiera di consulenti e personale specializzato, che ascolta le richieste del cliente e aggiunge un tocco umano per individuare quale sia davvero la soluzione migliore”.
Tecnologia di frontiera
Dunque c’è da valutare una grande mole di prodotti, tecnologie, strumenti a disposizione su OCI: di nuovo, parliamo di app e algoritmi che sono frutto di una continua evoluzione, basata sull’esperienza accumulata da Oracle grazie alla propria R&D, unita a quanto fa ogni giorno con i propri clienti. “Pensiamo che il nostro approccio ci ponga un passo avanti per quanto attiene le performance, la semplicità d’uso, e anche il rapporto tra prezzo e prestazioni: ma la vera sfida – aggiunge Tricoci – è riuscire a portare i benefici di questa tecnologia anche un piccolo imprenditore, a offrirgli tutte le prestazioni e la sicurezza di cui stiamo parlando. Senza costringerlo a immobilizzare enormi capitali per investire in una infrastruttura che non gli serve, con un team di specialisti decisamente più snello che in passato: non conta per noi la dimensione dell’azienda, purché sia un’azienda che vuole pensare in grande”.
La tecnologia di cui parliamo è tecnologia allo stato dell’arte: basti pensare alle soluzioni relative alla computer vision, integrate nel cloud di Oracle sotto forma di API e algoritmi già accessibili dall’utente e che possono essere impiegati anche per effettuare studi e diagnosi avanzate. Viene impiegata già all’estero, come nel caso dell’australiano Children’s’ Medical Research Institute (CMRI) che sfrutta questo tipo di tecnologia per la ricerca sui tumori infantili: ma pure in Italia, dove è stata attivata una collaborazione con l’Università Federico II di Napoli per migliorare la qualità della diagnosi e del trattamento clinico sfruttando le capacità del cloud. La telemedicina è un tema caldissimo, un settore che prima di altri vedrà una vera e propria evoluzione decisiva nella qualità e nella qualità del trattamento sanitario riservato ai pazienti grazie alla tecnologia.
Tutto questo, dicevamo, è accessibile a qualsiasi livello: un piccolo laboratorio di ricerca ha a disposizione gli stessi strumenti di un grande istituto clinico, e la possibilità di attingere a quella stessa tecnologia mette chiunque in condizione di far compiere al proprio lavoro un salto in avanti. “L’obiettivo è rendere sempre più democratico l’accesso a queste tecnologie – conclude Tricoci – Si tratta di infrastrutture sempre più importanti, che offrono potenze di calcolo crescenti ma che ciascuno può decidere di sfruttare a seconda delle proprie esigenze e della dimensione del proprio budget. In più si godrà di una sicurezza di accesso e di conservazione del dato di livello enterprise: che tu sia una grande azienda o una piccola startup, su Oracle Cloud Infrastructure non fa differenza. La qualità complessiva del servizio resta la stessa”.